PROCESSO DIAZ - La sentenza
13.2 Ricostruzione dei fatti > > > > > > > > > | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 |
Decisione di intervenire presso la scuola Diaz
Riferisce in proposito il teste Colucci, all’epoca Questore di Genova:
“La sera mentre ero in ufficio insieme ad Andreassi, La Barbera, Gratteri, Murgolo e mi pare Luperi, giunsero il dr. Caldarozzi ed il dr. Di Bernardini che dissero di essere stati aggrediti con un lancio di sassi durante il passaggio della pattuglia davanti al complesso scolastico Diaz.
Ci si chiese che cosa fare e così venne incaricato il dr. Mortola di recarsi sul posto per verificare la situazione al fine di decidere se intervenire. Il dr. Mortola si recò sul posto in motocicletta, passando davanti all’edificio e al suo ritorno disse che sul posto vi era una situazione pesante: persone vestite di nero e con aspetto poco raccomandabile ed aggressivo. Il dr. Mortola su mia indicazione telefonò anche a Kovac, che era il referente del GSF a cui il Comune aveva affidato la struttura scolastica; Kovac disse telefonicamente che avevano abbandonato quella sede perché era iniziato il deflusso e che non sapeva chi vi fosse entrato. Ciò Kovac disse telefonicamente al dr. Mortola, che mentre parlava al telefono ripeteva a voce alta in mia presenza.
Proprio in base a tale risposta si decise l’intervento. Se Kovac ci avesse detto che la scuola era ancora a loro disposizione non saremmo intervenuti, perché sarebbe stato un atto politicamente controproducente.
Nessuno espresse perplessità se non il dr. Mortola che temeva le conseguenze dell’operazione, anche tenuto presente che ormai la manifestazione era terminata. Io gli dissi che in quella situazione avremmo comunque dovuto procedere.
Nella riunione si decise quindi in pieno accordo di intervenire per identificare gli aggressori e l’eventuale presenza di armi e quindi di effettuare una perquisizione. Gli aggrediti erano quelli che spingevano di più per intervenire. Certamente ero piuttosto condizionato dalla presenza dei vertici della polizia; capii che l’intervento era ben gradito, che vi erano in effetti gli elementi per disporlo e così venne deciso. Anch’io ero convinto comunque della necessità di intervenire”.
Tale riunione viene descritta in termini simili anche dai testi Andreassi [12] e Costantino [13]
Il teste Kovac coordinatore del GSF, ha confermato di aver ricevuto verso le 21,30 - 22 una telefonata dal dr. Mortola, ma ha negato di aver detto che la situazione all’interno della Pertini non fosse più sotto controllo [14].
Va in proposito osservato peraltro, che se anche il Kovac avesse in effetti espresso qualche riserva circa le persone che si trovavano all’interno della Pertini, ovvero sull’effettivo controllo di tale stabile da parte del GSF, ben difficilmente, dopo quanto accaduto, l’avrebbe ammesso. Le stesse perplessità da lui esposte circa il fatto che quanto detto in tale telefonata avesse in qualche modo potuto incidere sulla decisione di procedere all’intervento della Polizia, indurrebbero a ritenere che quanto meno qualcuna delle risposte alle domande del dr. Mortola potesse in effetti essere in qualche modo equivoca o poco precisa, tanto da venire interpretata nel senso indicato dal dr. Mortola.
Alla precisa domanda del P.M.: “Può escludere di avere dichiarato che la situazione all’interno della scuola Pertini non era più sotto il vostro controllo?” Kovac risponde: “Non posso … posso ribadire quello che ho detto prima, cioè non ho detto questa cosa anche perché le due scuole sono esattamente una di fronte all’altra, a distanza, forse, di 20 metri, l’una dall’altra e appunto, tutti i maggiori responsabili, non so come dire, dirigenti se vogliamo dire così, del Genoa Social Forum, in quel momento, si trovavano lì”; ed alla domanda del difensore, Avv. Mascia, circa il trasferimento alla scuola Diaz di giovani in precedenza sistemati allo stadio Carlini ed in altri luoghi tra cui la Sciorba, risponde: “… provenivano un po' da tutte le parti anche nel senso da tutti i centri; in particolare, fra i posti più colpiti, non so come dirle, dalle piogge, dove c’erano state più difficoltà era, in parte lo stadio Carlini, ma soprattutto la zona di Albaro …”.
Ciò che comunque rileva in questa sede è principalmente il fatto che la telefonata sia avvenuta, atteso che la stessa non avrebbe potuto avere altro scopo logico e plausibile se non quello di accertare se all’interno della Pertini si trovassero persone estranee al GSF e da questo non controllate.
L’affermazione del Kovac circa l’avvenuto trasferimento alla Pertini di numerosi giovani da altri centri di raccolta, quali la Sciorba, via Albaro, il Carlini, poteva altresì far ritenere che ormai in detta scuola si trovassero in effetti anche persone del tutto estranee al GSF.
Nella riunione in Questura viene dunque deciso l’intervento presso la Diaz, fortemente voluto dal Pref. La Barbera e nonostante, assai probabilmente, le perplessità del Questore Colucci e del dr. Mortola.
Riferisce il Pref. Andreassi:
“La riunione si chiuse con la decisione circa i reparti da impiegare: si telefonò a Donnini che ci disse che era disponibile la squadra speciale del reparto mobile di Roma. Tale squadra era stata costituita in occasione del G8 di Genova con una selezione dei volontari; una commissione aveva scelto i membri, accertandone la loro lucidità, capacità ed assenza di precedenti negativi. Io quindi proprio per tali motivi ritenni tale squadra adatta al compito. Non doveva procedere alla perquisizione, ma soltanto essere utilizzata in caso di necessità per ordine pubblico. Io non ipotizzavo la necessità di un’irruzione”.
Dopo detta riunione ne venne effettuata un’altra di natura prevalentemente operativa.
Riferisce in proposito il teste Colucci:
“Facemmo quindi una seconda riunione con gli operativi; erano presenti Canterini, ed i carabinieri oltre ai partecipanti alla prima riunione, ad eccezione del Pref. Andreassi. Dopo la decisione circa alcuni dettagli operativi, e la decisione di formare due squadre, mi allontanai.
Prima doveva intervenire il dr. Canterini per mettere in sicurezza l’edificio e quindi la Digos doveva eseguire la perquisizione. I carabinieri avevano il compito di controllare la zona.
Poiché il dr. Lapi, che era il naturale coordinatore dell’operazione, si era ferito nel corso di alcuni scontri nella giornata, su suggerimento del Pref. Andreassi, chiesi al dr. Murgolo se voleva recarsi sul posto ed egli acconsentì.
Il dr. Murgolo aveva quindi il compito di coordinare i diversi reparti.
Il dr. Canterini avrebbe voluto utilizzare i lacrimogeni ma il Pref. La Barbera ed io gli consigliammo di procedere in modo più tranquillo e soft.
Su suggerimento del Pref. Andreassi telefonai al capo della polizia per avvertirlo che il nostro personale aveva subito un’aggressione, che ci stavamo accingendo a fare una perquisizione presso un istituto scolastico e che avremmo utilizzato anche i carabinieri per il controllo esterno.
Successivamente informai il Sindaco ed il Prefetto di Genova e mi pare anche il dr. Sgalla, il nostro portavoce. Non so se lo feci personalmente, ma comunque venne avvertita anche la dr.ssa Canepa, Sost. P.M. di turno”.
La dr.ssa Canepa ha confermato di essere stata avvertita di quanto stava accadendo, pur precisando che nella notte era di turno il dr. Pinto [15].
La seconda riunione operativa viene descritta sommariamente anche da altri testi quali Giovanni Fiorentino [16] Antonio Sbordone [17], Mengoni Daniela [18] e Cremonini Luigi [19].
Il teste Valerio Donnini, dirigente di una task force che doveva interessarsi del coordinamento operativo e logistico della polizia di stato, riferisce:
“Verso le 21, mentre eravamo a cena, ricevemmo una telefonata dal Questore che chiedeva cento, centocinquanta uomini per un’operazione urgente. Gli feci presente che era assai difficile reperire il personale richiesto ed il Questore mi parlò del VII nucleo di Roma. Vicino a noi cenava il dr. Canterini, cui chiesi se poteva assumere l’incarico. Il dr. Canterini si disse disponibile ed io così richiamai il Questore, dicendogli che avevo trovato il personale; poiché non raggiungevamo il numero richiesto, il Questore disse che avremmo utilizzato alcuni reparti dell’Arma … La telefonata, che io ricordi, arrivò intorno alle 21.30”.
L’imputato Canterini riferisce a sua volta:
“Verso le 21,30 il dr. Donnini che cenava in un tavolo vicino al nostro mi disse di prepararmi perché probabilmente vi era da fare un’irruzione in un edificio. Ci radunammo davanti alla Fiera; poi ricevetti una telefonata da Donnini o Calesini non ricordo bene, che mi dissero di recarci in Questura. In un ufficio c’era il Questore, La Barbera, Luperi, Gratteri, Caldarozzi, Murgolo. Mi venne detto che vi era stata l’aggressione di una pattuglia da un edificio scolastico in cui si riteneva che vi fossero i black block. Da parte mia ritenevo che la cosa non fosse particolarmente semplice perché si sarebbe dovuto fare un cordone intorno alla scuola, avere una planimetria ecc. Dissi quindi che a mio parere poteva essere più idoneo utilizzare alcune bombe lacrimogene per far uscire tutti dall’edificio senza che nessuno si facesse male; il Pref. La Barbera escluse subito tale possibilità. Scesi e davanti alla Questura vidi con un certo stupore un apparato immenso formato da diversi corpi, una macedonia di reparti mobili: vi era un contingente dell’anticrimine in divisa atlantica, poi vi erano diversi personaggi con casco sfollagente e pettorina con la scritta Polizia. Il mio contingente venne diviso in due colonne perché si doveva fare una manovra a tenaglia, anche se ciò non doveva avvenire, dato che gli uomini erano addestrati ad agire in un gruppo compatto. Alle mie contestazioni mi venne assicurato che, arrivati sul posto, il gruppo sarebbe stato riunito. Le due colonne erano dirette per quanto ricordo rispettivamente da Mortola, a cui avevo anche dato la mia radio trasmittente, e da un altro funzionario della Digos di Genova. Chi dispensava ordini e diceva chi doveva partire era Murgolo”.
Nel frattempo nel complesso scolastico Diaz la reazione avvenuta al passaggio dei veicoli della polizia aveva suscitato qualche apprensione.
Se invero alcuni testi hanno riferito che tutto era rimasto calmo e che non avevano avvertito particolari tensioni tra coloro che si trovavano negli edifici, altri hanno invece descritto una situazione piuttosto tesa, caratterizzata dalla preoccupazione di un intervento della polizia.
E così il teste Massimo Costantini afferma in proposito: “Il fatto mi aveva insospettito ed ho pensato che si stesse preparando una perquisizione, tanto che ho detto a mia moglie, che era incinta, di andare a casa”; il teste Ronny Brusetti: “… mi sono preoccupato perché mi sembrava una provocazione … Ricordo che ci si era chiesto se fosse opportuno passare la notte tutti insieme presso la Pertini ovvero restare nella Pascoli, come poi abbiamo deciso … Sicuramente si è parlato di avvisare gli avvocati dopo il passaggio dell’auto della polizia; io non l’ho fatto, e non so se qualcuno l’abbia fatto”; il teste Hamish Campbell: “… un gruppo di persone era venuto nella serata al Media Center dicendo che un gruppo di ‘hooligans’ aveva lanciato alcune pietre contro un’auto della polizia. Vi furono diversi discorsi circa la possibilità di un’irruzione della polizia, ma io non ne ero convinto proprio perché ci trovavamo in un centro ufficiale autorizzato”; la teste Francesca Clementoni: “… Questi passaggi della Polizia ci allarmarono, tanto che iniziammo a telefonare a parlamentari e giornalisti (Ramon Mantovani, Vittorio Agnoletto, Giovanna Botteri ecc.), per dire loro di mantenersi reperibili in modo che li potessimo rintracciare in caso di necessità. Temevamo infatti che le scuole potessero essere ‘visitate’ dalle forze dell’ordine. Con gli altri redattori di radio GAP, Lorenzo Galeazzi, Gabriella Podobnich, Massimo Alberti, Carboni, decidemmo che sarebbe stato più sicuro rimanere insieme nella scuola”; il teste Massimo Alberti: “ … Commentammo tra di noi, anche scherzando, che forse la Polizia cercava un pretesto per un’irruzione. Poiché le segnalazioni circa gli interventi della Polizia aumentavano, ci convincemmo che in effetti vi sarebbe stata un’irruzione”.
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[12] “Vi fu una riunione in Questura con La Barbera, Colucci, Gratteri, Mortola, Dominici; la reazione dei presenti fu di andare subito a vedere che cosa stesse in effetti accadendo alla Diaz, anche perché la massa degli aggressori era rientrata nella scuola. Mortola si portò quindi sul posto e disse che vi erano persone vestite di nero, delle vedette ecc. Mortola telefonò poi al rappresentante del GSF, che rispose che lo stabile era stato da loro abbandonato; così ci disse Mortola.. Tutto ciò avvenne, se ben ricordo, verso le 21, 21 e 30; si decise così, tutti d’accordo, di fare una perquisizione, dato che, se i presupposti erano veri, l’intervento doveva essere fatto subito. La perquisizione non era la finalità principale dell’operazione; l’intento era quello di procedere all’arresto dei black - block, di coloro cioè che avevano aggredito la pattuglia. Erano tutti d’accordo, forse Colucci un po’ meno. Le perplessità vi furono, ma soltanto sui rischi dell’intervento e sulla sua esecuzione, dato che l’operazione per quanto era avvenuto doveva essere fatta”.
[13] “La sera del 21 eravamo tutti nell’ufficio del Questore in attesa che si completasse il deflusso dei manifestanti; c’erano Andreassi, La Barbera, il questore e Luperi, credo. Arrivarono due colleghi che fecero presente di essere stati oggetto di una sassaiola; non ricordo chi fossero i colleghi, mi pare una donna ed un uomo. Si innescò così una discussione su che cosa fare; ricordo che la linea comune emersa fu quella che, tenuto conto della gravità del fatto, era opportuno intervenire. Il Pref. Andreassi si disse peraltro preoccupato delle conseguenze di un intervento sull’ordine pubblico. Tutti alla fine ritenevano che un intervento dovesse essere fatto, anche se vi erano perplessità sui suoi effetti sull’ordine pubblico, ma essendoci stata un’aggressione occorreva intervenire, era un atto dovuto. Non partecipai alle successive riunioni, ma rimasi in Questura”.
[14] “Coordinavo l’organizzazione del GSF. Nella serata di sabato, mentre ero in piazzale Kennedy, ricevetti verso le 21,30 - 22 una telefonata dal dr. Mortola, che mi chiese come erano utilizzate le due scuole e chi vi si trovasse; dopo la mia risposta, alla mia domanda di che cosa stesse succedendo, mi disse che un paio di volanti erano state oggetto di un lancio di bottiglie vuote; insospettito, gli dissi: “Non fate cazzate !” ed egli mi rispose: “Stai tranquillo”. Non ho mai detto che la situazione all’interno della scuola Pertini non era più sotto controllo; sul posto vi erano praticamente quasi tutti i rappresentanti e portavoce del GSF, tra questi Massimo Morettini. Riferii anche che diverse persone che si trovavano nei posti più colpiti dalla piogge, stadio Carlini, via Albaro, Sciorba, si erano trasferite nella scuola Pertini. Cercai a lungo di capire se nella prima telefonata con il dr. Mortola potessi aver detto qualcosa che avesse potuto influire su quanto accaduto; mi sentivo responsabile per la mia inazione dopo la telefonata, per non aver avvisato che poteva arrivare una perquisizione; potevano far venire giornalisti e parlamentari; mi rimproverai di essermi fidato della parola del dott. Mortola”.
[15] “… Tornata a casa, mentre dormivo profondamente, mi arrivò una telefonata sul mio cellulare personale verso le 23 e 15 in cui il dr. Caldarozzi, dello SCO, mi disse che stava per avvenire una perquisizione ex art. 41 in una scuola; che vi era stata un’aggressione a vetture della polizia mi pare con lancio di pietre dalla finestra di una scuola e che quindi si doveva procedere alla perquisizione, tenuto presente che nella scuola vi potevano essere black block. Successivamente mi richiamò il dr. Caldarozzi che mi disse che era in corso la perquisizione e che stavano incontrando una forte resistenza con molti arresti … Nella notte era di turno il dr. Pinto. Il dr. Caldarozzi mi informava in via informale”.
[16] “Prestavo servizio alla direzione centrale servizi prevenzione di cui era a capo il Pref. La Barbera … Poi vi fu un briefing operativo cui partecipai anch’io; la stanza era piena di funzionari. Il prefetto La Barbera disse che si doveva intervenire e che per mettere in sicurezza l’edificio sarebbe intervenuto il reparto mobile; vennero organizzate diverse squadre e dopo circa una ventina di minuti ci recammo alla Diaz. Ricordo che si disse che vi era stata un’aggressione ad una pattuglia della polizia e mi pare che il dr. Mortola chiese se la struttura era stata posta a disposizione dei manifestanti. Qualcuno disse che il dr. Mortola stava acquisendo informazioni su chi fosse il responsabile della struttura scolastica. Alla riunione partecipò anche il dr. Luperi. Quanto dichiarai a suo tempo circa il fatto che fu Gratteri o Caldarozzi a parlare dell’aggressione alla pattuglia è certamente più preciso del mio attuale ricordo circa il fatto che fosse stato lo stesso Prefetto La Barbera. Ricordo che il Pref. La Barbera parlava di un cancello che si doveva aprire per poi entrare nella struttura; vi fu una diversità di atteggiamento da parte del dr. Canterini che pensava di utilizzare i lacrimogeni; mi pare che il Prefetto decise poi di non usarli. Il dr. Mortola diceva che il cancello era aperto. Nella riunione mi sembra che venne deciso di affidare un certo numero di uomini ad alcuni funzionari che io non conoscevo personalmente per organizzare diverse squadre. Fu quindi deciso che sarebbero state composte due colonne”.
[17] “Provenivo dalla Digos di Napoli … Vi fu una riunione durante la quale venne ribadito che era necessario procedere alla perquisizione e si parlò delle sue modalità; il dr. Canterini disse che forse sarebbe stato necessario usare i lacrimogeni per entrare nella scuola, ma tale ipotesi venne scartata. Alla riunione partecipò il dr. Mortola, Murgolo, La Barbera, Gratteri, Canterini, Luperi il questore e alcuni ufficiali dei CC. La perquisizione non venne decisa nella riunione di cui ho parlato: era già stata decisa. Si ribadì soltanto la sua necessità e si discusse delle sue modalità. Venne deciso che all’interno della scuola sarebbe entrato per primo il reparto mobile di Roma e che i Carabinieri non sarebbero dovuti entrare”.
[18] “All’epoca ero funzionario della Digos di Firenze … Terminata la giornata delle manifestazione nella serata del 21 rientrai in Questura per avere disposizioni. Il dirigente dr. Mortola mi disse che ci sarebbe stata una riunione a cui dovevo partecipare. In quell’occasione appresi che vi era stato un lancio di oggetti contro una pattuglia della polizia e che di conseguenza era stata disposta una perquisizione nella scuola da cui era avvenuta l’aggressione. Nella riunione ci venne spiegato come avremmo dovuto raggiungere la scuola e come si sarebbe dovuta svolgere l’operazione. C’era il dr. Mortola, qualcuno del reparto mobile, il dr. Di Sarro; la riunione era presieduta dal Questore e vi era il Pref. La Barbera”.
[19] “Comandavo il 4° Battaglione C.C. Veneto. Mentre ero in piazza della Commenda, verso le 22 – 22,30 chiamarono in Questura i comandanti e cioè io ed il St. Del Gais. In Questura la riunione era già iniziata; ci dissero che all’interno della scuola Diaz vi erano alcuni black block e che vi erano stati lanci di oggetti contro una pattuglia. Dovevamo quindi entrare nella scuola e verificare la presenza di black block. Alla riunione quando arrivai stava parlando il Questore. A ciascuno gruppo fu assegnato un funzionario che doveva accompagnarci sul posto, perché noi non conoscevamo la zona. In quel momento avevo inteso che saremmo dovuti entrare nella scuola anche noi insieme alla Polizia di Stato. Eravamo il mio contingente quello del reparto mobile Campania e la Polizia di Stato. Mi pare che fossero state formate due colonne; noi dovevamo seguire l’ultima colonna della polizia di Stato. Oltre ai mezzi del reparto mobile ben riconoscibili vi erano anche altre macchine Subaru civili senza scritte d’istituto e noi seguivamo queste ultime”.