PROCESSO DIAZ - La sentenza

13. Ricostruzione dei fatti > > > > > > > > > | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 |

Ricostruzione dei fatti

I fatti oggetto del presente processo avvennero nella notte tra il 21 ed il 22 luglio, quando ormai tutte le manifestazioni di protesta contro il vertice G8 erano praticamente terminate ed i manifestanti si accingevano a ritornare nelle loro città.
É stata in proposito acquisita  un’ampia documentazione video e fotografica e sono stati escussi  numerosissimi testi.
Per una corretta valutazione delle deposizioni assunte deve in primo luogo tenersi presente che, come è noto, i testi sono di norma, anche inconsciamente ed in perfetta buona fede, portati a ricordare, riferire, sottolineare ed anche ampliare, prevalentemente i fatti e le circostanze favorevoli ai loro amici, conoscenti, colleghi o affini ideologicamente e che con il trascorrere del tempo tale situazione si cristallizza sempre più, determinando spesso la convinzione di aver assistito esclusivamente a tali fatti.
Deve altresì tenersi presente quanto stabilito dall’art. 192 c.p.p. e la ormai ampiamente nota elaborazione giurisprudenziale di tale norma, che appare superfluo ripetere in questa sede.

Ciò premesso, vanno innanzitutto rapidamente esaminati gli eventi che hanno preceduto quelli in oggetto.
Nel pomeriggio del venerdì 20 si era verificato il fatto più tragico: la morte di Carlo Giuliani, attinto da un colpo di pistola, evento oggetto di un apposito procedimento penale iniziato nei confronti del carabiniere che lo esplose e conclusosi con l’archiviazione disposta dal GIP.
Sono altresì noti i gravi disordini avvenuti nei giorni precedenti e nello stesso sabato 21, in parte oggetto di un altro procedimento penale per i reati di devastazione e saccheggio, da poco conclusosi.
Per ciò che più direttamente riguarda il procedimento in oggetto, va rilevato che il 20, secondo quanto riferito da diversi testimoni [2], un gruppo di giovani individuabili dall’abbigliamento e dal comportamento quali appartenenti al c.d. black - block si era avvicinato al complesso scolastico Diaz cercando di entrare negli edifici.
Il teste Mark Covell ha in proposito riferito di aver visto il venerdì sera dal tetto della Pascoli nelle vicinanze della scuola, alcune persone “che potrei catalogare quali black – block” ed ha aggiunto:
“Il venerdì sera moltissime persone si recarono presso la scuola Diaz, tra queste potevano esservi anche black – block o comunque persone che cercavano di evitare i controlli della polizia nei campi in cui erano sistemati, e così vi fu una riunione del GSF durante la quale vi fu una discussione in cui venne deciso di tenere lontani i black – block”.
La presenza nella zona prossima al complesso scolastico Diaz di giovani riferibili al c.d. black block o comunque non pacifici nelle giornate di venerdì e sabato risulta altresì dalle numerose telefonate giunte al 113 della Questura di Genova da parte di diversi cittadini ivi residenti (acquisite agli atti ed il cui contenuto è stato trascritto in accordo tra le parti) nelle quali si fa riferimento a gruppi di giovani in tute nere in via Trento “mascherati e con molotov”, “che stavano rovesciando e incendiando i cassonetti”, o in via Nizza “che smontavano i ponteggi di un palazzo in ristrutturazione”, o in via Trieste “che avevano rovesciato una macchina”.
In particolare i testi Lucia Spada e Calogero Curto [3] hanno riferito di aver visto il sabato mattina alcuni giovani sul terrazzo della scuola Diaz intenti a smontare i ponteggi e a passare i pezzi ad altri ragazzi all’interno; il teste Marco Cheli [4] di aver visto un furgone o una station wagon in piazza Merani con il portellone aperto ed una persona che distribuiva bastoni o aste; i testi Francesco Fornalè e Giuseppe Tumiati [5] di aver visto i ragazzi che cambiavano la tuta nera che indossavano ed il casco o il passamontagna con vestiti normali, e quindi entravano nella scuole.
Per quanto attiene al sabato 21 il teste Pref. Ansoino Andreassi riferisce:
“La giornata del sabato si annunciava difficile in particolare per quanto accaduto il giorno prima. I problemi iniziarono già al mattino quando un elicottero vide un furgone che distribuiva mazze e bastoni ai manifestanti. Mi arrivò poi una telefonata dal capo della polizia che mi disse di affidare al dr. Gratteri (del Servizio Centrale Operativo), l’incarico di dirigere la perquisizione alla scuola Paul Klee, nel corso della quale vennero rinvenuti anche pezzi di autoradio della polizia e vennero arrestate circa una ventina di persone”.
L’operazione in questione è descritta anche da altri testi [6].
Al mattino era stata altresì segnalata la presenza di persone travisate presso Villa Imperiale a Terralba, ma quando gli agenti erano arrivati sul posto non avevano trovato più nessuno; una parte di agenti era stata quindi dirottata verso la Caserma della P.S. di Sturla in via dei Mille ed un’altra parte all’Ex Ospedale Psichiatrico di Quarto.
Riferiscono in proposito i testi Vincenzo Crea:
“Ero Capo Gabinetto della Questura di Genova. Ricordo che tra le tante segnalazioni che arrivavano sia da privati cittadini sia dal Comune sia dalla Provincia circa gruppi di manifestanti che si travisavano, ve ne fu una proveniente da Terralba, mi pare proprio nella mattina del 21; venne inviato un contingente che peraltro sul posto non trovò nessuno; un altro intervento mi pare venne effettuato presso la Caserma di via dei Mille, attaccata da gruppi di manifestanti con lancio di bottiglie; in tale occasione vennero anche lanciati alcun lacrimogeni”;
e Francesco Nannucci:
“All’epoca ero dirigente della squadra mobile della Questura di Reggio Emilia e fui aggregato per motivi di ordine pubblico alla Questura di Genova. Nella notte venni avvisato dal dr. Crea che verso le sei avremmo dovuto fare un controllo presso una villa ove erano state segnalate alcune persone travisate. Quando arrivammo però non trovammo nessuno. Fummo dirottati su un altro obiettivo, l’ex ospedale psichiatrico di Quarto, ove erano accampate diverse persone. Lungo il percorso ci lanciarono sui mezzi di tutto e in particolare nella prossimità dell’ospedale bottiglie bulloni ecc.”.
Il Pref. Andreassi ha poi aggiunto:
“La direttiva di affidare l’incarico al dr. Gratteri preludeva a mio parere a voler passare ad una linea più incisiva con arresti, per cancellare l’immagine di una polizia rimasta inerte di fronte agli episodi di saccheggi e devastazione.
In questa linea, a mio parere, si pone anche l’invio del Pref. La Barbera per dirigere le operazioni.
La manifestazione era ormai terminata quando arrivò La Barbera verso le ore 16. Ufficialmente il suo incarico era quello di sollecitare gli ufficiali di collegamento straneri per identificare gli arrestati stranieri, ma per questo era già presente Luperi. Io pensai quindi che fosse stato inviato nell’ambito della direttiva di cui ho detto. Il capo della polizia voleva che venissero fatti dei pattuglioni, affidati non alla polizia locale, ma a funzionari della squadra mobile e dello SCO.  I pattuglioni erano diretti a trovare ed arrestare i black - block. Io avevo molte perplessità anche perché ritenevo che ormai le manifestazioni erano terminate e che la popolazione era stufa di disordini, mentre i pattuglioni potevano soltanto portare ad ulteriori disordini. Non manifestai peraltro le mie perplessità, ma disposi in conformità”.
Anche il teste Antonio Manganelli [7] riferisce le stesse circostanze.
Nel tardo pomeriggio vennero quindi disposti i c.d. “pattuglioni”.


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[2] Anna Curcio: “Il venerdì mattino, mentre mi trovavo in altri luoghi, mi arrivò dalla radio, da Giulio, che sembrava molto spaventato, una telefonata assai concitata in cui diceva che su via Battisti vi era un gruppo di black block; poi quando nel primo pomeriggio ritornai alla Pascoli mi dissero che tutto era a posto e che i black block non erano mai entrati nella scuola Pertini”.
Massimo Alberti: “Nel pomeriggio da qualcuno della redazione di Radio GAP mi venne detto che nella mattina avevano avuto paura perché sembrava che i black block volessero fare irruzione nel Media Center. Mi era stato riferito che Vincenzo Kovac era stato aggredito dai black block nel giorno precedente”.
Laura Testoni: “Il giorno 20, venerdì mattina, vedemmo passare nella via Battisti, da monte a mare, un gruppo di cinque sette persone vestite di nero e mi pare con il cappuccio sulla testa, che pensammo fossero appartenenti a tale area; accostammo quindi il cancello e quelle persone passarono oltre”.
Francesca Clementoni: “Il venerdì pomeriggio passò sulla strada un gruppo di giovani, cinque o sei, che noi ritenemmo appartenenti ai black block, erano vestiti di nero, con passamontagna e il viso coperto, almeno così mi pare; stavano correndo e si arrestarono davanti alla scuola: un gruppo di persone dalla Pascoli si avvicinò e dissero loro di allontanarsi, perché da noi non avrebbero trovato accoglienza; io ero nel cortile e sentii il dialogo, che avveniva in italiano Non ricordo chi fossero coloro che parlarono ai predetti giovani. Conosco Anna Curcio, mi pare che fosse in redazione quando passarono i black block ma non ne sono sicura”.   
Vito Di Marco: “Verso le 16, vidi scendere lungo la strada un gruppo di ragazzi, tra cui uno con un tamburo, vestiti in modo simile ai c.d. black block; ero alla finestra del secondo piano e vidi alcune persone uscire dalla scuola e invitare i ragazzi a non entrare nella scuola e ad allontanarsi. Tra le persone scese a parlare vi erano Clementoni Francesca di Radio Città 103 e Luca di radio Onda rossa di Roma. Il gruppo sembrava volesse entrare nella Pertini, ma il cancello era chiuso e dopo la discussione si allontanò. Non ho assistito ad altri tentativi di persone riconducibili ai c.d. black block di entrare nelle scuole. L’ingresso alla Pascoli era controllato, c’era un pass”.
Fassio Guido:Abito in via Battisti al civico 7; il venerdì 20 nel pomeriggio scesi da casa per spostare la mia autovettura che era posteggiata in piazza Merani, dato che avevo sentito in televisione che vi era la possibilità dell’arrivo in zona di gruppi di black block. Vi era un certo “movimento” in strada; vi era un gruppo di circa una decina di ragazzi alcuni con cappuccio alcuni con viso coperto, dialetto napoletano o romano, che avevano preso dai cantieri vicini qualche attrezzo; questi ragazzi mi pare che venissero respinti da coloro che si trovavano all’interno della sede del social forum; vidi un tafferuglio spinte e controspinte.
Vi erano alcuni cavalletti che delimitavano un cantiere mi pare proprio di fronte al civ. 7; i ragazzi che cercavano di entrare nella Pascoli li spostarono in modo da bloccare l’afflusso lungo via Battisti”.
Giovini Marco: “Abito in via Battisti, 7. All’epoca dei fatti mi trovavo nella mia abitazione.  Nel primo pomeriggio di sabato dalle finestre della mia abitazione vidi l’arrivo di un centinaio di persone bardate, incappucciate con passamontagna neri, che arrivarono marciando, preceduti da alcuni suonatori di tamburi, i quali risalirono Via Trento;vi erano molti vessilli di color nero e bandiere; provenivano da via Trento; un gruppo proseguì lungo via Trento ed un altro svoltò verso piazza Merani, scendendo poi verso via Battisti; il gruppo che proseguì su via Trento ruppe i vetri di una cabina telefonica. Per quanto ricordo li vidi soltanto una volta; venni sentito dai Carabinieri; oggi ricordo soltanto un episodio; quanto allora dichiarai e cioè che vidi due volte i gruppi di giovani bardati uno il venerdì ed uno il sabato, era certamente quanto avevo visto; avevo un ricordo migliore”.
Stefano Arrighi (dichiarazioni rese il 13/8/2001, acquisite all’udienza del 5/12/2007 in seguito al decesso del teste): “Nel pomeriggio di venerdì 20 luglio, udendo un forte rumore provenire dalla strada, mi sono affacciato dalla finestra che da su Piazza Merani, angolo Via Trento ed ho potuto vedere alcuni giovani vestiti normalmente che erano intenti a rovesciare i cassonetti dei rifiuti e la campana per il vetro”.
Elsa Guerci : “Abito e abitavo all’epoca in via Trento; le mie finestre danno su piazza Merani. Il 20 vidi partire alcune famiglie e nel pomeriggio arrivare diversi ragazzi da via Trento con tamburi, bandiere rosse e nere; avevano distrutto la cabina del telefono; li vidi scendere verso piazza Merani e andare verso la scuola. Ho visto delle persone anziane scappare dalla Diaz; le ho viste preoccupate.
I ragazzi avevano spranghe come dichiarai a suo tempo, ma oggi non ricordo se avessero il volto mascherato con passamontagna. 
Oggi non ricordo dove si è diretto il corteo, ma ciò che a suo tempo dissi e cioè che si erano recati alla scuola Diaz  certamente risponde a quanto vidi”.

[3] Lucia Spada: “All’epoca abitavo a Genova in via Battisti n. 7 int. 14, accanto alla scuola Diaz … La mattina del sabato ero nella terrazza sopra la casa e la mia attenzione venne attratta da alcuni ragazzini sul tetto della scuola, che stavano svitando pezzi dell’impalcatura e li passavano ad altri che li calavano all’interno della scuola attraverso un abbaino; gridai in inglese ad una ragazzina che era pericoloso, ma questa mi rispose che non importava. La ragazza era molto giovane e frugava in un secchio prendendo strumenti vari, tipo martelli”.
Calogero Curto: “Il sabato mattina verso le 11, mentre stavo prendendo il sole sul terrazzo nella parte verso la Diaz che era contornata da impalcature, vidi alcuni ragazzi che smontavano i tubi delle impalcature; li ripresi ma i ragazzi farfugliarono qualcosa. Cercai di attirare l’attenzione di un elicottero della polizia che si avvicinò e a cui indicai quanto stava accadendo nella scuola, ma non so se venni visto”.

[4] Marco Cheli: “Ricordo di aver visto il sabato mattina un furgone o una station wagon in piazza Merani con il portellone aperto ed una persona che distribuiva ad altre due o tre persone bastoni o aste, tanto che io chiamai il 113; ricordo anche che sul tetto del palazzo di fronte vidi una persona che si sbracciava verso un elicottero della Polizia per richiamarne l’attenzione. Per quanto ricordo vidi la scena che mi parve inquietante e che infatti mi colpì”.

[5] Francesco Fornalè: “Abito in via Battisti al civico 4;  ricordo di aver visto alcuni ragazzi arrampicati sui ponteggi intorno alla Diaz.  Ho notato che alcuni ragazzi si cambiavano d’abito sulla strada davanti alla scuola … Arrivavano i ragazzi che cambiavano la tuta nera che indossavano ed il casco o il passamontagna e si vestivano normalmente, e quindi entravano nella scuole; questo fatto lo notai il pomeriggio in cui avvenne lo scontro in corso Marconi. Ero stato sopra corso Marconi, ma  dopo il lancio dei lacrimogeni rientrai in casa e dal balcone vidi i ragazzi che arrivavano da corso Marconi e che si cambiavano. I ragazzi entravano ed uscivano dalla scuola senza problemi”.
Tumiati Giuseppe: “Abito in via Trento al civico 7 al secondo piano su via Trento e al terzo su piazza Merani; il mio appartamento ha le finestre su piazza Merani; ho anche un poggiolo su piazza Merani sopra il Supermercato “Di per Di”. Il pomeriggio del venerdì vidi alcune auto con targa straniera ed alcuni ragazzi che si cambiavano d’abito; vidi anche i ragazzi che rovesciavano i bidoni della spazzatura verso piazza Merani. Il sabato pomeriggio verso le sedici e trenta vidi alcuni ragazzi che rovesciavano bidoni della spazzatura e si cambiavano i vestiti indossando tute tipo da lavoro. Quando dico che si cambiavamo intendo dire che si toglievano gli abiti normali ed indossavano tute da “battaglia”. Non ricordo se avessero passamontagna; avevano cappucci che potevano abbassare, ma non ricordo di averli visti a viso coperto. I giovani vestiti di nero entravano ed uscivano dalle scuole tranquillamente”.

[6] D’Agnano Vincenzo: “All’epoca del G8 ero uno dei funzionari aggregati alla questura di Genova. Venni incaricato di recuperare il furgone in questione, ben dopo le 11,51; mi venne riferito mi pare per radio che altri contingenti avevano fatto tentativi per recuperare il furgone, ma che non era stato possibile per la presenza di numerosi manifestanti; mi era stato detto che il furgone era stato notato all’interno dei cortei mentre dallo stesso venivano distribuiti bastoni ai manifestanti.
Intervenni poi presso il centro di accoglienza,  ove si trovava il furgone; abbiamo aperto il furgone e all’interno abbiamo trovato del materiale (aste, volantini con alcune cartine di Genova indicanti i punti strategici, casse acustiche, amplificatori, fionde, caschi, anche maschere, se non vado errato, qualche maschera antigas); l’abbiamo recuperato e portato presso la Caserma di Bolzaneto  con i fermati. La presenza del furgone venne segnalata dalle telecamere dell’elicottero; dalla visione delle immagini era stato individuato il furgone con intorno alcune persone a cui venivano distribuiti bastoni; mi pare che le immagini siano state viste dal dr. Costantini”.
Mascia Raffaele: “Dirigevo la Squadra Mobile della Questura di Viterbo ed ero aggregato alla Questura di Genova … Era stato segnalato un furgone che trasportava bastoni e spranghe e ci incaricarono di uscire su via dei Mille, per intercettarlo. Non vedemmo il furgone; rimanemmo sulla via per diverso tempo e poi rientrammo”.
Zazzaro Pasquale: “Il primo tentativo di accesso alla Paul Klee non riuscì. Poi l’elicottero notò un camion che distribuiva mazze; si cercò di intercettarlo, ma non era facile intervenire, era all’interno della manifestazione. In sala operativa in quel momento non so dire se vi fosse anche Costantino, presente nel corso della giornata. Il camion venne bloccato quando tornò nella zona di Quarto, non so dire il luogo esatto dove lo trovammo”.
Costantino Giovanni: “Il sabato seguii la questione del furgone con i bastoni; dai monitor dell’elicottero che sorvegliava le zone vidi alcune persone che caricavano bastoni su un furgone. Si ritenne quindi opportuno fare intervenire i colleghi. Il dr. Scrofani mi disse allora che il magistrato voleva un’annotazione circa quanto avevo visto ed io redassi la relazione a mia firma che riconosco in quella che mi viene mostrata. Non so se sia poi stato chiesto qualcosa al magistrato né che cosa sia avvenuto. Ricordo soltanto che venne mandato un contingente”.

[7] “Nella giornata di sabato sentii mi pare un paio di volte il dr. Gratteri che mi parlò di un furgone che distribuiva bastoni. Vi fu una perquisizione dell’edificio davanti al quale era parcheggiato il furgone, la fece la squadra mobile di Genova. In quella perquisizione non vi era personale dello SCO, ma solo della squadra mobile di Genova … Dell’operazione di cui ho parlato ho saputo soltanto dopo; Gratteri mi disse nelle conversazioni del sabato che vi era un furgone che distribuiva bastoni. Non mi accennò ad iniziative che avrebbe preso al riguardo. Seppi poi successivamente, una decina di giorni dopo, da Gratteri, che l’edificio davanti al quale vi era il furgone era stato perquisito subito, ma non su sua disposizione, da un reparto non adibito a fatti investigativi e che successivamente Gratteri aveva parlato con il capo della Sezione Criminalità Organizzata perché andassero a fare una perquisizione con personale esperto”.