La Trattativa Stato-Mafia


Il primo a parlare di “trattativa” è stato il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, nel 1996: disse di averne sentito parlare Totò Riina, fra le stragi Falcone e Borsellino. Su queste dichiarazioni si sono basati i PM di Palermo e Caltanissetta nel 2009, dopo aver raccolto le parole di Massimo Ciancimino.

Le indagini di Palermo

La Procura ha chiamato Massimo Ciancimino a deporre nel processo che vede imputati il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu di favoreggiamento aggravato nei confronti di Bernardo Provenzano.

Udienze di Massimo Ciancimino al processo Mori

Oggetto del processo Mori è il mancato blitz del 31 ottobre 1995, che secondo il colonnello Michele Riccio avrebbe potuto portare all’arresto di Bernardo Provenzano a Mezzojuso (centro della provincia di Palermo) grazie alle rivelazioni del boss confidente Luigi Ilardo. La vicenda è ricostruita nel provvedimento con cui il gip Maria Pino ha archiviato la denuncia per calunnia nei confronti di Riccio presentata da Mori e Obinu (i due ufficiali hanno presentato ricorso per Cassazione).

Il decreto di archiviazione del gip Maria Pino

Le indagini di Caltanissetta

Una prima ricostruzione delle vicende legate alla trattativa Stato-mafia è contenuta nel "capitolo secondo" della richiesta di misura cautelare presentata dalla Procura nissena per la strage Borsellino.

Richiesta di misura cautelare presentata dalla Procura di Caltanissetta

Il processo sulla Trattativa

La prima udienza del processo sulla c.d. "Trattativa Stato-mafia" ha avuto luogo a Palermo il 29 ottobre 2012, grazie al lavoro dei PM Antonio Ingroia, Antonino Di Matteo, Lia Sava e Francesco Del Bene.
Siedono al banco degli imputati, per i quali la Procura di Palermo ha presentato una richiesta di rinvio a giudizio, cinque membri di Cosa Nostra (Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà) e cinque rappresentanti delle istituzioni (Antonio Subranni, Mario Mori, Giuseppe De Donno, Calogero Mannino e Marcello dell'Utri) per il reato di violenza a Corpo politico, amministrativo o giudiziario. Massimo Ciancimino è invece imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e calunnia nei confronti di Giovanni De Gennaro, mentre Nicola Mancino per falsa testimonianza.

Decreto di rinvio a giudizio del processo sulla Trattativa del GIP Piergiorgio Morosini

A chiedere di costituirsi parte civile sono stati la Presidenza del Consiglio dei ministri, il comune di Palermo, il partito della Rifondazione comunista, il sindacato di polizia Coisp, i parenti di Salvo Lima, politico democristiano assassinato dalla mafia, il centro studi Pio La Torre e Salvatore Borsellino. Il fratello del giudice ucciso in via D'Amelio ha chiesto la costituzione nella doppia veste di parente del magistrato (come parte offesa) e di rappresentante dell'associazione Agende Rosse (come parte danneggiata).

Memoria di Salvatore Borsellino alla Procura di Caltanissetta come parte offesa

I magistrati depositano una memoria al processo di Palermo contro i 12 presunti responsabili della trattativa tra boss e uomini delle istituzioni. L'ex premier Silvio Berlusconi non è indagato, ma viene indicato come colui che, arrivato al governo 1994, assicura "garanzie" a Cosa nostra insieme al suo braccio destro. Nel documento di 22 pagine la ricostruzione, più storica che giudiziaria, di quei fatti.

Memoria dei PM

Vengono intercettate varie telefonate tra Loris D'Ambrosio, l'allora consigliere giuridico del presidente Napolitano, e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, telefonate che hanno portato il conflitto istituzionale tra il Quirinale e la Procura di Palermo.
Nell'inchiesta finirono anche 4 intercettazioni di telefonate tra Mancino e il Presidente Napolitano, poi distrutte per decisione della Corte Costituzionale.

La trascrizione delle telefonate tra Loris D'Ambrosio e Nicola Mancino

Fascicolo completo della DIA di intercettazioni sulla Trattativa

Sentenza della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sorto a seguito delle intercettazioni telefoniche effettuate dalla Procura della Repubblica di Palermo, effettuata su utenza di Nicola Mancino, nel corso della quale sono state captate conversazioni del Presidente della Repubblica.

Decreto del Presidente della Repubblica sul Conflitto di Attribuzione

Memoria della Procura di Palermo sul Conflitto di Attribuzione

Sentenza della Corte Costituzionale del 4 dicembre 2012

25 novembre 2013. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che era stato citato come teste per riferire di una lettera ricevuta dal suo consigliere giuridico Loris D'Ambrosio, invia una lettera alla Corte d'Assise di Palermo in cui afferma tra le altre cose: «Non ho da riferire alcuna conoscenza utile al processo, come sarei ben lieto di potere fare se davvero ne avessi da riferire». La lettera è datata 31/10/2013 mentre viene depositata il 25/11/2013.

Lettera del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Presidente della Corte d'Assise di Palermo

Il 28 ottobre 2014 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano viene ascoltato al Quirinale dalla Corte da Assise di Palermo.

Verbale d'udienza deposizione Napolitano 28/10/2014

Il 19 luglio 2018 vengono depositate le motivazioni della sentenza il cui dispositivo è stato letto nell'udienza del 20 aprile 2018.

Motivazioni sentenza primo grado

Audio udienze:

Fonte: Radio Radicale. Licenza.

Processo a Calogero Mannino (Stralcio Trattativa)

Processo Trattativa (Bagarella ed altri)