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IL CSM ORA E' UNITO, FALCONE HA VINTO
SILVIANA MAZZOCCHI, 15 settembre 1988ROMA Lo strappo è sanato. Dopo una lunga notte trascorsa a perfezionare l' attesa mediazione e quattro ore di dibattito assembleare, il Consiglio superiore della magistratura ha votato all' unanimità un documento sul caso Palermo che, nella sostanza, smentisce la risoluzione approvata dalla maggioranza di palazzo dei Marescialli nell' agosto scorso e dà di fatto ragione a Giovanni Falcone. I pool dei giudici antimafia devono lavorare con le massime garanzie di poter funzionare e il Csm ne indica le modalità. L' organo di autogoverno, inoltre, sarà d' ora in poi interlocutore istituzionale dell' ufficio istruzione di Palermo, come di ogni altro ufficio impegnato da problemi di criminalità organizzata. Oggi vanno da Cossiga Unica concessione alle scelte di Antonino Meli, i consiglieri hanno scritto che le divergenze emerse tra i magistrati siciliani non sono in alcun modo riconducibili ad alcuna intenzione di smantellamento del pool. Per quanto riguarda il procuratore di Marsala, Paolo Borsellino, che il 2O luglio scorso denunciò il calo di tensione nella lotta alla mafia, il documento unitario del Csm cancella la censura espressa un mese fa e, nel fare proprie le parole contenute allora nel documento di minoranza, riconosce che Borsellino, pur con alcune inesattezze, ha segnalato un problema reale. Oggi i membri dell' ufficio di presidenza del Csm andranno al Quirinale per consegnare a Cossiga il documento votato. L' appello all' unità rivolto dal presidente della Repubblica al Csm, l' attesa del paese di avere dall' organo di autogoverno dei giudici finalmente una risposta alta e adeguata ai problemi posti dall' aspro contrasto fra i magistrati siciliani, le pressioni dei partiti sugli esponenti laici a scegliere la strada dell' accordo, hanno certo influito sui membri del Consiglio. Fino a spaccare la maggioranza d' agosto e a creare nuovi equilibri. Dopo schermaglie, spaccature, ricomposizioni, grandi manovre, contatti informali, riunioni a catena, a palazzo dei Marescialli è stato possibile, ieri, quello sforzo verso l' unità che finora si era rivelato impossibile. In queste condizioni, a difendere la linea pro-Meli che aveva trionfato in agosto, sarebbero rimasti insomma soltanto gli oltranzisti di Magistratura indipendente e qualche voce di Unità per la costituzione che avrebbero dovuto assumersi, isolati, le responsabilità di una nuova spaccatura. Così, sebbene ieri con gli interventi in assemblea, alcuni consiglieri tra quelli che avevano vinto in agosto hanno tenuto a esporre le ragioni del dissenso con il documento unitario, il consenso finale è stato unanime. Ed ha raccolto anche il sì di coloro che avrebbero voluto astenersi. Questo lo scenario che ha reso possibile la mediazione, sperata da tutti certo, ma fino alla notte di martedì considerata unanimamente poco più di una ipotesi di lavoro. Il plenum del pomeriggio era stato infatti interlocutorio, un palcoscenico dove manifestare le buone intenzioni. Nella realtà i giochi erano stati preparati fuori dall' aula intestata a Vittorio Bachelet. Unità per la costituzione, la corrente maggioritaria della magistratura, aveva preparato tra mille contrasti interni, una bozza di risoluzione; Elena Paciotti, di Magistratura democratica aveva fornito una seconda bozza centrata sul funzionamento dei pool; Stefano Racheli, ex aderente a Mi, ora di Proposta ' 88 si era fatto carico d' inventare qualche capoverso di raccordo. Quel documento, seppure nato in un Csm ancora diviso, ha di fatto fornito la traccia per la riunione notturna che si è svolta nella stanza di Mirabelli. Discussioni, battaglie. Per aggiungere una parola, toglierne un' altra. Interventi tesi a lanciare moniti, avvertimenti reciproci. L' incontro era stato difficile. Vincenzo Geraci, siciliano, aderente a Mi, si era battuto fino alla fine per non far passar nulla che delegittimasse Antonino Meli; Umberto Marconi, di Unicost, in disaccordo con il documento che avrebbe peraltro votato, aveva preferito abbandonare la riunione; Antonino Abbate, anch' esso di Unicost, aveva invece attivamente scelto la via della mediazione. Elena Paciotti aveva posto come discriminante che il documento definisse il funzionamento dei pool. Alle 5 del mattino, infine, venti consiglieri avevano firmato il documento unitario che poco dopo sarebbe stato sottoposto all' approvazione dell' assemblea. A mezzogiorno, ieri, è ripreso il plenum. Marconi ha ripetuto il suo dissenso; il laico dc, Ziccone, ha esposto le ragioni per le quali, dopo aver votato con la maggioranza un mese fa, ha detto invece sì al nuovo documento, data la convinzione che tutti i giudici di Palermo, al di là delle divergenze, intendono comunque continuare a fare il loro dovere nella lotta contro la mafia. Soddisfazione per l' unità raggiunta hanno quindi espresso la socialista Fernanda Contri e il comunista Massimo Brutti. Silenzio prevedibile Atteso l' intervento di Vito D' Ambrosio, verde come Falcone e quindi quasi uno specchio per interpretare il prevedibile silenzio del giudice palermitano protagonista del caso. E consenso ha espresso D' Ambrosio per tre motivi: Il Csm è riuscito a recuperare la compattezza; non ha dato bacchettate a questo o a quello, ma si è espresso sul come debbano funzionare i pool e non ha, infine, delegittimato nessuno. Giuseppe Borrè, di Magistratura democratica ha preferito, invece, mettere l' accento sul fatto che il documento è unitario non nel senso che le componenti del Csm hanno ceduto qualcosa gli uni agli altri, ma perché è stata trovata la strada giusta. Giancarlo Caselli, anche lui di Md, ha voluto rilevare la capacità del Consiglio di guardare al futuro. Vincenzo Geraci, l' oltranzista di Mi si è dimostrato abilissimo. Persa la battaglia in difesa di Meli che tanto bene riuscì nell' agosto scorso, Geraci ha quasi capovolto il significato del risultato raggiunto. E lo ha fatto insistendo nel dirsi compiaciuto per l' unità raggiunta dal Csm e per lo sforzo fatto dai consiglieri. Il documento ha affermato Geraci costituisce una buona premessa affinché la pericolosa vicenda in corso a Palermo possa essere disinnescata. Per questo l' unità del Csm è condizione preliminare e indispensabile. - di SILVANA MAZZOCCHI