PROCESSO DIAZ - La sentenza
9. Indagini e accertamenti
Indagini e accertamenti
Gonan Giuseppe (udienza 10/1/07)
(verbale – trascrizione)
Ho assunto la direzione della Digos l’11 settembre 2001.
Ho ricevuto l’incarico di accertare l’identità dei poliziotti intervenuti nell’operazione Diaz. Avevo trovato un documento in data 30 luglio, a firma del Dr. Mortola, allora dirigente della Digos, nel quale si indicavano circa 240 nominativi e si dava atto che l’elenco degli intervenuti era già stato comunicato all’autorità giudiziaria in data 26 luglio.
Riconosco la nota di cui ho detto in quella in data 30/7/2001, che mi viene mostrata. La nota in mio possesso si chiude però a pag. 6 senza l’elenco del personale. La nota si apre con l’elenco dei dirigenti e prosegue con quello del personale.
Vi era una successiva annotazione del dr. Mortola con l’elenco del personale della Squadra Mobile intervenuto alla Diaz.
Nella nota principale si parlava di personale Digos, Ucigos e SCO. Vi erano indicati anche colleghi della Squadra Mobile: Di Bernardini, Ferri, Dominici. La nota del 30/7/2001 fa riferimento a Digos, Squadra Mobile, SCO e reparto mobile di Genova; l’elenco è diviso per reparti, con l’indicazione delle qualifiche; secondo quanto indicato, era comprensivo di tutto il personale intervenuto alla Diaz e alla Pascoli.
Richiesto di procedere all’identificazione del personale, provvidi ad un’integrazione dell’elenco del 30/7/2001. Mi accorsi che l’elenco non era completo perché sul posto era presente parecchio personale in divisa; presi gli ordini di servizio del personale dei reparti aggregati a Genova, a disposizione della Questura e mi resi conto che oltre all’UPG di Genova vi era personale di altri 4 reparti di Prevenzione Crimine.
Quella sera erano presenti 24 uffici diversi: direzione generale polizia prevenzione, cioè l’Ucigos che coordina tutte le Digos d’Italia; personale del servizio centrale operativo e dell’ufficio coordinamento squadre mobili (SCO), vi erano 5 Digos, 8 squadre mobili, il reparto mobile di Roma (con il VII nucleo antisommossa), l’UPG Genova, 4 reparti prevenzione crimini; vi erano funzionari a livelli apicali, i vicequestori vicari di Genova e Bologna.
Quanto ai compiti istituzionali dei reparti applicati nell’operazione, bisogna premettere che non vi erano disposizioni scritte, non ne ho trovate e ritengo che non ne siano state fatte. Per dare disposizioni scritte l’autorità è di chi assume il comando delle operazioni; normalmente è il soggetto più alto in grado, qui vi erano Questori, Prefetti. Non so chi comandasse nell’intervento alla Diaz. Per l’ordine pubblico è competente il Questore; per interventi di Polizia giudiziaria è il dirigente del reparto impiegato. Le Squadre mobili si occupano di repressione reati; le Digos svolgono attività per reati afferenti eversione e sovversione e sui gruppi estremisti; il reparto mobile è deputato a mantenimento dell’ordine pubblico; i reparti Prevenzione Crimine sono reparti su auto, in ausilio per le grandi operazioni di controllo del territorio o per collaborare in azioni di polizia giudiziaria.
Nella mia nota trasmessa il 22 ottobre avevo anche delineato le caratteristiche principali dell’abbigliamento utilizzato nell’intervento alla scuola Diaz.
I funzionari a livello apicale erano in abiti borghesi; quello delle Squadre mobili aveva pettorina con scritta polizia, quelli della Digos erano in abiti borghesi; il VII nucleo del reparto mobile di Roma, di circa una settantina di persone, aveva un’uniforme particolare: tuta ignifuga con protezioni, cinturone in cordura di colore blu scuro e casco a protezione che si differenziava dagli altri perché in Keplek e quindi si presentava opaco mentre gli altri erano lucidi; avevano un manganello tipo tonfa, che richiede un addestramento specifico per il suo utilizzo; il tonfa era in dotazione soltanto a tale reparto. Il personale dell’UPG di Genova aveva divisa atlantica ordinaria, camicia blu con maniche corte, cinturone bianco; gli agenti della prevenzione crimini erano con la stessa divisa, ma con cinturone e fondina nero.
Il reparto mobile di Roma era rappresentato del VII nucleo antisommossa. Nel mio elenco non risultavano presenti membri di altri reparti mobili.
La divisa che vedo nella foto (Rep. 212 foto scontri 11) che mi viene mostrata, mi pare sia quella ordinaria del reparto mobile d’ordine pubblico; se però tra gli agenti c’è una donna non può trattarsi del reparto mobile perché in tale reparto non operano donne.
Gli agenti del reparto prevenzione crimine potevano indossare anche divise diverse dall’atlantica, ma non il cinturone bianco che non è in loro dotazione.
L’integrazione dell’elenco del 30/7/2001 riguarda in particolare i reparti di prevenzione crimine. Era evidente che le divise presenti sul posto non appartenevano solo ai corpi indicati in tale elenco. Nell’elenco vi sono i componenti del VII nucleo antisommossa del reparto mobile di Roma. Non mi sono risultate presenze di altri reparti mobili. L’elenco riguarda sia le persone intervenute alla Diaz, sia alla Pascoli.
Per quanto mi è stato possibile ricostruire vi furono circa trenta quaranta poliziotti che entrarono nella scuola Pascoli.
Da quanto mi risulta l’ingresso nella Pascoli venne determinato da un errore.
Ricordo che erano stati sequestrati alcuni ordigni incendiari ma non ricordo il numero. Nella nota del mio ufficio risultano tre sequestri.
Il fazzoletto rosso è in dotazione ai reparti.
Gli operatori Pantanella, Padovani, Garbati e Vannozzi mi dissero di aver fatto ingresso nella Pascoli dopo aver visto che da una finestra del terzo piano della scuola vi era un giovane che riprendeva l’intervento In particolare ricordo che l’Ass. Pantanella disse di essere entrato per identificare chi faceva le riprese, e che, non avendolo trovato, avevano sequestrato quattro videocassette. Subito dopo fu disposta l’immediata uscita dalla Pascoli.
Un altro collaboratore riferì di essersi sbagliato ad entrare.
Quanto alle indagini sulla Pascoli ho avuto aiuto dal dott. Di Sarro, un ausilio generale; non avevo motivo di dubitare della genuinità della sua collaborazione, di cui mi sono sempre assunto la responsabilità con la mia firma. Quando chiedo ad un collega di fare un accertamento, poi controllo se è stato fatto bene. Di Sarro mi aveva indicato quali dei nostri erano entrati alla Pascoli.
Sono stato incaricato di indagini sulle persone entrate nelle scuole. Per accertarne i nominativi sono partito dalla relazione di Mortola del 30/7/2001, integrata poi, vista la presenza di altri reparti sul posto evinta dai filmati. Ho acquisito gli ordini di servizio dei reparti di quella sera. Una volta avuta contezza dei reparti presenti ho chiesto ai dirigenti di tali uffici l’elenco nominativo con allegata fotografia dei poliziotti intervenuti nell’operazione. Ho dovuto fare qualche sollecito, ed entro il 22/10/2001 ho avuto l’elenco completo. Stessa operazione venne fatta per i fatti di Bolzaneto. Nell’elenco del 22/10/2001 vi è il risultato dell’attività svolta da me e dai miei subordinati. Feci la richiesta delle fotografie al Ministero degli Interni.
Dall’11/9/2001 iniziai ad occuparmi dell’elenco, completato il 22/10/2001. Ho dovuto sollecitare qualche ufficio per far presto. Non so dire se vi sono stati ritardi, i tempi parlano chiaro, abbiamo tempestato tutta la polizia italiana al riguardo, abbiamo impiegato in tutto solo un mese e 10 gg. Nessuno mi ha risposto che non mi dava le foto.
Con riferimento alla scuola Pascoli, nel 2002 l’A.G. mi incaricò di chiedere ad alcuni reparti fotografie più recenti di quelle inviate. Le richiesi; in alcuni casi vennero mandate, in altri mi fu risposto che qualche agente non voleva fornire nuove fotografie. Non ho il potere di sottoporre a fotosegnalamento gli agenti. Alcune foto erano risalenti, altre meno, venivano mandate dai dirigenti dei reparti o dal Ministero.
Salvemini Luca (udienza 10/1/07)
(verbale – trascrizione)
All’epoca dei fatti ero in servizio alla Questura di Palermo, ove presto servizio tuttora. La Procura di Genova delegò le indagini alla squadra mobile di Genova e ad altri agenti; venni interpellato dal collega Sanfilippo; diedi la mia disponibilità e venni aggregato alla Questura di Genova, da giugno a settembre 2002 per compiere indagini esclusivamente in ordine ai fatti oggetto del presente processo, ed in particolare circa le bottiglie molotov sequestrate dalla P.G..
Le indagini vertevano sulla verifica della presenza del vice questore aggiunto dr. Troiani nell’operazione della Diaz, indicata da un teste, dr. Bernardini, e non risultante dai documenti. Da tale accertamento discendevano inoltre altri temi di indagini: personale che aveva partecipato all’operazione, fatti avvenuti nel pomeriggio innanzi alla scuola Diaz; fotografie dei dirigenti e degli ausiliari, anche con riferimento alla scuola Pascoli.
La prima mia attività fu quella di chiedere ai singoli uffici l’elenco del personale che aveva partecipato all’operazione e di acquisire gli ordini di servizio relativi ed in particolare circa il prolungamento del servizio e dello straordinario.
Il dr. Troiani prestava servizio presso il Ministero ove svolgeva attività di coordinamento di tutti i reparti impegnati a Genova.
Le risposte fornite in un primo tempo dai vari uffici indicavano soltanto il personale che era in servizio presso gli stessi, senza un concreto riferimento a coloro che avevano in effetti operato presso la Diaz. Negli elenchi così risultava sia la presenza di personale in realtà assente sia l’assenza di personale in realtà presente.
Dalla nostra verifica degli elenchi dei presenti risultò che mancava anche il nome di un agente che aveva firmato un verbale di sequestro: si trattava dell’Isp. Panzieri che aveva assistito all’aggressione del Nucera. L’isp Panzieri era un aggregato al I reparto mobile per le esigenze del G8 e così mi venne riferito che non era stato incluso nell’elenco. Due operatori del I reparto mobile inseriti nell’elenco non risultarono invece presenti sul posto, visto che non erano indicate le ore di lavoro straordinario utilizzate per il servizio.
Partendo dall’elencazione della Digos di 292 nomi, il risultato delle mie indagini ha accertato che dal n. 1 al 40 non vi erano anomalie; dal 41 al 50 ho potuto verificare che vi erano altri 4 nominativi certi, di accompagnatori del personale esterno alla Questura di Genova, che affiancavano i singoli contingenti. Si trattava dell’Isp. Peroni, del V. Sovr. Rinaldi e dell’Ag. Guerra accompagnatori per gli agenti di Napoli, nonché dell’Ass. Bertorello per quelli di Padova. Vi era poi altro personale rimasto all’esterno della Pascoli, ripreso dalle immagini, pur non essendo incluso negli elenchi. Risultarono presenti sul posto anche il dr. Ferrari, quattro suoi collaboratori dell’antirapina e l’autista del dr. Dominici. Nel terzo blocco dal 51 al 104 non rilevai nessuna anomalia. Dal 105 al 177 risultava l’assenza di Panzieri, firmatario invece di verbali di sequestro, aggregato al VII nucleo antisommossa. Gli Ag. Sc. Mozzi e Vaccaro Paolo, n. 126 e 164 dell’elenco, non risultavano in effetti impiegati nell’operazione; l’Ag. Sc. Antei risultava presente nonostante non fosse incluso nell’elenco (nel ruolo del turno di servizio risultava una correzione nella quale si certificava il lavoro straordinario nella notte) L’ag. Antei venne repertato per una ferita alla caviglia riportata alla scuola Diaz con prognosi di giorni cinque e lo stesso referto relativo alla ferita alla caviglia risulta rilasciato anche la sera prima.
L’Ag. Mostardi Sandro non c’era perché il 20 aveva riportato un referto per cinque giorni di malattia a causa di orticaria da gas lacrimogeni.
Da 178 a 206 nessuna anomalia; l’ultimo blocco fino al 292 riguardava il personale che aveva effettuato l’accesso alla Pascoli; risultavano presenti 8 componenti della squadra mobile di Genova, 20 della squadra mobile di Roma, 4 della squadra mobile di La Spezia (Ferri e i suoi tre collaboratori), 7 della squadra mobile di Nuoro (guidati da Gava); 8 del reparto prevenzione crimine Calabria coordinati da Fabbrocini e almeno 5 della Digos di Genova. Nessuno del personale ha ricordo della presenza di Di Bernardini.
La mancata indicazione della presenza del dr. Troiani ha formato oggetto di una relazione del dr. Mortola a spiegazione.
L’Ass. Burgio ed il dr Troiani erano in forza alla direzione centrale affari generali di Genova all’epoca diretta dal dott. Donnini. L’Ass. Burgio aveva funzioni di segreteria e successivamente di autista del Troiani e del Donnini.
Insieme al VII nucleo antisommossa operava anche personale del reparto mobile di Roma in tenuta d’ordine pubblico con cinturone bianco, ma non siamo stati in grado di accertarne il numero.
Vennero allestiti sei pattuglioni in diversi luoghi del levante di Genova composti ciascuno di quattro o cinque mezzi, con personale misto Digos e reparti mobili; tre erano riconducibili alla Digos diretti da Mengoni, Di Sarro e Barba, mentre gli altri tre erano riconducibili allo SCO ed erano diretti da Caldarozzi, Di Bernardini e Ferri. Il tutto lo ricavai dalla relazione di servizio del dr. Caldarozzi, che quale più alto in grado dirigeva tutti i pattuglioni. Sulla base della documentazione acquisita vennero individuati i partecipanti ai pattuglioni: Mazzoni, Riccitelli, Conte, Pascolini, Bassani, Barbacetto, Alagna, Campanella, Corvaglia, Carpagni, ecc. Avevamo un elenco di 30 persone.
Ai pattuglioni partecipò una quota di personale del Reparto Mobile. La tipologia del servizio non consente di identificare i dati personali dei partecipanti.
Abbiamo identificato i nove firmatari del verbale di perquisizione e sequestro: Panzieri, Nucera, Gava, Ferri, Aniceto, Cerchi, Di Novi, Mazzoni e Di Bernardini. Gli stessi sottoscrivono anche il verbale di arresto: sono state identificate altre cinque firme, Mortola, Dominici, Di Sarro, Caldarozzi e Ciccimarra, mentre resta non identificata la quindicesima.
Foto N. 939 faldone 1: l’operatore riconoscibile sulla sinistra è Liguori, quello sulla destra non è stato riconosciuto nonostante l’invio della foto a tutti gli uffici.
Foto N. 936 faldone 1: ritrae il personale della Digos di Padova che esce portando le due bottiglie molotov; si tratta del dr. Pifferi da me conosciuto, mentre non ricordo l’altro.
Non è stato possibile identificare neanche l’operatore in abiti civili con la vistosa coda di cavallo visibile nel filmato Rep. 192.20 p 3 min 02,25 (estratto), nonostante l’interpello di tutti gli uffici interessati e di tutte le questure d’Italia; si intuiva che stava colpendo qualcuno non visibile. Ho anche sentito due operatori con la coda di cavallo, ma ho dovuto poi escluderne la presenza in base alla documentazione acquisita.
Ho anche effettuato indagini circa i fatti che hanno portato all’operazione Diaz.
Sono stati acquisiti tutti i tabulati dei cellulari di un discreto elenco di funzionari e dirigenti in servizio nel corso dell’operazione Diaz.
Con un software particolare, “Intercept”, fu possibile scaricare i tabulati delle chiamate di diversi utenti ed accertare quando due di tali utenti venivano in contatto tra loro. Il software consente anche di accertare la cella che viene agganciata dalla chiamata e anche la localizzazione degli utenti.
La Batteria del Viminale è la centrale da cui passano tutte le telefonate dirette ad altissimi dirigenti e di cui il chiamante non conosce l’attuale recapito.
Sia nel verbale di perquisizione e sequestro sia nel verbale d’arresto è indicato l’episodio dell’aggressione alla pattuglia come avvenuto alle 22,30. Si è però potuto verificare, tramite l’orario delle telefonate, che andava riportato alle 21,30.
Nel filmato Rep. 199 min. 8,55 (estratto) si intravede dalla sinistra il dr. Caldarozzi, il dr. Luperi, di spalle con la giacca blu, il dr. Fiorentino, con il completo grigio, il dr. Canterini, di spalle con le maniche della divisa rivoltate; alla destra del dr. Canterini il dr. Mortola ed il dr. Murgolo; all’estrema destra il dr. Gratteri in giacca; all’interno della palestra si vede una persona in abiti civili con il telefono è il V. Sovr. Alagna della Digos di Genova; all’estrema destra vi è il dr. Troiani, di cui si vede solo il volto. La persona con il casco sulla sinistra vicino al ingresso mi pare sia Burgio, ma non ne sono certo.
Nel filmato si vede il Dr. Luperi che si porta all’orecchio il telefonino. Si vede poi il dr. Canterini e infine il dr. Mortola al telefono (9,31 - estratto) in maniche di camicia; sulla sinistra si vede anche il dr. Murgolo al telefono. Con il programma Intercept abbiamo collocato la scena alle ore 00,41 e 33 secondi. Si tratta invero dell’unico momento in cui in base ai tabulati le persone in questione erano tutte al telefono. L’operatore Alagna si vede inizialmente al telefono; proseguendo si vede il dr. Luperi portare il telefono all’orecchio; il suo telefono registrava in entrata tre conversazioni alle 0 33 e 18, alle 0.38 e 10 e alle 00 41 33; interpolando i dati è risultato che l’unica telefonata possibile è quella di cui ho detto.
Dal tabulato dell’Ass. Burgio abbiamo avuto la possibilità di ricostruire i suoi movimenti: tra le 23 e le 23,59 il Burgio viene localizzato nei pressi della Questura di Genova; si conferma così tutto lo spostamento dalla Questura ad Albaro. Dopo l’aggressione avvenuta alle 21,30 il Questore mette in preallerta sulla possibile operazione Diaz ed infatti il dr. Calesini venne contattato dal Questore Colucci verso le 22; il cellulare di Burgio poi si sposta ed impegna la cella di via Piave, via Byron.
Alle 00,34 vi è una telefonata in uscita dal cellulare di Burgio verso il cellulare del dr. Troiani poi cessano i contatti telefonici tra i due.
Nel filmato Rep. 234 p 2 min. 1,12 (estratto) al min. 00 28 20 22 del contatore riconosco l’Ass. Burgio subito a fianco del palo; al minuto 00 50 16 13 (estratto) è visibile l’Ass. Burgio vicino alla macchina.
Guardando la foto che mi viene mostrata (scontri 11) mi pare che l’operatore al centro sia una donna, la divisa è da ordine pubblico; la donna porta il basco sulla spallina e quindi dovrebbe far parte del reparto prevenzione crimine; nel reparto mobile non prestano servizio donne; l’ipotesi più plausibile è che la donna facesse parte di una volante; il colore dei pantaloni della donna è diverso da quello degli altri operatori; l’uomo dietro la donna lo attribuirei al reparto UP crimine. Per quanto attiene al personale maschile direi che si tratta di personale del Reparto Mobile di Genova o di Torino o di altra città.
Borré Francesco (udienza 11/1/07)
(verbale – trascrizione)
Dopo il rientro nel settembre del dr. Salvemini, abbiamo proseguito le indagini insieme al dr. Sanfilippo. Nostro intento era di fornire i dati dei tabulati telefonici in una forma più comprensibile, trasferendoli in un quadro sinottico mediante il programma Intercept.
Alcuni gestori telefonici, in particolare Wind, hanno trasmesso i dati soltanto per via telematica senza trasmettere i supporti cartacei, come del resto era prassi.
Sapevamo che il dr. Troiani utilizzava due utenze, ma per errore abbiamo indicato a Wind un numero sbagliato; poiché i tabulati dell’altra utenza avevano fornito dati sufficienti, dopo la comunicazione della Wind circa la mancata corrispondenza del numero da noi indicato con l’utenza del dr. Troiani, non abbiamo più sollecitato l’invio del tabulato della seconda utenza, che non mi risulta sia stato trasmesso dalla Wind, se non in un tempo successivo. In tale tabulato compariva una telefonata all’utenza del dr. Salvo, all’epoca Vicepresidente del Gabinetto della Questura. Abbiamo altresì proceduto all’identificazione degli operatori presenti nell’operazione Diaz. In particolare abbiamo cercato di identificare un operatore che appariva nei filmati con una coda di cavallo; abbiamo utilizzato la stessa procedura posta in atto per identificare il quindicesimo firmatario del verbale d’arresto: abbiamo cioè interessato tutti gli uffici ed abbiamo ricevuto in risposta l’indicazione di sei operatori con la coda di cavallo: uno era nel frattempo morto e gli altri cinque sono risultati estranei ai fatti perché si trovavano in altri luoghi.
Abbiamo identificato il V. Sovr. Metelli, l’Isp. Capo Pignarosa, l’Ass. Songini.
La richiesta di identificazione delle impronte digitali rilevate sulle bottiglie molotov sembrava principalmente diretta ad escludere gli operatori e ad individuare le impronte dei possessori e quindi non abbiamo insistito per ottenere risposta.
Una prima fase delle indagini è stata gestita dal dr. Salvemini e dal dr. Sanfilippo; dopo il rientro del dr. Salvemini ho aiutato il dr. Sanfilippo.
Per quanto attiene all’episodio dell’aggressione in via Cesare Battisti, mi occupai di acquisire la documentazione circa i danni subiti dal Magnum e la sua riparazione; non ricordo l’ammontare del danno erariale, la relativa documentazione venne trasmessa alla Procura. Se nella nota risulta un danno di circa 2.000 euro certamente sarà stato quello indicato.
Cavalera Cosimo (udienza 11/1/07)
(verbale – trascrizione)
Venni incaricato di svolgere accertamenti su due bottiglie molotov al fine di visualizzare sulle stesse eventuali impronte. Le bottiglie vennero trattate e vennero quindi visualizzati alcuni frammenti utili di impronte, più precisamente tre su una ed uno sull’altra.
Al fine di escludere le impronte di coloro che legittimamente avrebbero potuto maneggiarle, ho richiesto agli uffici di appartenenza l’invio delle impronte degli operatori che avevano maneggiato le bottiglie, senza peraltro ricevere risposta.
Ho potuto procedere al confronto delle impronte rinvenute con quelle di una parte degli arrestati nel corso dell’operazione Diaz con esito negativo.
Il dr. Ferri sollecitò la comparazione delle impronte; mi telefonò, mi pare alla fine di luglio inizi di agosto, chiedendomi di procedere subito agli accertamenti; insistette molto. Vi era peraltro un problema procedurale perché, trattandosi di accertamenti modificativi dei reperti e quindi irripetibili mentre la procura nel chiedere di procedere, non li aveva dichiarati tali, vi fu un certo ritardo. Anche la richiesta della Digos di accertamenti dattiloscopici non venne avanzata subito, ma con un certo ritardo.
Mancino Pasquale (udienza 18/1/07)
(verbale – trascrizione)
All’epoca ero sottotenente in forza al reparto scientifico di Roma. La prima attività delegatami era il sopralluogo per accertare la situazione degli apparecchi informatici rinvenuti della scuola Pascoli; alcuni computer erano aperti, alcuni erano privi della Ram, alcuni erano danneggiati all’esterno, privi di scheda madre, device interni, hard disk. L’esame degli apparecchi è stato effettuato presso il laboratorio RIS di Roma.
Ricordo una situazione simile a quella visibile nel filmato Rep 192.20 p. III min. 6,08 (estratto): non posso dire se sia la stessa da me vista, atteso che sono trascorsi quasi sei anni.
Sono stati analizzati tutti i computer in cui era presente l’hard disk; io ne ho analizzato alcuni; vi erano file di ricerche su internet, di scambi di informazioni attinenti al G8.
Sanfilippo Claudio (udienza 14/2/07)
(verbale – trascrizione)
Ero dirigente della squadra Mobile incaricata di svolgere indagini sui fatti della scuola Diaz ed ero stato incaricato di acquisire i tabulati telefonici delle utenze in uso ai colleghi intervenuti nella Diaz.
Ho utilizzato un programma “Intercept” che avevo già usato a Palermo; il software consentiva di immagazzinare sia in via informatica sia in via manuale tutti i dati che pervenivano dai gestori telefonici; si potevano quindi estrapolare i dati delle conversazioni in determinate fasce orarie. Tutti i dati relativi al periodo di tempo indicato dalla Procura vennero inseriti senza alcuna cernita. Realizzammo così un quadro sinottico che copriva l’arco temporale dalle 19 di sabato 21 alle 7 del mattino successivo.
Il fatto che nel tabulato relativo al dr. Ferri si rinvengano telefonate che hanno impegnato la cella di Pontremoli, mentre le altre telefonate dello stesso periodo orario impegnavano celle di Genova, potrebbe spiegarsi con l’erronea indicazione della cella utilizzata dal ricevente anziché del chiamante; le due telefonate in questione si riferiscono infatti alla madre e alla fidanzata del dr. Ferri che, per quanto mi consta risiedevano, a Pontremoli.
Ci venne delegata anche l’individuazione di alcuni soggetti sulla base di fotografie, in particolare di un operatore con la coda di cavallo. Seguimmo una metodologia per cerchi concentrici, facendoci segnalare prima gli operatori presenti alla Diaz quella notte e via via, se non ricevevamo le risposte che cercavamo, allargando la ricerca fino a contattare tutte le questure; ne vennero contattate 98. Ci vennero segnalati cinque o sei operatori che avevano tale caratteristica, ma dopo averli sentiti abbiamo dovuto escluderne la presenza nell’operazione della Diaz.
Per l’identificazione del V. Sovr. Metelli seguimmo la stessa metodologia.
Una delle due utenze in uso al dr. Troiani risultava indicata dalla Wind con il prefisso erroneo e quindi venne da noi rettificato, ma la Wind non ci rispose e noi non inviammo solleciti; probabilmente ci siamo dimenticati di inviarli.
Ho svolto anche indagini dirette a identificare i colleghi presenti nella scuola Pascoli ed ho fornito in proposito un elenco. Probabilmente il reparto prevenzione crimine Campania entrò nella scuola attesa la presenza del dr. Gava.
Ci fu richiesta dalla Procura una lista di fotografie dei funzionari presenti alla Diaz. Chiesi ai colleghi di inviarci foto recenti via e-mail; mi pare di averle ricevute tutte, qualcuno espose alcune perplessità, ma poi vennero fugate. Le foto giunsero in alcuni mesi.
Nel programma Intercept vennero inserite esclusivamente le telefonate dalle 19 del 21 luglio alla 7 del 22 luglio; nei tabulati risultano inserite telefonate relative anche al 22 luglio. Abbiamo approfondito peraltro il periodo dalle 21 alle 3; è possibile che non siano state elaborate le telefonate dalle 3 al mattino. Si trattava di una scelta logica perché dopo le tre sino alle sette non vi erano più telefonate se non a familiari.
Vedo dai tabulati che il dr. Ferri fece diverse telefonate nella notte e non so perché non siano state elaborate; ritengo che probabilmente si tratti di telefonate con utenze non rilevanti per le indagini in corso, anche se non posso affermarlo con certezza.
Ricordo di aver visto un filmato in cui si vede il dr. La Barbera che esce dal cancello della Diaz.
Circa l’utenza 333 … (probabilmente in uso al dr. Pinto) vi sono cinque telefonate dirette al dr. Alessandro Perugini tra le 00,18 e le 01,51. Per quanto ricordo il dr. Perugini non era presente alla Diaz; non ho elementi per affermare o escludere che quella sera il cellulare in questione fosse in effetti in uso al dr. Perugini. Vi sono due chiamate ad un’utenza di servizio del Ministero degli Interni: la prima di 5,41minuti e la seconda di 2,56.
L’utenza 32941502 era del vicequestore Giuliano; non sono in grado di dire se il cellulare del dr. Giuliano fosse in uso quella sera al dr. Mortola.
Ricordo che accertai che il dr. Mortola non poteva utilizzare il suo cellulare di servizio perché aveva la batteria scarica.
Vi sono, se ben ricordo, alcune immagini in cui si vede il dr. Mortola che parla al telefono e ricordo anche di aver sentito alcune parole dette dal dr. Mortola al telefono.
Riconosco il filmato (Rep. 199, min. contatore 23:42:15 - estratto); il dr. Mortola si rivolge al dr. Canterini e gli dice: “C’è un nostro agente aggredito con una coltellata” e quindi al telefono: “Ci hanno provato …”
Non ricordo se riuscimmo a trovare l’interlocutore del dr. Mortola.
Corda Vittorio (udienza 21/2/07)
(verbale – trascrizione)
Sono il responsabile dell’aliquota di polizia giudiziaria della Polizia Municipale presso il Tribunale di Genova e lo ero anche all’epoca dei fatti del G8; dopo tali fatti venimmo incaricati di raccogliere, repertare e catalogare tutto il materiale fono-video che giungeva alla Procura. Il dr. Pellegrino aveva emesso un ordine di esibizione che venne notificato alle agenzie giornalistiche; vi furono anche sequestri di materiale, e vi furono anche soggetti che nel corso di interrogatori o esami producevano materiale foto video. Il dr. Meloni fece altresì aprire un ufficio presso cui tutti coloro che erano in possesso di materiale potevano consegnarlo.
Nella primavera successiva, quando la Procura si dotò di un software specifico, tutto il materiale venne riversato in tale programma.
Nella repertazione tutto il materiale che perveniva alla Procura veniva numerato secondo l’ordine cronologico di arrivo.
Il software dava la possibilità di inserire e catalogare tutti i filmati e le foto raggruppandoli per singoli episodi. Il numero del reperto restava quello originale; venivano praticamente posti segnalibri che consentivano di raggruppare i reperti secondo le date e gli episodi.
Siamo stati impegnati in tale attività per oltre un anno. Si trattava di circa 650 ore di filmati e 15.000 foto. Fummo aiutati in questo lavoro da personale applicato della Polizia Municipale.
Venne anche stilato un elenco dei reperti con l’indicazione della provenienza.
Abbiamo provveduto a sequestrare il rep. 199 presso l’emittente Primocanale.
Erano pervenute anche più copie dello stesso filmato ad esempio il rep. 199 era già pervenuto e catalogato come Rep 44.
Grispo Riccardo (udienza 8/3/07)
(verbale – trascrizione)
All’epoca ero V. Sovr. della Polizia di Stato; ho avuto l’incarico di controllare la conformità tra il verbale di sequestro e quanto si trovava depositato. Vennero riscontrate anomalie sia in eccesso sia in difetto; redassi due annotazioni di servizio datate 30 luglio; le difformità erano innumerevoli; negli scatoloni vi era moltissimo materiale in più rispetto a quello descritto, quali ad esempio quattro cassette video che non risultavano menzionate nel verbale; vi era anche una videocamera JVC priva di videocassetta, mentre nel verbale si leggeva che vi era. Il materiale arrivò al mio ufficio due giorni dopo il sequestro in una serie di scatoloni indistinguibili. Provvidi poi a segnare i numeri sugli scatoloni. Vi era uno zaino di proprietà di certo Ghieser con un computer e documenti. Vi erano nove rullini fotografici e macchine fotografiche; tutto il materiale fotografico venne mandato all’ufficio scientifico per lo sviluppo e la stampa.
Mattei Aldo (udienza 14/3/07)
(verbale – trascrizione)
Sono in servizio presso il RIS di Parma; comando la sezione impronte e fotografie.
Nel 2003 abbiamo svolto accertamenti tecnici su supporti video: 4 videocassette: reperto 174 VHS, reperto 44 VHS, reperto 172 VHS e infine una videocassetta 199 in formato minidvd.
Oltre a queste avevamo un cd rom, reperto 199, un altro reperto cd rom con scritto RC1 copy e altro cd rom con riversamento delle immagini del reperto 174.
Il nostro compito era quello di migliorare la qualità dei filmati, di estrapolare alcune scene di interesse particolare e di isolare il materiale fonico. Dovevamo anche estrarre alcuni fotogrammi, migliorandone la qualità, e rendere intelligibili alcune scene mediante appositi programmi commerciali quali Photoshop ed altri. Abbiamo così realizzato tre fascicoli fotografici.
Ci erano state indicate alcune scene sulle quali si concentrò il nostro lavoro; ricordo in particolare le scene relative ad un sacchetto di colore azzurro tenuto da un funzionario nel cortile della scuola Diaz.
Un’altra scena su cui ci siamo soffermati è quella relativa ai colpi inferti a Marc Covell vicino al cancello.
Abbiamo inoltre effettuato l’esame del materiale sonoro per riferirlo ai singoli soggetti ripresi nei filmati.
Non è stato possibile peraltro selezionare le singole frequenze e così abbiamo utilizzato l’opera di un soggetto audioleso che era in grado di leggere le parole pronunciate mediante l’osservazione delle labbra. Non siamo però riusciti a estrapolare frasi di senso compiuto attribuibili ai singoli soggetti.
Le nostre indagini vennero eseguite nel 2002; accertamenti analoghi oggi sullo stesso materiale potrebbero portare a risultati più precisi, attesi i progressi della tecnica.
Nel 2006 abbiamo invero ricevuto l’incarico di svolgere nuove indagini in proposito. Abbiamo quindi esaminato nuovamente il materiale e l’abbiamo ottimizzato utilizzando software specifico (Virtualdub, Net video). Abbiamo così realizzato un DVD ponendo a confronto l’elaborato con l’originale. Abbiamo altresì operato l’estrapolazione di singoli fotogrammi, che abbiamo ingrandito utilizzando appositi software quali Photoshop CS2 e Photo Zoom pro.
Il miglioramento delle immagine nella scena del sacchetto, già oggetto della prima attività (pagina 36), è considerevole per il rapporto segnale e rumore; il metodo seguito a quattro anni di distanza ha permesso di apprezzare un dettaglio differente nella scena. Nella precedente elaborazione il sacchetto presentava colore blu intenso; la fedeltà di colore nelle elaborazioni non può essere certa, quello che viene apprezzato sono piccole differenze di tono, in alcune immagini può apparire con colore meno intenso. L’oggetto è verosimilmente un sacchetto di plastica di colore azzurro, quanto viri verso il blu non lo possiamo dire. Si nota nella nuova elaborazione una differenza legata al fatto che nel 2003 le regolazioni sulla luminosità e il contrasto sono state fatte sul singolo frame e su tutta l’immagine, mentre nel 2007 si è potuto lavorare anche su frames successivi e precedenti e regolare il contrasto su parti dell’immagine. Abbiamo utilizzato tale soluzione tecniche per evidenziare zone che nel 2003 erano meno visibili; nel 2003 il sacchetto rimaneva in ombra.
Abbiamo analizzato anche le scene delle fasi dell’ingresso nella scuola, per verificare se vi era lancio di oggetti nei confronti del personale operante. A pagina 23 si può apprezzare la differenza e la maggiore intelligibilità della scena dopo la seconda rielaborazione. Abbiamo focalizzato l’attenzione sul personale nel cortile e su eventuali soggetti che potessero lanciare oggetti dalle finestre. Vi sono dei limiti derivanti dalla distanza della ripresa, oggetti di piccole dimensioni come monete e sassi non avremmo potuto vederli. Dalle immagini non si vede lancio di oggetti di dimensioni maggiori. Non abbiamo potuto vedere persone che lanciavano oggetti dalle finestre. Dall’analisi del materiale a disposizione non è stato possibile vedere persone che lanciavano oggetti, oggetti lanciati e soggetti colpiti da tali oggetti, né se vi siano stati lanci. Abbiamo analizzato anche tutti i comportamenti di soggetti evidenziabili presenti all’interno della scuola, non solo nel cortile, ma sulla facciata, sulle varie finestre illuminate o meno per cercare di evidenziare comportamenti che potessero essere testimonianza visiva di comportamenti lesivi. Nella fase finale dell’ingresso si vedono gli scudi levati in alto dagli operanti; in tale scena abbiamo evidenziato ogni comportamento delle forze di polizia che potesse essere sintomo di lesioni ricevute. Non abbiamo avuto esito, con le nostre tecniche non abbiamo apprezzato oggetti che arrivassero su tale personale.
Nel Rep 198.2 p. 1 l’orario indicato nel fotogramma a pag. 25 in basso a sinistra non è esatto: si tratta di un semplice errore. Anche a pag. 59 l’orario deve essere scalato.
Dai fotogrammi risultava all’atto dell’ingresso la presenza di operatori con cintura bianca ed altri con cintura nera, alcuni portavano caschi più opachi ed altri lucidi.
Paolino Saverio (udienza 14/3/07)
(verbale – trascrizione)
Nell’attuale elaborazione del materiale video sono state utilizzate tecniche e programmi più moderni rispetto a quelli esistenti nel 2002.
Nell’elaborato riprodotto nel DVD abbiamo inserito sia i filmati originali sia quelli elaborati.
A pagina 68 dell’album fotografico si vede uno schema che unisce tra loro i diversi reperti: si parte dall’immagine 00.41.33 (Rep. 199), il cui orario era noto perché corrispondente ad una telefonata rilevata; il resto del filmato è stato quindi tutto temporizzato e sulla base della corrispondenza di alcuni immagini con quelle di altre riprese siamo riusciti a temporizzare anche gli altri filmati. Le sequenze di pag. 6 e 7 riportano gli orari stabiliti con la tecnica descritta.
Con l’incrocio di cui ho detto e cioè rapportandolo al Rep. 199 siamo riusciti a temporizzate il Rep. 234 e da questo, identificando i soggetti 1 e 2 (corrispondenti ai soggetti 21 e 26 di pag. 2) il Rep. 164, quindi il Rep 194 (mediante una scena in cui si sente una frase in inglese corrispondente nei due filmati), il Rep. 239 (sequenze di pag. 23 – faro sul portone) ed il Rep. 175 (scena di un manganello impugnato al contrario visibile in entrambi).
L’esattezza degli orari è stata inoltre confermata anche dalla ripresa di un orologio che segnava le 00,27 (pag. 31), ora appunto corrispondente a quella del filmato elaborata con la tecnica che ho descritto.
Pizzamiglio Marco (udienza 17/5/2007)
(verbale – trascrizione)
Ho avuto incarico di esaminare numerosi manganelli e su cinque ho trovato tracce di sangue (Rep. 1/33 in dotazione a Gabriele Ivo della Polizia di Pubblica Sicurezza di Roma; il manganello 1/44, in dotazione a Paresi Luigi sempre della PS di Roma, il manganello 3/1 privo di numero identificativo dello SCO di Roma; il manganello 4/26 della Questura di Napoli e 4/2 sempre della Questura di Napoli, senza associazione coi nominativi); mi è stato anche consegnato un casco ma nella sua ispezione non è stato rilevato alcunché di utile.
Nelle foto (faldone II pagg. 854 - 855 - 856 - 859) con le frecce sul manico sono indicate le zone ove sono state rinvenute le tracce di sangue.
Dei cinque manganelli con tracce di sangue due erano di tipo tonfa e le tracce erano sull’impugnatura e negli altri su due impugnature.
Zanotti Katia (udienza 06/07/2007)
(verbale – trascrizione)
Ho partecipato ad un comitato di indagine parlamentare sui fatti del G8. Sui fatti della scuola Pascoli sentimmo Agnoletto e Serventi Longhi; venimmo a sapere che una parte di poliziotti entrò alla Pascoli e distrusse del materiale.
Ricordo una relazione del dott. Mortola che parlava del sequestro di 4 cassette; una di queste riguardava le riprese riferite alla perquisizione avvenuta alla Diaz.
Una delle motivazioni riferite da La Barbera sulla perquisizione riguardava una pattuglia di polizia presa di mira da 150 persone vestite di nero in via Cesare Battisti. Anche Andreassi, Colucci e altri usarono tale motivazione.
Chiesi a La Barbera, che nella sua relazione si era intrattenuto a lungo sul suo lavoro di analisi sull’antagonismo e sui black block, se la presenza di 150 persone vestite di nero poteva giustificare l’operazione di polizia.
Il fenomeno dei black block non era per le forze dell’ordine un entità sconosciuta, come appariva dai giornali; vi era già stato uno studio del fenomeno da parte delle forze dell’ordine ed infatti La Barbera descrisse in modo minuzioso il loro modo di agire.
Non so chi fosse il responsabile dell’operazione quella sera; Gratteri disse che ogni gruppo aveva il suo vertice apicale e quindi non si pose il problema di una direzione unica; anche nella relazione mandata da Micalizio si confermava il fatto che non esisteva un’unica figura di riferimento che coordinasse i gruppi. Chiedemmo più volte, senza successo, di indicare la figura di riferimento dell’operazione. Ricordo che secondo quanto riferito da De Gennaro l’ordine pubblico dipendeva dalle realtà locali; il questore Colucci fece riferimento ad un lavoro di collaborazione che si era attivato con il dipartimento di Polizia; De Gennaro aveva delegato Andreassi; a Genova erano presenti i vertici della polizia, tra cui Gratteri e forse Luperi.
Il ruolo di Murgolo, che conosco perché vicequestore della mia città, Bologna, lo chiedemmo a Colucci, che ci disse che a Genova lo affiancava nel controllo dell’ordine pubblico, inteso come controllo del territorio e delle manifestazioni. Ricordo che Colucci fece riferimento esplicito al dott. Murgolo, che fu mandato, o si offrì di andare, alla Diaz per la gestione dell’ordine pubblico. Colucci spiegò esplicitamente che lui si occupava dell’ordine pubblico e non delle operazioni di PG, e che si preoccupò di mandare alcuni funzionari, tra cui Murgolo.
Colucci disse che De Gennaro lo aveva invitato a chiamare Sgalla per farlo andare alla Diaz.
Non ricordo dichiarazioni esplicite riguardo le persone ferite.
In relazione alla perquisizione alla Pascoli, apprendemmo del sequestro di materiale audiovisivo; non so se fu un sequestro, si trattava comunque della sottrazione di 4 cassette; ricordo al riguardo la relazione di Mortola.
Per quanto ricordo non venne detto che i black block avessero un quartier generale; ricordo che dall’audizione di La Barbera è emerso che il gruppo dei black block era molto sparso, ma in grado di riunificarsi sull’obiettivo e con la capacità di trovare armi ed oggetti contundenti sul posto.
Non ricordo se l’operazione Diaz sia stata associata alla perquisizione alla scuola Klee, ricordo la denuncia di un usciere al riguardo.
Il questore Colucci in una parte dell’audizione disse che fu lui a mandare Murgolo alla Diaz, in un’altra parte che Murgolo si autopropose. Quanto al ruolo di Murgolo nell’operazione non so se è emerso che dovesse entrare alla Diaz o rimanere fuori; in modo esplicito non è emerso; dai resoconti di Colucci pareva che tutta l’attività di ordine pubblico fosse rivolta all’esterno dell’edificio. In sede di audizione non ricordo se qualcuno parlò della presenza di Murgolo all’interno dell’edificio.
D’Agostino Rosario (udienza 10/1/07)
(verbale – trascrizione)
Da prima del 2001 sono il responsabile di una sezione Digos della Questura di Cosenza; ho svolto indagini su fatti collegati a quelli del vertice G8 di Genova. In particolare ci occupammo di un’associazione, “Sud ribelle”, costituitasi a Cosenza il 22/5/2001, nella quale avevamo saputo che vi erano persone che stavano organizzando turbative dell’ordine pubblico a Genova in occasione del vertice G8. Dalle intercettazione telefoniche, disposte anche dalle procure di Taranto e Napoli, ricavammo elementi per richiedere un’ordinanza di custodia cautelare. Si evidenziavano i reati di cospirazione politica, di attentati ad organi costituzionali, resistenza a pubblici ufficiali ed altri.
Tra le persone indagate vi erano Anna Curcio e Cirillo Francesco; la Curcio lavorava per radio Gap. Già dal 17 luglio 2001 vi era stata una riunione a Napoli per preparare gli scontri, si evinceva da una intercettazione.
Abbiamo accertato che vi sono state riunioni organizzative dei disordini; si mettevano d’accordo sul luogo dove dovevano accadere, vi era una sorta di regia. Vi erano contatti tra la Curcio, i vari manifestanti sulla strada e radio Gap; quelli di Cosenza partivano dal Carlini; vi era una rete organizzativa, la Curcio li avvisava dove c’era la polizia e dava indicazioni su come comportarsi in casi di ferite. Facevano riferimento ai gruppi di azione partigiana che professavano la guerriglia urbana; facevano riferimento a Franco Piperno. La Curcio lavorava per radio Gap e teneva i contatti; si parlava di black block presso la scuola Diaz. Abbiamo mandato più informative sui fatti alla Procura.
Non so se la Curcio dormisse a radio Gap. Un certo Massimo, persona legata sentimentalmente alla Curcio, venne fermato dai CC. e poi portato in ospedale. Anche un certo Vincenzo Migliuccio subì lesioni da parte di altri facinorosi. Questi fermi avvennero il 20 luglio 2001.
La Curcio era stata destinataria di provvedimenti restrittivi all’estero, ne ricevemmo la segnalazione in occasione di incidenti ad un vertice, credo a Nizza.
Abbiamo indagato sulla posizione della Curcio e ci siamo imbattuti nella radio, che già in precedenza conoscevamo. So che vi era un’organizzazione per la diffusione su scala nazionale delle notizie sul G8. Sono stato sentito a Cosenza su questi fatti, credo di aver parlato anche della radio; escludo di non aver ricordato il nome della radio.
Giacalone Pietro (udienza 07/02/08)
(verbale – trascrizione)
Ero in servizio presso la sezione della G.di F. di Genova; ebbi l’incarico nel 2004 (5/10) di acquisire a Roma i tabulati telefonici presso la Wind di Roma. Mi vennero consegnati i tabulati in formato cartaceo. Non so se fossero già stati forniti i dati in formato elettronico.
Ebbi soltanto l’incarico di ritirare i tabulati.
Gambaro Lanfranco (udienza 07/02/08)
(verbale – trascrizione)
Prestavo servizio alla squadra mobile di Genova sez. omicidi.
L’unica cosa di cui mi occupai fu la morte di Giuliani. Venni peraltro incaricato anche se non lo ricordo bene di ritirare i tabulati telefonici della Wind di Roma. Non ricordo nulla in proposito.
Paganini Pier Giorgio (udienza 06/03/08)
(verbale – trascrizione)
Mi occupo di grafica pubblicitaria.
Fui incaricato dalla Procura di riversare una minicassetta di una telecamera su CD. Il filmato aveva una risoluzione molto bassa, poca luminosità e contrasto, e così mi venne chiesto di cercare di migliorare l’immagine per poter riconoscere le persone raffigurate, ma ciò non fu possibile, data la lontananza cui erano state riprese e la scarsa qualità delle immagini.
I problemi vennero comunicati alla Procura oralmente e poi venne redatto un documento in proposito.
Riversai le immagini dalla videocassetta al computer e poi presi ogni singolo scatto e lo illuminai e schiarii al fine di ottenere un maggior rilievo dei dettagli delle immagini.
Nelle immagini si vedevano le prime fasi dell’ingresso alla Diaz, con persone che si muovevano nel cortile vicino alle finestre, alcune con gli scudi alzati ed anche qualcuno che si abbassava come se fosse stato colpito da qualcosa, ma la qualità delle immagini non consentiva di accertare se fosse in corso un lancio di oggetti.
Se a suo tempo dissi che le persone venivano fatte oggetto di un lancio di qualche cosa dall’alto, probabilmente lo ricavai dai movimenti visibili delle persone stesse, ma certamente dalle immagini non potevano vedersi gli oggetti anche se vi fossero stati.
Le divise che abbiamo identificato presentavano elmetto, cinturone bianco e uniformi scure e qualcuno portava braccioli protettivi.
Successivamente, il 19 marzo 2005, venni chiamato dal PM per vedere insieme il filmato e verificare se l’ipotetica azione di passaggio degli agenti con lo scudo alzato fosse contemporanea al lancio di oggetti dall’alto.
Depositai diverse relazioni sull’attività da me svolta. Nel 2001 produssi due o tre scritti in proposito. Nel 2005 produssi probabilmente copia di quanto avevo già dato a suo tempo.
Produssi una relazione con una stampa dei singoli frame in sequenza.
La risoluzione del filmato era molto scarsa; quando la scena veniva colpita da fasci di luce diveniva più chiara.
Il filmato, Rep. 189 dal min 4 circa (estratto), che mi viene mostrato è quello oggetto della mia attività.