PROCESSO DIAZ - La sentenza
7. Operatori televisivi - residenti - parlamentari - giornalisti
Operatori televisivi – Residenti – Parlamentari – Giornalisti
Chatroux Riccardo (udienza 10/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Sono giornalista Rai. All’epoca del G8 ero a Genova inviato dal TG3 per seguire il vertice.
Verso la mezzanotte del 21, mentre ero a cena ricevetti una telefonata da Manolo Luppichini, che si trovava nella scuola Pascoli, il quale mi disse che stava avvenendo un’irruzione della polizia nel complesso scolastico.
Insieme agli operatori Stefano Cangemi e Nino Affieri mi recai immediatamente sul posto, ove arrivai dopo circa una quindicina di minuti. Entrammo nella scuola e iniziammo le riprese; al piano terra vi era un gruppo di persone in prevalenza straniere che ci diedero un primo quadro di quanto era avvenuto; poi salimmo ai piani superiori; alcuni poliziotti ci chiesero chi fossimo e poi, appreso che eravamo giornalisti Rai, ci fecero passare. Ricordo che nelle sale c’era un gran confusione; computer a terra e segni evidenti di azioni violente. Una ragazza ci chiese di non andare via perché riteneva che la nostra presenza fosse una garanzia per la loro incolumità. Vi erano persone sedute nei corridoi; era evidente che si stava svolgendo un’ispezione nei locali; non ho assistito ad episodi di costrizione nei confronti delle persone all’interno che erano sedute in terra. Dopo qualche minuto i poliziotti ci dissero di allontanarci perché l’azione di polizia era ancora in corso; chiesi di parlare con qualche dirigente, ma mi dissero di non sapere chi era il responsabile dell’azione. C’era sia personale in divisa sia in borghese Ricordo di aver visto nella Pascoli poliziotti in uniforme estiva ma non in divisa antisommossa.
Riconosco il filmato che mi viene mostrato: è il servizio andato in onda; si tratta delle riprese all’interno della scuola Pascoli; non ricordo l’arrivo di Agnoletto.
Giunsero altre troupe della Rai: Giovanna Botteri e Gianfranco Botta del TG3.
Uscimmo sulla strada e ci dirigemmo verso l’altra scuola, da dove si sentivano rumori e grida. Cercai di entrare con l’operatore Cangemi anche aiutati da un parlamentare.
All’interno sia al piano terreno sia ai piani superiori si vedevano molte tracce di sangue, oggetti rotti; la scuola era a soqquadro.
Io poi mi allontanai per recarmi allo stadio Carlini mentre sul posto rimase la collega Botteri.
Constatai di persona la rottura dei computer visti nella Pascoli ma non posso dire se in effetti mancassero parti dei computer.
Ho riconosciuto tra le persone sedute Walter Bellow che conoscevo e mi salutò.
Confermo che quando entrai nella sala al piano terra della Pascoli sentii un forte odore di lacrimogeni; l’odore di cipolla era perfettamente avvertibile anche se non v’era traccia di fumo.
Cangemi Stefano (udienza 10/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Sono cineoperatore Rai. La sera del 21 dopo aver appreso la notizia dell’irruzione della Polizia nel complesso scolastico Diaz, mi recai sul posto insieme a Chartoux. Entrammo nella Pascoli; ricordo che vi erano diverse persone sedute nei corridoi, nelle aule ricordo anche di aver visto computer rotti.
É possibile che il filmato che mi viene mostrato (Rep. 192.20 min. 8,17) (estratto), sia il mio; la persona che seguo è Chartroux; ricordo alcuni computer danneggiati su una scrivania e pezzi a terra.
Restammo all’interno della Pascoli circa 30, 45 minuti.
Non ricordo di aver sentito rumori che potessero indicare che cosa stava avvenendo all’esterno.
Con Chartroux lavoriamo insieme.
Mi pare di ricordare che all’esterno vi era un parlamentare con un medico che voleva farci entrare con loro; ma ci dissero di aspettare e restammo così all’esterno. Entrai nella Pertini soltanto il giorno dopo. Sul posto ho visto l’operatore del TG3 Botta.
Nel filmato Rep. 164.159 p. 2 min. 2,03 (estratto) non riconosco l’operatore visibile dietro la telecamera che non è Botta.
Ho visto all’interno della Pascoli una donna poliziotta con il casco azzurro, che avevo già visto il giorno prima nel corteo dei pacifisti, tra i manifestanti con gli stessi pantaloni e lo stesso vestito.
Avevo una telecamera piccola, come quella normalmente utilizzata anche dalle forze dell’ordine.
Mancuso Vincenzo (udienza 10/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Sono un documentarista e all’epoca lavoravo per una fondazione.
Ho ripreso il filmato che mi viene mostrato (Rep. 234 p. 1 - estratto) dal balcone dell’appartamento di Tozzi Andrea, che dà su piazza Merani, mi pare al sesto piano; ero appena ritornato dopo le manifestazioni della giornata e mi ero recato a dormire, perché non mi sentivo bene; venni chiamato da Andrea che mi disse che vi era un gran movimento sulla strada. Uscii allora sul balcone e iniziai la ripresa; ciò avvenne verso le 21,30; il rumore e le urla che avevano richiamato la nostra attenzione erano già terminati. La situazione che ho ripreso era del tutto normale, cercavo di capire che cosa fosse accaduto; il rumore dell’elicottero non l’avevo sentito prima. Ho filmato ancora per qualche minuto e poi sono tornato a riposarmi.
Dopo un po’ Tozzi mi chiamò nuovamente ed io iniziai a riprendere. Ricordo una presenza molto massiccia delle forze dell’ordine che si avvicinavano alle due strutture; sentivo gli elicotteri e tutto faceva presagire che stesse accadendo qualcosa. Sentii urla e rumori molto forti provenienti dal complesso Diaz e spostai quindi la videocamera verso le scuole. Dal min. 22 del contatore si vede la scuola Pascoli e si sentono le urla e i colpi di cui ho detto (estratto).
Poi ho spostato la telecamera verso la Diaz . Nella p. II, dal min. 29 del contatore, si vedono le finestre della Diaz, da cui si sentivano le urla. Tutto quello che vedevo, lo vedevo attraverso la camera.
Dopo averla accesa non ho più spento la telecamera se non per cambiare un nastro. Il contatore si azzera al cambio del nastro. La mia telecamera è professionale, dotata di un microfono direzionale; ha una focale con uno zoom ottico 11 x, che utilizzavo al massimo della sua potenza.
Ricordo di aver visto due persone fermate in piazza Merani; la prima era vestita con abiti normali che venne portata via dalla piazza e tenuta in modo aggressivo, cioè da dietro con un manganello sotto il collo; l’altra era più giovane con una maglietta rossa, che non stava bene e che venne lasciato in terra per un periodo piuttosto lungo.
Mi recavo alla Pascoli perché vi era il centro stampa. Non ho visto lanci di oggetti né ho percepito rumori del genere; ricordo rumori di vetri infranti che riferii alle strutture dell’edificio.
Ho filmato movimenti che mi apparivano strani (Rep. 234 p. 2 min. 00.30.40 del contatore - estratto) ed ho visto appunto una persona che aveva un bastone o qualcosa di simile e lo metteva nel bagagliaio di un’auto.
Tozzi Giulio Andrea (udienza 10/5/2006)
(verbale – trascrizione)
All’epoca del G8 ospitai nella mia abitazione Mancuso Vincenzo, che la sera del 21 peraltro non stava bene ed era quindi andato dormire non appena tornato dalla manifestazione. Dal balcone di casa mia si ha la visuale raffigurata nella fotografia che ho scattato e che produco.
Quando ancora c’era luce, mi pare tra le 19 e le 20 - non so se Mancuso era già a casa - sentii alcuni rumori sulla piazza e vidi un gruppo di ragazzi che provenivano da via Battisti; i quali si distesero in terra dietro il posteggio e scrissero qualcosa sull’asfalto, allontanandosi subito dopo. Successivamente, poco dopo, vidi tre persone che venivano allontanate abbastanza in malo modo da altri tre ragazzi provenienti dalla Diaz e che rovesciarono un cassonetto della spazzatura.
Sentii poi alcune urla schiamazzi e chiamai Mancuso, ma quando andammo a vedere non c’era più nulla.
Più tardi sentii altri rumori e vidi che la polizia si stava schierando nella piazza; chiamai Vincenzo che iniziò a filmare quanto accadeva.
Si sentivano urla fortissime dalla scuola il rumore degli elicotteri, oggetti fracassati; abbiamo anche visto alcune persone che scappavano attraverso i ponteggi; uno che probabilmente venne bloccato sul retro della scuola dalla polizia, fu poi portato in piazza Merani e nel punto ove venne fatto sdraiare in terra dai poliziotti, rimase per molto tempo una macchia di sangue. Il giovane venne soccorso soltanto dopo molto tempo.
Nella piazza vi erano detriti di materiali edili che la polizia aveva un po’ nascosto.
Quando le cose erano un po’più avanzate, scesi in strada e vidi l’uscita di alcuni feriti dalla scuola.
La scritta sull’asfalto di cui ho detto venne successivamente filmata da Mancuso.
Filmato 234 p. III min. 5,46 (estratto): riconosco la persona di cui ho detto; il sangue sull’asfalto non c’era prima, ma c’era dopo ed era nel punto esatto in cui venne disteso il giovane.
Sia io sia Mancuso facciamo parte della Fondazione Archivio del Movimento Operaio Democratico.
Bragazzi Paola (udienza 11/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Abito al termine di via Battisti, lato Pascoli, all’angolo con piazza Merani. Indico sulla piantina la posizione della mia abitazione.
Nel filmato che mi viene mostrato si vede il palazzo dove abito; si vede poi il palazzo di fronte e la Diaz Pertini; se mi affaccio alle finestre della mia abitazione su via Battisti ho la visuale corrispondente al filmato.
I miei ricordi dei fatti del 21 non sono oggi molto chiari; ricordo che la sera sentii un rumore e mi affacciai alla finestra; vidi una schiera di poliziotti che si dirigeva verso la Diaz; ho poi sentito un forte rumore e quindi subito dopo delle urla, di paura e di dolore, che provenivano dalla Pertini; ricordo un ragazzo mi pare con i capelli scuri e una maglietta sul rosso che vidi in piazza Merani, i poliziotti lo raggiunsero e lo picchiarono; poi lo trascinarono, ma il ragazzo non riusciva a restare in piedi e cadde a terra.
Riconosco nel filmato (Rep. 234 p. 3 min 5,46 - estratto) l’abbigliamento del ragazzo, la maglietta rossa ed i pantaloni scuri. Ricordo che il ragazzo rimase per diverso tempo in terra prima di essere soccorso e posto su un’ambulanza; per molto tempo rimase la macchia del sangue sull’asfalto.
Ricordo che i poliziotti indossavano un giubbotto senza maniche sulla divisa ed avevano il casco; vidi una persona in abiti civili, con la giacca e con la testa rasata, che sembrava in posizione di comando; oggi non sono certa che vi fosse al momento dell’attacco, lo vidi spesso in giro sul posto, ma se così dichiarai a suo tempo sarà stato certamente così.
Rimasi circa un’ora a guardare ciò che accadeva. Non vidi lanci di oggetti né prima né dopo l’irruzione.
Torre Carla (udienza 11/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Abito in via Battisti al civ. 7 interno 7; è il palazzo adiacente alla Pertini e di fronte alla scuola Pascoli.
Dalle mie finestre ho la visuale corrispondente a quella del filmato che mi viene mostrato.
La sera del 21 ero in casa insieme a Paolo Bolis e Serena Palombo che erano venuti da Milano; all’epoca lavoravo a Milano anch’io ed eravamo tornati a Genova il giorno prima.
Mentre stavamo cenando abbiamo sentito il rumore di persone in fuga e Paolo Bolis si affacciò e chiese ad una ragazza che cosa stesse accadendo; questa rispose che vi era stata una retata alla pizzeria Planet e che quindi molti erano scappati anche verso via Liri. I ragazzi che ho visto scappare erano vestiti normalmente con abiti leggeri estivi; non vi era nessuno camuffato; le ragazze avevano canottierine sbracciate. I ragazzi scappavano alla spicciolata verso diverse strade; non erano in gruppo; alcuni si recarono verso la scuola Diaz; apparivano spaventati, parlavano in modo concitato.
Quando era già buio dopo le 22, abbiamo sentito parecchio rumore e affacciatici abbiamo visto un gran numero di poliziotti che si stavano schierando; vi erano veicoli della polizia sulla piazza, ma il rumore era determinato dallo schieramento dei poliziotti. Avevano caschi con visiere; erano in assetto antisommossa. Li vidi poi correre da piazza Merani verso la scuola e subito dopo sentii forti urla di paura specialmente femminili; tutto fu rapidissimo; vidi entrare i poliziotti nel cortile e quindi nella scuola.; un platano, successivamente tolto, impediva in parte all’epoca la visuale sul cancello della Pertini. Non vidi alcun lancio di oggetti.
Ci spaventammo e pensammo quindi di telefonare ai giornali. Rispose la redazione romana della Repubblica che ci disse che erano informati ed i loro giornalisti erano già sul posto, anche se non veniva loro permesso di entrare nell’istituto.
Ricordo un ragazzo con una maglietta rossa e pantaloni scuri che veniva bloccato e picchiato violentemente da alcuni poliziotti in borghese con il casco; poi i poliziotti lo trascinarono, perché il ragazzo non riusciva a camminare ed era svenuto, lo stesero in terra in piazza Merani e ogni tanto gli davano calcetti per vedere se reagiva.
Riconosco nel filmato Rep. 234 min. 5,45 (estratto) il ragazzo con la maglietta rossa e la scena che ho raccontato.
Arrivò poi molta gente e anche le ambulanze. Vidi uscire diversi ragazzi feriti; alcuni sorretti, altri in barella.
Non mi pare sia stato usato un veicolo della polizia per rimuovere qualcosa; ho sempre seguito quanto accadeva; l’ingresso avvenne velocemente.
Non vidi nessun mezzo forzare il cancello; l’ingresso avvenne molto velocemente.
Lo sfondamento potrebbe essere avvenuto precedentemente, prima cioè che noi ci affacciassimo.
Non ho visto l’ingresso attraverso il portone ma soltanto quello nel cortile.
Palumbo Serena (udienza 11/5/2006)
(verbale – trascrizione)
La sera del 21 ero a Genova, ospite della signora Torre nell’appartamento di via Battisti.
Abbiamo visto alcune persone che scappavano ed abbiamo saputo che vi era stata una retata della polizia in una pizzeria di via Trento.
Più tardi sentimmo un forte rumore dalla strada ed affacciatici, vedemmo un gran numero di poliziotti che si stava schierando; i poliziotti iniziarono poi a scendere di corsa verso la scuola ed entrarono quindi nella Pertini; subito dopo iniziammo a sentire forti urla di terrore e di dolore.
Ricordo un ragazzo con una maglietta rossa che era accasciato a terra sulla piazza. Vidi i poliziotti che lo trascinavano in piazza Merani e lo lasciavano poi in terra, dandogli ogni tanto qualche colpo; dopo diverso tempo arrivò un’ambulanza su cui venne caricato.
Nel filmato Rep. 234 p. 3 min. 5,45 (estratto), che mi viene mostrato, riconosco il ragazzo trascinato e poi lasciato a terra, si tratta dell’episodio che ho riferito.
Ero a Genova anche per partecipare alle manifestazioni contro il G8.
Bolis Paolo (udienza 11/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Nel periodo del G8 ero a Genova ed il 21 ero in casa della mia compagna Carla Torre nell’appartamento di via Battisti.
Eravamo rientrati dalla manifestazione del pomeriggio; c’era ancora luce quando vidi un’auto della polizia sfrecciare da via Battisti in piazza Merani e cinque o sei ragazzi nella piazza di cui alcuni gridarono qualcosa; chiesi che cosa stesse accadendo ed uno mi rispose: “Fanno quello che vogliono, hanno appena fatto una retata nella pizzeria Planet”.
Mi pare verso le 23,30 percepii alcuni rumori dall’esterno, e affacciatomi alla finestra, vidi un gran numero di poliziotti in tenuta antisommossa, che iniziarono a scendere correndo ed urlando verso il complesso scolastico Diaz.
Vidi entrare i poliziotti nel cortile e subito dopo forti urla e rumori di tafferugli, di cose che cadono, che si rompono, ma soprattutto urla.
Nel filmato (Rep. 234 p. 1 min. 3,27 - estratto) ricordo il tipo dei rumori che ho sentito; gli automezzi arrivarono dopo; prima vi fu la carica a piedi dei poliziotti.
Ricordo anche un ragazzo che venne lasciato a terra in piazza Merani per molto tempo; non ho visto da dove era arrivato; quando lo vidi era a terra, immobile a pancia sotto; i poliziotti ogni tanto lo colpivano con i piedi per vedere se reagiva; dopo un po’ hanno provato ad alzarlo e a farlo camminare ma, dato che non vi riusciva, lo lasciarono a terra; venne soccorso soltanto dopo molto tempo; aveva una maglietta rossa con strisce nere.
Nel filmato Rep. 234 p. 3 min. 5,47 (estratto), che mi viene mostrato, riconosco la scena ed il ragazzo; al min. 47.18.20 del contatore, ricordo la persona con la camicia bianca ed il giubbotto davanti al cofano del veicolo della polizia.
Non so dire se il cancello fosse aperto o chiuso; non avevo una visuale perfetta anche perché all’epoca vi era un platano che ne ostruiva in parte la visione. Il cancello si aprì immediatamente anche perché tutto fu rapidissimo; escludo che davanti al cancello vi fosse un mezzo della polizia.
Non ho visto oggetti che cadevano; ho sentito rumori di cose cadute e vetri rotti, ma all’interno della scuola.
Il platano ostruiva in parte la visuale sul cancello e sul cortile.
Cheli Marco Livio (udienza 17/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Il 21 luglio fin dal tardo pomeriggio mi trovavo nella mia abitazione, che è a fianco dell’istituto Pascoli, al piano settimo (ultimo) del civico 10.
Riconosco nel filmato che mi viene mostrato la visuale che avevo dal mio appartamento.
La sera vi erano gruppetti di giovani in via Battisti davanti agli istituti scolastici. Non ho notato nulla di anormale sino a poca prima di mezzanotte, quando, mi pare attratto da alcuni forti rumori, urla e imprecazioni, mi recai sulla terrazza. Vidi un gruppo di persone vestite di scuro, che erano ferme all’imbocco della via Battisti e che poi si portò all’ingresso della Diaz ed entrò nella scuola.
Non ricordo la sequenza dei tempi; ricordo benissimo le urla che mi impressionarono e gli uomini all’esterno della Diaz; ricordo di averli poi visti entrare e di aver sentito quindi altre urla ancora più forti; vidi infine l’arrivo delle ambulanze.
Attualmente non ricordo che un mezzo della Polizia abbia sfondato il cancello, se l’ho dichiarato a suo tempo evidentemente avevo un ricordo migliore.
Mi pare che davanti al plotone vi fossero alcuni, in abiti civili, che sembravano dirigere le operazioni.
La cosa che più mi ha impressionato sono state le urla che provenivano dalla scuola; non capivo bene che cosa stesse succedendo, ma certamente qualcosa di molto drammatico.
Non ho visto lanci di oggetti dalla scuola.
Rimasi alla finestra ad intervalli, entravo ed uscivo, fino circa alle due.
Le urla ed i rumori dall’interno durarono circa una ventina di minuti.
Ho avuto la sensazione che dalla scuola Pascoli provenissero insulti e che qualcosa cadesse, anche se materialmente non vidi nessun oggetto cadere.
Ricordo di aver visto il sabato mattina un furgone o una station wagon in piazza Merani con il portellone aperto ed una persona che distribuiva ad altre due o tre persone bastoni o aste, tanto che io chiamai il 113; ricordo anche che sul tetto del palazzo di fronte vidi una persona che si sbracciava verso un elicottero della Polizia per richiamarne l’attenzione.
Per quanto ricordo vidi la scena che mi parve inquietante e che infatti mi colpì.
Cozzi Gianni (udienza 17/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Nei giorni del G8 mi trovavo nella mia abitazione in via Trieste, a circa duecento metri dal complesso scolastico Diaz Pertini.
Il 21 sera vidi sotto casa mia tre o quattro persone vestite di nero con passamontagna neri, che misero alcune mazze all’interno di un’auto bianca in posteggio; poi ripartirono contro mano verso via Nizza; passarono quindi sempre contro mano vicino al posto di blocco della finanza senza essere fermati; mio figlio chiamò il 113, dando anche la targa della macchina.
Successivamente in fondo a via Trieste vidi passare due gazzelle una della polizia ed una della polizia penitenziaria e poco dopo un’altra gazzella della polizia a forte velocità. Tutto ciò avvenne circa una mezzora prima dell’irruzione della Polizia, può essere però anche prima, verso le 22,30. Questo fatto mi aveva allarmato; scesi in via Battisti; c’era una gran confusione. Non vi erano mezzi della Polizia. Vi erano ragazzi affacciati alle finestre della Pascoli; nel cortile della Diaz vi era abbastanza scuro con alcuni gruppetti di giovani che parlavano.
Arrivò quindi un elicottero che volando bassissimo illuminava la zona con un riflettore.
Vidi quindi arrivare da piazza Merani diversi mezzi della Polizia da cui scesero i poliziotti in divisa antisommossa, che si schierarono; vidi anche diverse ambulanze in via Trieste.
I poliziotti entrarono quindi nella Diaz; sentii forti grida dalla scuola e insulti urlati dalla scuola di fronte. Mi trovavo vicino al cancello della Diaz, ma non ho visto nulla perché c’era una muraglia di poliziotti.
Non vidi alcun lancio di oggetti contro la polizia.
Poi iniziai a vedere uscire i ragazzi feriti; alcuni erano sulle barelle ancora nei sacchi a pelo. Vidi anche allontanare bruscamente un avvocato che aveva chiesto di entrare nella scuola da una persona in borghese, che allontanò anche un operatore televisivo che si era arrampicato sul cancello della Pascoli
Rimasi sempre vicino al cancello della Pascoli; non vidi la polizia sfondare il cancello né colpire alcuna persona su via Battisti; le forze dell’ordine non entrarono nella Pascoli finché io rimasi sul posto.
Cassino Piera Paola (udienza 17/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Ero andata a casa di mia figlia, al terzo piano della palazzina di via Trento, 7, per accudire il suo gatto; alcune delle finestre danno su piazza Merani; la palazzina è quella contrassegnata dal n. 7 sulla piantina che mi viene mostrata.
Verso le 23,45 mezzanotte iniziai a sentire il rumore di un elicottero. Quindi sentii urla e grida concitate. Vidi su via Battisti una colonna di mezzi della polizia che occupava anche piazza Merani e la strada che da tale piazza conduce a via Trento. Mi pare che vi fossero alcune impalcature verso piazza Merani. Ricordo sulla piazza un gruppo di ragazzi che venivano tenuti fermi dalla polizia; non vidi azioni violente nei loro confronti. La mia visuale era circoscritta.
Rimasi in casa fino circa alle due; ricordo che qualcosa, forse frutti, veniva gettato contro la polizia che teneva fermi i ragazzi di cui ho detto, da parte di altri giovani che si trovavano sulla stessa piazza.
Non vedevo l’ingresso della scuola Pertini.
Andrisano Giovanni (udienza 17/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Ero a Genova durante il vertice G8; abito in una palazzina in via Lavinia, all’angolo tra via Trieste e via Battisti.
Casualmente dopo una serata trascorsa con amici in un pub della zona, entrai insieme ad Umberto Ghisaura verso le 22,30 nella scuola Pascoli, che all’epoca era destinato ad uffici del GSF, il cui ingresso è posto al termine di una rampa di scala; ne visitai il primo piano ove vi erano persone che erano impegnate a scrivere ai computer. Vi rimasi soltanto cinque, dieci minuti.
Quindi mi recai nell’istituto Pertini; a differenza della Pascoli le luci erano accese soltanto al piano terra. Nel cortile, per quanto ricordo, vi era soltanto un gruppetto di giovani che parlavano tra loro bevendo qualcosa. Tra questi vi era anche Dario Magrì, il figlio del cartolaio di piazza Merani che conoscevo. La scuola era adibita a dormitorio; ricordo che vi erano diverse persone che già erano stese nei sacchi a pelo, altre che guardavano foto e filmati nelle loro macchine fotografiche o video; alcune erano vicino ai bagni con in mano spazzolini da denti o asciugamani. Sulla sinistra dell’ingresso vi era una piccola postazioni di computer.
Escludo che nel piano terra vi fossero persone ferite; nella palestra vi saranno state circa 25 persone; altre si trovavano nel corridoietto tra la palestra ed il cortile. Vi erano molti stranieri. Ricordo che mentre parlavo con altri ragazzi del quartiere, si avvicinò, domandando una sigaretta, un signore straniero, che poi rividi i giorni dopo nei reportage televisivi, mentre evidentemente ferito veniva trasportato su un’ambulanza.
Rimasi nella Pertini per circa un’ora e mezza; non vidi né oggetti contundenti, né armi né persone travisate vestite di nero.
Riconosco la persona di cui ho detto nel filmato che mi viene mostrato (Rep.173 p.6 - estratto) (Covell).
Verso mezzanotte siamo usciti per rientrare a casa.
Non ricordo di aver visto all’interno della scuola oggetti come quelli raffigurati nella foto che mi viene mostrata (Raid 55).
Abbiamo percorso via Battisti e siamo tornati a casa in via Lavinia.
Verso la mezzanotte, mezzanotte e un quarto, la nostra attenzione è stata attratta dal rumore di veicoli ed affacciatici abbiamo visto alcuni mezzi di carabinieri che si portavano verso le scuole in via Battisti.
Scendemmo in strada e vidi un gruppo di carabinieri che saliva da via Trieste; ci venne intimato di lasciare libera via Lavinia, perché stavano cercando alcune persone in quella zona.
In via Trieste incrociammo alcuni amici che erano rimasti nel locale “Carpe Diem”, ed insieme ci portammo in via Battisti, dove c’era una colonna di mezzi delle forze dell’ordine.
Ricordo che l’ingresso della Pertini era presidiato, ma sulla strada si poteva arrivare vicini alle scuole.
Successivamente vidi uscire i feriti.
Quelli che ho indicato come carabinieri potevano anche essere poliziotti.
Mascia Graziella (udienza 31/5/06)
(verbale – trascrizione)
Anche all’epoca dei fatti ero parlamentare. Facevo parte della commissione per gli affari costituzionali ed ho avuto quindi contatti con la Questura e con il Ministero Interni. Ho frequentato la scuola Pascoli e gli altri luoghi utilizzati dal GSF.
Il 21 ho seguito le manifestazioni e fino dal mattino ho notato continui interventi delle forze dell’ordine contro i manifestanti senza particolari motivi. Alla sera sarei dovuta ripartire, ma all’ultimo momento decisi di restare con Ramon Mantovani, Giacomo Conti e Marco Nesci.
Andammo a cena verso Recco; circa alle 23,15 ci recammo alla stazione Brignole per vedere la situazione dei treni e poco dopo ricevemmo una telefonata con la quale venimmo informati di quanto accadeva nel complesso scolastico Diaz.
Ci recammo in macchina sul posto; lasciata la macchina ci avvicinammo a piedi; vi era una gran confusione ed una tensione altissima; Mantovani e Nesci si avviarono alla Pertini ed io e Giacomo Conti ci recammo nella scuola Pascoli; nella strada incontrai un ragazzo che ci disse di essere un consigliere comunale di Modena e che era stato malmenato dalla polizia; lo riconosco nel filmato che mi viene mostrato (Rep. 199/1 min. 0,50 - estratto); salii le scale di corsa mostrando il tesserino rosso da parlamentare; vi erano molti poliziotti che andavano avanti e indietro; cercai di parlare con qualcuno che mi potesse dire chi aveva la responsabilità dell’operazione. Un poliziotto mi si presentò, invitandomi a parlare ed io gli chiesi i motivi dell’operazione senza ottenere risposte; gli dissi quindi di uscire dalla scuola perché non vi era alcuna ragione per restarvi. Dopo circa un quarto d’ora la polizia si allontanò.
Vidi nelle stanze sedie e tavoli rovesciate; sono rimasta prevalentemente nei corridoi.
Quando ero nella Pascoli telefonai al Questore con cui avevo parlato mezzora prima per il problema dei treni; mi disse che era in corso una perquisizione; che vi era stata una sassaiola e che il magistrato, avvisato, aveva autorizzato l’intervento e sarebbe anche arrivato.
Ho anche cercato invano di parlare con il ministro Scaiola e con il capo della polizia. Ho quindi chiamato Fausto Bertinotti il quale mi disse che era riuscito a parlare con il capo della polizia, ma che ce la saremmo dovuti cavare da soli, disse: “Neanche io ci posso fare nulla, la situazione è quella, voi siete sul posto, fate quello che potete”.
Uscita dalla Pascoli mi avvicinai al cancello della Pertini; tentai di parlare con i responsabili della polizia; vidi nel cortile insieme ad altri poliziotti il dr. Mortola e il dr Sgalla, che conoscevo e che mi dissero che non potevo entrare perché era in corso una perquisizione.
Vidi quindi uscire le prime barelle con i feriti; vidi anche portare fuori alcuni sacchi con oggetti e poi anche un grosso sacco nero, che mi fece pensare che si trasportasse un morto; feci quindi un’altra telefonata a Bertinotti.
Qualcuno mi disse che si trattava di ferite precedenti; contai ventidue feriti in condizioni drammatiche e le ferite apparivano del tutto recenti; i ragazzi erano trasportati in barella, sanguinavano. Mi parve anche di vedere portare via un ragazzino con una maglietta rossa e telefonai al Questore; viene mostrato un filmato Rep 177 p 5 p 19 min. 11,48 (estratto): riconosco il ragazzino con la maglietta rossa sul mezzo della Polizia. Il Questore mi assicurò che non c’erano né bambini né morti e mi disse che i feriti venivano trasportati agli ospedali San Martino e Galliera.
Vidi poi il dr. Calesini che mi disse che era appena arrivato e non sapeva nulla.
Riconosco il dr. Calesini con gli occhiali e la fascia tricolore nello stesso filmato al min 8,35 (estratto).
Mi pare che il dr. Mortola sia quello in maglietta chiara senza capelli visibile nel filmato Rep. 199 min. 9,32 (estratto).
Ci recammo a San Martino, ove ci consentirono di vedere i feriti; ricordo in particolare due ragazze spagnole; era presente anche il console spagnolo. Il medico che ci accompagnava, mi pare fosse il primario credo del Pronto Soccorso, che mi ha detto che si trattava di ferite recenti.
Al Galliera invece trovammo alcune resistenze ed infine la polizia ci consentì di entrare.
Conti Giacomo (udienza 31/5/06)
(verbale – trascrizione)
Il 21 luglio ero a Genova insieme all’On. Mascia. Eravamo in macchina e stavamo tornando da una cena; eravamo alla stazione Brignole ed abbiamo ricevuto notizie dell’irruzione della polizia alla scuola Diaz; ci recammo subito sul posto; incontrammo un giovane, consigliere comunale di Modena, che riconoscendo l’On. Mascia, ci disse di essere stato malmenato; aveva segni evidenti di ferite; lo riconosco nel filmato che mi viene mostrato (Rep. 199/1 min. 0,50 - estratto).
Mentre l’On. Mantovani e Nesci si diressero verso la Pertini, io e l’On. Mascia siamo entrati nella scuola Pascoli. Ricordo diversi ragazzi seduti nei corridoi; vi erano molti poliziotti tra cui una donna, a cui l’On. Mascia chiese di indicarle il responsabile.
Mi pare che i poliziotti che vedemmo quando entrammo, portassero una normale divisa della polizia, che riconosco nella foto B1; successivamente arrivarono altre forze di polizia che mi pare avessero una divisa diversa con maniche arrotolate.
Siamo saliti al piano superiore ove era la radio. Restammo nella scuola più di dieci minuti; l’On Mascia venne anche intervistata dalla radio.
Poi uscimmo e l’On. Mascia cercò senza riuscirvi di entrare nella Pertini; vidi il dr. Mortola con cui parlò l’On Mascia. Ricordo che o il dr. Mortola o il Questore o l’altro funzionario presente, il dr. Sgalla, dissero all’On. Mascia che nella scuola vi erano black block e che le ferite dei giovani erano pregresse.
Ci recammo quindi agli ospedali San Martino e Galliera.
Non ricordo se quando venni sentito mi fu letta la dichiarazione resa dall’On. Mascia; ricordo che io confermai le dichiarazioni rese dall’On. Mascia, se così dichiarai penso che così sia stato.
Nesci Vincenzo(udienza 31/5/06)
(verbale – trascrizione)
Ero e sono consigliere regionale. Il 21 luglio ero insieme all’On Mascia all’On. Mantovani e a Conti. Poco prima di mezzanotte ci giunsero notizie circa l’irruzione delle forze dell’ordine del complesso scolastico Diaz. Ci recammo subito sul posto. Io e l’On. Mantovani cercammo di entrare nella scuola Diaz Pertini; nella strada davanti all’ingresso vi era uno schieramento delle forze dell’ordine; nella scuola di fronte vi erano molti giovani affacciati che urlavano.
Riuscimmo ad entrare nell’atrio, poco oltre il portone, ma subito agenti in divisa ordinaria ci fecero uscire, allontanandoci con maniere piuttosto energiche.
Nel cortile vidi il dr. Di Sarro, che mi pare uscisse dalla scuola perché era dietro agli agenti che mi avevano allontanato e che ci disse che stavano effettuando una perquisizione e di stare tranquilli; dopo una decina di minuti vidi anche il dr. Mortola, che ci ripeté le stesse cose. Ci allontanammo quindi dal cortile.
C’era un gran frastuono. Infine iniziammo a vedere uscire i feriti.
Nel filmato Rep. 151.29 C054 p. 3 min. 6,30 (estratto) riconosco l’On. Mascia e l’On. Mantovani, io sono la persona sulla sinistra.
Ricordo che un ferito che io accompagnai fino all’ambulanza disse “ci hanno massacrato !”.
Mi recai all’Ospedale Galliera, ove la situazione era abbastanza militarizzata; notai la presenza di molte forze dell’ordine.
Entrai anche nella scuola Pascoli, ove constatai che nelle sale vi erano sedie e tavoli rovesciati ed anche computer da cui mancavano pezzi che nei giorni prima avevo visti integri.
Biancalani Elisabetta (udienza 1/6/06)
(verbale – trascrizione)
Sono giornalista e lavoro per Primo Canale; il 21 avevamo appena terminato la diretta ed uno spettatore ci segnalò che vi erano molte camionette della Polizia in via Battisti. Mi recai subito con un operatore alla scuola Diaz; la strada era bloccata da una fila di ambulanze; abbiamo lasciato la macchina ed a piedi siamo arrivati alla scuola Diaz Pertini; abbiamo quindi visto uscire diverse barelle con ragazzi piuttosto malconci; qualcuno disse che vi era un ferito disteso in strada, ci siamo recati sul posto, ma non l’abbiamo trovato; siamo tornati di fronte ai cancelli della Diaz, ma nel frattempo la polizia aveva fatto un cordone che impediva di avvicinarsi; dopo diverse richieste e risposte negative riuscii comunque a passare oltre il cordone dei poliziotti.
Feci anche alcune interviste; ora che mi viene letto quanto dichiarai a suo tempo, mi pare di ricordare di avere in effetti parlato anche con il dr. Sgalla, addetto stampa della Questura, che chiese di non essere filmato e che a microfono spento disse che vi era stata una sassaiola contro le forze dell’ordine, che un poliziotto era stato accoltellato, che le ferite dei giovani erano pregresse e che all’interno erano stati rinvenuti oggetti atti ad offendere ed abbigliamento riferibile ai black block.
Riconosco il dr. Sgalla nel filmato, Rep 164.159 p. 2 min. 5,02 (estratto) che mi viene mostrato ed anche la mia voce.
Nel filmato Rep 45 p. 9 min. 2,25 (estratto) riconosco il mio operatore (0.47.57 del contatore).
Riconosco il filmato Rep. 199, che è quello ripreso dal mio operatore; riconosco anche la mia intervista ad Agnoletto.
Cominoli Enrico, (udienza 1/6/06)
(verbale – trascrizione)
Svolgo attività di operatore televisivo; ero e sono dipendente di Primo Canale. La notte del 21, dopo aver ricevuto la notizia dell’irruzione della Polizia nella Diaz, ci siamo subito recati presso il complesso scolastico; arrivati abbiamo visto diverse persone ferite che uscivano dalla scuola; vi era una fila di ambulanze. Ci siamo spostati per verificare una situazione che ci era stata segnalata e quando siamo tornati indietro vi era un cordone di polizia che impediva l’ingresso.
Riconosco nel filmato (Rep. 199) le riprese da me effettuate quella sera; è in sequenza continua con alcuni stop tra una ripresa e l’altra; spegnevo quando aveva finito di riprendere una scena che mi pareva interessante e riaccendevo quando volevo riprendere un’altra scena.
Al min. 9.04 (estratto): era un momento di calma e mi è parso quindi interessante riprendere quelle persone che parlavano con una certa tranquillità.
In alcuni momenti la giornalista con cui operavo si allontanava da me per verificare la presenza di persone da eventualmente intervistare, anche se restava sempre nelle vicinanze.
Non ricordo di aver chiesto di entrare anche perché tutti gli operatori erano all’esterno.
Quando cercammo di tornare nella posizione che avevamo dopo esserci allontanati, più vicini all’ingresso, non ci fecero avvicinare: era stato formato un cordone di polizia.
Mi pare che uscimmo dalla sede di primo canale poco dopo mezzanotte; andammo molto velocemente; probabilmente arrivammo verso le 00,30; l’orario segnato sulle riprese, a parte l’ora, indietro di una, per quanto attiene ai minuti doveva essere quello effettivo.
Lugli Attilio (udienza 1/6/06)
(verbale – trascrizione)
Sono giornalista Presidente dell’Ordine dei Giornalisti; ero al Corriere Mercantile e verso la mezzanotte mi telefonò Fletzer avvertendomi che stavano accadendo cose gravissime all’interno della Pascoli; la telefonata si era interrotta; dopo poco Fletzer mi ritelefonò chiedendo il mio aiuto; avevo anche ricevuto una telefonata dell’Avv. Caruso che mi chiedeva di intervenire nella mia qualità presso la Procura. Telefonai al Questore Colucci, chiedendogli se fosse a conoscenza di quanto stava avvenendo; mi disse di non esserne a conoscenza e che si sarebbe informato; poco dopo lo richiamai e mi disse che era in corso una perquisizione e che tutto si svolgeva regolarmente; chiamai anche il dr. Pinto, sostituto procuratore, che mi disse che era in corso una perquisizione autorizzata. Lo richiamai poco dopo e mi disse che si era informato dal dr. Mortola, il quale gli aveva assicurato che tutto avveniva normalmente.
Mi recai quindi alla Diaz, ove vidi che stavano evacuando i feriti; vi erano ragazzi in barella con il viso tumefatto e sangue nei capelli.
Vidi il dr. Mortola e gli chiesi che cosa stesse accadendo; mi rispose: “Avete visto che cosa avete fatto voi!” Non contestai la legittimità della perquisizione, ma soltanto le modalità con cui veniva effettuata.
Nel filmato Rep. 164.174 p. 2 min. 3,57 riconosco Fletzer.
Quando sono entrato nella Pertini vidi una scena di devastazione; sangue ovunque sul pavimento sulle scale ed anche sui caloriferi. Il sangue era fresco.
Attualmente non ricordo di aver visto computer danneggiati nella Pertini, ma se a suo tempo lo dichiarai, evidentemente li vidi.
Seppi anche che era stato ferito un giornalista che conoscevo, Guadagnucci, e a cui nei giorni successivi fornimmo assistenza giudiziaria.
Fletzer mi raccontò che mentre stava scrivendo un pezzo per la sua radio, aveva sentito un grande rumore e affacciatosi aveva visto salire i poliziotti; mi aveva quindi telefonato e, mentre un poliziotto correva verso di lui, gli aveva detto che stava parlando con il presidente dell’ordine, ma il poliziotto l’aveva subito colpito alla testa con il manganello e, ripassato pochi minuti dopo, gli aveva scagliato una panca addosso.
Il dr. Mortola mi assicurò che tutto si stava svolgendo regolarmente e il dr. Pinto mi disse che la perquisizione era autorizzata e che non riteneva necessario recarsi sul posto.
Tomassini Luca (udienza 1/6/06)
(verbale – trascrizione)
Ero giornalista accreditato per il vertice G8; lavoravo per il settimanale Carta e per un’agenzia francese.
Il 21 sera tornammo nell’ufficio stampa della scuola Pascoli, ove ci trattenemmo a lungo; saranno state le 21,30, quando sono uscito con i colleghi per andare a cena. Mentre eravamo in strada notammo un gran numero di poliziotti disposti in ordine che cominciarono a marciare verso la Diaz.
Li vidi nell’ultimo tratto iniziare a correre sempre posti in ordine, saranno stati qualche decina; si ricongiunsero con un analogo drappello che scendeva lungo la via e, riuniti, si lanciarono contro il portone della scuola. Cercammo di avvicinarci alla scuola, ma il personale di P.S. in divisa ci respinse, anche spingendomi e colpendomi con un manganello alle spalle; poi siccome insistevamo, si avvicinò anche una persona in borghese che ci allontanò.
Oggi ricordo soltanto le spinte, la concitazione, i modi violenti ed i colpi alla schiena.
In quel momento non c’era nessuno nella zona oltre alle forze dell’ordine. Ci allontanammo, prendendo una stradina laterale pedonale.
Non ho visto persone ferite sulla strada. Non ho visto lanci di oggetti dalle finestre; la scuola era tranquilla sembrava che tutti all’interno dormissero.
Mi trovavo nella zona o un po’ più indietro del luogo visibile nel filmato (Rep. 239 p. 3 min. 1,09 -estratto) al min. 22,15,21 del contatore; non vidi l’apertura del portone; non ricordo la persona in terra visibile al min. 22,16,35 del contatore, probabilmente ero già stato allontanato.
Fregatti Tommaso (udienza 14/6/06)
(verbale – trascrizione)
Ero giornalista di Telenord. Mi recai sul posto la notte del 21; avevo una piccola telecamera portatile.
Nel filmato Rep. 45 p 2 al min. 23,35 del contatore riconosco la mia voce, stavo parlando con qualcuno del Corriere Mercantile con cui collaboravo.
Ricordo che vi fu una conferenza stampa del portavoce della Polizia che disse che vi era stato un lancio di oggetti contro veicoli della polizia e che era stato quindi deciso l’intervento; qualcuno disse che erano state rinvenute due bottiglie molotov, ma non ricordo in quale luogo; nella registrazione non si comprende il luogo del rinvenimento. C’era una gran confusione.
Botteri Giovanna (udienza 27/9/06)
(verbale – trascrizione)
Sono giornalista del TG3 ed ero a Genova all’epoca del G8 per seguire la manifestazione.
Avevamo una redazione mobile; la sera del 21 ricevetti due chiamate quasi contemporanee, probabilmente verso le ore 23, una di una ragazza di radio GAP, Francesca, che mi comunicava la presenza della Polizia intorno alla scuola Pascoli, ed una di una collega della CNN italiana che mi avvisava che un poliziotto era stato accoltellato.
Mi recai subito nella zona della Diaz, ove trovai alcuni colleghi del TG2 che erano lì da oltre due ore e che mi dissero che erano stati avvertiti che qualcosa sarebbe successo.
Quando siamo arrivati, ero insieme ad un operatore, la polizia stava perquisendo l’edificio in cui si trovavano i locali delle radio (Pascoli); erano inoltre già in posizione innanzi alla Diaz Pertini ove stava succedendo qualcosa.
Sono entrata nella Pascoli e subito dopo sono uscita perché volevo controllare la notizia del poliziotto accoltellato, che sembrava all’origine delle perquisizioni e della ricerca dell’accoltellatore che sembrava fosse all’interno della Pertini.
Chiesi ad un poliziotto che sembrava il responsabile, che mi confermò l’accoltellamento di un poliziotto, ma che non seppe darmi altri particolari dell’accaduto.
La polizia era già all’interno della Pertini; vi era un cordone di poliziotti che impediva l’accesso a chiunque. Successivamente giunse la notizia che non vi era alcun poliziotto accoltellato. Ci dissero che nella scuola si erano rifugiati diversi black - block e che la polizia era entrata nell’edificio per inseguirli.
Dopo poco iniziammo a sentire urla fortissime provenire dalla scuola Pertini; alle nostre pressioni per entrare la polizia ci impedì l’accesso; dopo poco iniziammo a vedere uscire ragazzi e ragazze anche giovanissimi visibilmente feriti e sanguinanti.
Le nostre richieste di entrare nella scuola divennero sempre più pressanti, finché non riuscimmo ad entrarvi.
Ero nei pressi del luogo visibile nel filmato che mi viene mostrato (Rep. 164.159.p. 2 min 05,55 – estratto) e cercavo anch’io di avere notizie dal dr. Sgalla.
Ci venne detto che all’interno della Diaz vi era stata una resistenza attiva da parte degli occupanti che avevano cercato di impedire l’ingresso della Polizia; che vi era stata quindi un colluttazione ed erano state sequestrate spranghe ed altro materiale.
Non ho saputo nulla circa bottiglie molotov; ne ho avuto notizia soltanto nel corso della conferenza stampa, quando, quasi al termine, vennero appunto mostrate due bottiglie molotov che ci dissero erano state rinvenute nel corso della perquisizione all’interno della scuola Diaz Pertini.
Non ho sentito dire che i feriti avevano ferite pregresse; la ferite erano comunque recenti.
Pellegrini Fausto (udienza27/9/06)
(verbale – trascrizione)
Sono giornalista di Rai News 24; all’epoca ero a Genova per seguire la manifestazione del G8.
Verso la mezzanotte, mentre ero a cena con alcuni colleghi, tra i quali Margherita Paolini, arrivò una telefonata che ci avvertiva che era iniziata un’azione di polizia presso il complesso scolastico Diaz Pertini.
Mi recai quindi sul posto in taxi, ove arrivai probabilmente poco prima dell’una. Il primo collegamento lo feci verso l’una e trenta.
La prima cosa che vidi furono alcune barelle che trasportavano feriti; si vedevano sui volti evidenti tracce di sangue fresco, anche perché la zona era illuminata dal faro di un elicottero che sorvolava la zona. Le barelle erano molte ma non saprei precisare il numero.
Inizialmente il dr. Sgalla parlò di circa una decina di feriti, con ferite pregresse non riferibili all’irruzione della polizia nella Diaz, almeno così seppi dai miei corrispondenti.
Successivamente rividi tale stima, perché i colleghi mi riferivano dati diversi sia sul numero dei feriti sia sul tipo di ferite che non erano pregresse e così verso le due e venti diedi notizia di circa una quarantina di feriti.
Entrai nella scuola Pascoli verso l’una e trenta ove vidi diversi computer rotti al primo piano nella sala dei legali. Verso le due entrai nella Pertini
Parlai con l’On. Morgantini, Agnoletto ecc. dai quali ricevetti le informazioni che trasmisi, mentre nessuna notizia ricevetti dai funzionari di polizia.
Verso le tre e mezza chiusi la diretta.
Se non sbaglio l’on. Cento era presente e mi pare abbia partecipato verso le ore 2 alla diretta ma senza parlare con me.
All’interno della Diaz vidi evidenti tracce di sangue fresco.
Tognazzi Riccardo (udienza 8/3/07)
(verbale – trascrizione)
Ero a Genova insieme ad una troupe di cineasti (gruppo “Luna Rossa”) per documentare gli avvenimenti del G8. Arrivai a Genova la sera della morte di Giuliani. Dormii presso amici e il giorno dopo seguii le manifestazioni.
La sera del 21, mi pare abbastanza tardi, mentre eravamo ancora al ristorante, arrivò una telefonata che ci avvertiva dell’irruzione della polizia nella scuola Diaz. Io e il mio cameraman ci recammo sul posto, ove arrivammo verso le 23; se a suo tempo ho detto che l’ora in cui ricevetti la telefonata era circa mezzanotte, certamente ricordavo meglio la circostanza; abbiamo posteggiato poco distante dalla Diaz.
Abbiamo visto un mezzo della polizia vicino al quale vi erano alcuni giovani stranieri inginocchiati sul marciapiede; chiedemmo notizie e i poliziotti ci dissero che erano stati appena fermati e che non dovevamo interessarcene.
Mi riconosco nel filmato (Rep. 164.159 p. 1 min 2,50) con una maglietta color carne e sento anche la mia voce; le immagini si riferiscono ai giovani fermati di cui ho detto.
Ci siamo diretti verso la scuola e abbiamo visto a terra un ragazzo con la testa sanguinante, ed alcuni che gli prestavano soccorso; mi pare che poi sia anche arrivata un’ambulanza.
Nel filmato Rep. 164.159 p. 1 min 12,50 (estratto) riconosco il ragazzo di cui ho detto.
Arrivati alla scuola, apprendemmo che era ancora in corso il blitz della polizia; cercammo anche di entrare, ma ci venne impedito. Poi uscì il portavoce della polizia che informalmente ci mise al corrente di quanto era accaduto; ci disse che erano state trovate armi mazze bastoni e mi pare che parlò anche di bottiglie molotov.
Le riprese del filmato (Rep. 164.159 p 2 min. 5,05 - estratto) non sono continue; vi sono alcune interruzioni; riconosco il portavoce della polizia, dr. Sgalla; adesso che vedo le immagini ricordo che non si parlò di bottiglie molotov, probabilmente quanto ho detto prima si riferisce ad un erroneo ricordo dovuto al fatto che successivamente se ne parlò molto.
La polizia poi si allontanò e lasciò l’edificio libero; entrammo e vidi una gran confusione, roba sparsa dappertutto, parecchie macchie di sangue anche sui termosifoni e sulle pareti; ai piani superiori vi era la stessa situazione e macchie di sangue; si trattava di chiazze liquide che venivano anche calpestate, tanto che mi stupii di essere potuto entrare.
All’interno vi erano parecchie telecamere ed anche all’esterno; ricordo Ghezzi, che conoscevo, il quale teneva la sua telecamera sempre accesa, anche riprendendo i piedi dei presenti, perché gli interessava registrare il sonoro dal vivo.
Vidi anche ambulanze che trasportavano ragazzi feriti.
Mi riconosco nella foto 3b5 Rep. 047 e riconosco il luogo.
Non ho partecipato alla conferenza stampa in Questura.
Conoscevo già il dr. Canterini: sapevo che il gruppo antisommossa era diretto da Canterini.
Dopo essere uscito dalla Diaz entrai nella Pascoli ove rimasi circa una mezzora; poi scesi quando sentimmo che stava arrivando Agnoletto ed altri; non ricordo se i feriti erano già stati portati via; ricordo di aver visto portare via un sacco nero, il cui trasporto provocò una certa tensione tra i presenti.
Dalla telefonata all’arrivo sul posto passò circa mezzora, e al nostro arrivo davanti alla scuola circa un’ora.
Calvi Fiorella (udienza 20/6/07)
(verbale – trascrizione)
Abito in Via Cadore numero 3 al settimo piano; la sera del 21 vidi diversi taxi che portavano via i ragazzi che partivano; più tardi verso le 23,30 sentii rumori non consueti provenire dalla scuola Pascoli. Vidi auto della polizia e nel giro di una mezzora vidi dal mio terrazzo che la polizia entrava nella scuola Pascoli; vidi che i poliziotti erano entrati nelle aule e, fatti uscire i ragazzi, avevano perquisito gli zaini frugandovi all’interno; diversi ragazzi erano saliti sul terrazzo sul tetto. Vidi poliziotti prendere dagli zaini i telefonini ed anche un borsellino.
Scesa in strada vidi numerosi poliziotti che cercavano di entrare nella Pascoli attraverso un cancello che era chiuso con una catena; spingevano il cancello e urlavano; avevano l’accento romanesco.
Tutto durò fino alle 2 e mezzo circa; entrai poi nella Diaz ove vidi una situazione molto pesante.
Quando i poliziotti sono entrati nella Diaz, mentre salivano la scala, con le mazze rompevano tutti i vetri. Le luci della Diaz erano accese, almeno quelle delle scale, mentre nelle aule mi pare che fossero spente, almeno alcune.
Dal mio terrazzo si vedono gli ultimi due piani della Pertini; i poliziotti rompevano i vetri nella scalinata degli ultimi piani.
Vidi un ragazzo che da via Battisti si dirigeva verso via Trento venire fermato da un poliziotto che lo fece stendere in terra e lo tenne fermo ponendogli un piede sulla spalla.
Non facevano entrare nessuno nella scuola, salvo due ragazzi arrivati senza casco in motorino, uno è riuscito a passare attraverso lo sbarramento ed è andato nella strada; la targa del motorino l’ha presa una ragazza del GSF; non erano poliziotti, ma riuscirono a passare.
La mattina del 21 avevo visto ragazzi che si arrampicavano sui ponteggi fino all’ultimo piano; siccome erano vestiti di scuro abbiamo chiamato i carabinieri, che ci dissero di non preoccuparci e che poi sarebbero venuti a prenderli.
La notte dei fatti venni avvicinata da un avvocato che mi diede il suo biglietto, chiedendomi se fossi disposta a testimoniare; successivamente mi telefonarono chiedendomi se ero ancora disposta a testimoniare e così mi recai presso lo studio dell’Avv. Rossi ove rilasciai la mia dichiarazione.
Mantovani Ramon (udienza 27/6/07)
(verbale – trascrizione)
Eravamo a Brignole con la collega Graziella Mascia, con il Consigliere Regionale Nesci e con il membro della segreteria regionale del mio partito, Giacomo Conti e ricevemmo una telefonata che ci avvertiva del’irruzione alla Diaz.
Ci portammo sul posto ove c’era molta tensione.
Riuscii a parlare con il dr. Mortola che mi disse che era in corso una perquisizione; dalle finestre della Diaz si sentivano urla. Chiesi di poter entrare e il dr. Mortola ci accompagnò nel cortile, ove venimmo raggiunti dal dr. Agnoletto che, quale rappresentante del Genoa Social Forum, chiese di assistere alla perquisizione.
Entrammo nell’atrio della scuola; si sentivano grida dai piani superiori: “Basta, basta, così lo ammazzate”. Cercai di salire ai piani superiori, ma mentre mi accingevo a salire le scale venni raggiunto da un ufficiale che mi prese per una spalla e così cademmo entrambi a terra; al termine della brevissima colluttazione mi rimase in mano una mostrina dell’ufficiale che conservo ancora.
Ci sospinsero verso l’uscita nonostante le mie rimostranze al dr. Mortola e quindi dal cortile al di fuori del cordone di polizia; se non ricordo male dalla scuola di fronte erano uscite le forze dell’ordine e stavano entrando i giornalisti.
La situazione divenne più pesante quando iniziarono ad uscire i primi feriti dalla Diaz e ancora più grave quando furono portati fuori alcuni sacchi che i dimostranti scambiarono per contenitori di corpi.
Ci recammo negli ospedali per vedere le condizioni di salute dei feriti; venimmo raggiunti dai funzionari dei consolati degli Stati Uniti e della Spagna; i sanitari ci dissero che tutti i ricoverati avevano ferite recentissime ancora sanguinanti; la maggior parte dei feriti, circa quaranta, avevano fratture varie alla testa, alle gambe, alle braccia.
Quando arrivai sul posto vidi un membro del mio partito di Modena, Frieri, che aveva una ferita e che mi disse di essere stato colpito col manganello senza alcun motivo.
Nel filmato Rep. 199 p.1 min. 01(estratto) è visibile Vittorio Agnoletto; il signore con la camicetta azzurra è il Consigliere Regionale Nesci e dietro Agnoletto ci sono io, anche se in questo momento non mi si vede.
Ghisaura Umberto (udienza 27/6/07)
(verbale – trascrizione)
Il sabato ero vicino alla scuola Diaz insieme al mio amico Andrisano e per curiosità, circa mezzora prima dell’intervento delle forze dell’ordine, abbiamo visitato sia la scuola Diaz sia la scuola Pascoli. Nel cortile della Diaz incontrammo un amico di Andrisano con il quale ci fermammo a parlare; vi erano persone sedute che parlavano e la situazione era tranquilla. Poi siamo entrati ed abbiamo fatto un giro al piano. Restammo qualche minuto e poi andammo via. Le persone all’interno erano sedute; alcuni mangiavano, alcuni parlavano, altri erano nei sacchi a pelo; non ho visto persone ferite; la maggior parte aveva un cartellino al collo e seppi che facevano parte della stampa e che quelli erano i loro alloggi.
Andammo a casa del mio amico in via Lavinia; dopo poco sentimmo un stridio di gomme e vedemmo una colonna di mezzi che partiva da via Cesare Battisti e immagino arrivasse fino in piazza Merani; poi arrivarono le ambulanze; lì per lì non ce ne siamo preoccupati,e invece dopo un po’ abbiamo sentito le ambulanze e ci siamo precipitati giù. Siamo arrivati davanti alla scuola e ci siamo posti sul muretto di fronte alla scuola Diaz; vi era molta tensione nell’aria.
Vidi uscire dalla scuola la stessa persona alla quale avevo offerto una sigaretta, su una barella con la testa rotta. Rimanemmo circa mezzora e poi andammo via.
Malabarba Luigi (udienza 27/6/2007)
(verbale – trascrizione)
Ero parlamentare ed insieme ad altri colleghi avevamo deciso di venire a Genova per accertare che tutto si svolgesse nel migliore dei modi.
La sera del 21 mi trovavo in una pizzeria nella zona di corso Italia; uno dei miei conoscenti ricevette una telefonata da una persona che ci avvertiva che stava arrivando una colonna di polizia alla scuola Diaz. Mi portai vicino ad un centro del GSF in corso Italia; telefonai al Questore Colucci, che mi disse che era semplicemente in corso una perquisizione alla scuola Diaz e che non c’era da preoccuparsi. Mi recai quindi alla scuola Diaz; nella salitina che porta verso le due scuole incontrai un’ambulanza ed un infermiere, che appariva piuttosto sconvolto, mi disse che stavano trasportando un ferito che sembrava grave all’ospedale. Vidi poi altre ambulanze ed uno schieramento impressionante di carabinieri che stavano all’esterno della scuola e bloccavano ogni ingresso. Cercai un funzionario per capire che cosa stesse accadendo; non riuscii a parlare con nessuno nonostante mi fossi qualificato come parlamentare ed anzi venni allontanato con strattoni e colpi di scudo. Vidi poi un funzionario che dava ordini e cercai quindi di parlare con lui, ma non ricevetti alcuna risposta; il funzionario continuò a dire: “fate largo, lasciate passare”. Non conoscevo il funzionario, ma successivamente, vedendo le fotografie seppi che si trattava di Gratteri.
Riconosco la scena visibile nel filmato (Rep 177 p. 5 min. 7,59 – estratto); il funzionario che passa tra i CC. era quello con cui cercai di parlare e che ripete come un disco rotto : “Lasciate il varco”.
Nel filmato Rep 70 p. 1 min. 8,26 (estratto) mi riconosco, come riconosco Agnoletto; entrambi veniamo allontanati; mi riconosco anche nei filmati Rep 164.159 p. 2 min. 8,15 (estratto) e Rep. 172 p. 2 min. 6 (estratto).
Quando la polizia si allontanò entrai nella scuola, ove vidi tanto sangue, in terra, su un calorifero sulle pareti; una pozza di sangue fresco sul pavimento.
Agnoletto Vittorio(udienza 10/10/07)
(verbale – trascrizione)
Il GSF fece le prime riunioni nell’autunno 2000. Progressivamente il GSF divenne un’organizzazione con molte adesioni di associazioni anche internazionali. A Porto Alegre nel gennaio del 2001 venni nominato rappresentante della delegazione italiana all’interno del consiglio internazionale e presentai l’ipotesi dell’appuntamento del luglio 2001 a livello mondiale.
Venni nominato portavoce del GSF nel maggio 2001 e successivamente vennero individuati 18 portavoce delle diverse associazioni ed io ero il portavoce dei portavoce.
Chiedemmo quindi contatti con le istituzioni che peraltro non avvennero; non si sbloccò nemmeno la situazione dei contatti con il comune. Soltanto poche settimane prima del vertice si raggiunse l’accordo con l’assegnazione di aree e di strutture; il 24 ed il 30 giugno avemmo un incontro con De Gennaro che ci venne presentato come il plenipotenziario per l’ordine pubblico; il 28 giugno ci fu un incontro a Roma con De Gennaro, Ruggero e il ministro Scaiola.
Chiedemmo tra l’altro che le forze dell’ordine non fossero dotate di armi da fuoco; ci venne risposto che era impossibile, ma che comunque non sarebbero state usate; il ministro Scaiola disse che nel caso di uso di armi da fuoco si sarebbe dimesso.
De Gennaro ci chiese se fossimo in grado di controllare quanto sarebbe avvenuto a Genova; noi rispondemmo che eravamo in grado di controllare gli aderenti al GSF, ma non eventuali persone estranee.
Ci vennero assegnate anche delle strutture, tra cui la scuola Pascoli e la Pertini, di cui si occupò Kovac e Anna Pizzo.
Il GSF era diventato una realtà a livello mondiale.
Verso le 19,30 del sabato ero presso la scuola Pascoli; arrivò un regista Davide Ferrario, che mi disse che aveva una cassetta dalla quale appariva una stretta connessione tra i black block e le forze dell’ordine e che era quindi un documento molto importante. La sera dovevo partecipare ad una trasmissione su La7 condotta da Gad Lerner. Dissi che intendevo portare un documento e così venne trasmessa la cassetta dalla quale appariva evidente la connessione di cui ho detto. Al termine del primo tempo uscii dagli studi e mi recai presso la RAI, senza portarmi la cassetta. Finita la trasmissione mi recai a casa di Luca Moro per cenare; saranno state le 23,30. Poco dopo arrivò una telefonata che ci avvertiva di quanto stava accadendo alla Diaz. Ci recammo immediatamente verso la Diaz; venni fermato una prima volta e dopo essermi qualificato venni lasciato passare; venni poi nuovamente fermato all’inizio di via Battisti, e l’auto non venne fatta passare; scesi e mi avvicinai alla scuola lungo via Battisti; incontrai i parlamentari, Mantovani e Mascia, che mi aggiornarono sulla situazione; cercai quindi di entrare alla Pertini per vedere che cosa era accaduto. Quindi superato il cancello, salii gli scalini; ero insieme a Mantovani e Nesci, che era consigliere regionale. Arrivati alla soglia della porta, venimmo buttati indietro in malo modo, respinti giù dagli scalini e fatti uscire anche dal cancello. Chiesi a quel punto immediatamente di poter parlare con il responsabile e quindi parlai con le Forze dell’Ordine chiedendo: “Chi è il responsabile di questo? Fatemi parlare”.
A un certo punto comparve Mortola, ed io gli chiesi di vedere il documento del magistrato che autorizzava quello che stavano facendo, visto che magistrati in quel momento lì non ce n’erano. Mortola mi rispose che in quel momento non aveva nessun documento, ma che l’autorizzazione l’avrebbe fatta vedere magari dopo mezz’ora, cosa che poi venne smentita perché nel corso della serata io richiesi inutilmente a Mortola di farmela vedere.
Prima avevo chiamato al telefono Andreassi, chiedendogli che cosa stesse accadendo e di bloccare subito la cosa ed Andreassi mi aveva risposto che così era stato deciso e che non poteva farci più nulla.
La situazione divenne sempre più difficile; si sentivano urla, e poi cominciarono ad uscire i feriti ed anche un sacco nero; pensai che vi fosse un morto; d’impeto mi lanciai verso il sacco ma venni respinto da alcuni funzionari di polizia tra i quali vi era anche Mortola, che mi gridò di tutto.
Vi furono diverse discussioni; rientrai quindi nella Pascoli dove vi fu un incontro con i giornalisti; poco prima infatti vi era stata la dichiarazione di Sgalla, portavoce di De Gennaro, che diceva che stavano soltanto portando fuori diversi feriti dei giorni precedenti.
Finalmente riuscii a entrare nella Pertini ove vidi quanto ormai è noto.
Venni sentito dalla commissione d’indagine parlamentare, ove descrissi tutto quanto era a mia conoscenza.
L’accusa che ci veniva rivolta, di essere cioè collegati con i black block, ci impedì di proseguire la nostra attività; anche le istituzioni cancellarono incontri già programmati.
Mi riconosco nel filmato che mi viene mostrato (Rep. 151.129 min. 6,30 - estratto), si tratta del tentativo di entrare alla Pertini insieme all’On. Mantovani e a Nesci, quando venimmo fermati sugli scalini.
Del GSF faceva parte anche l’Associazione Giuristi Democratici. Al primo piano della scuola Pascoli vi era una stanza in cui lavorava l’associazione con i computer e le attrezzature necessarie per il loro lavoro.
Rimasi pochissimo all’interno della scuola Pascoli; vidi soltanto le stanze poste sottosopra e le attrezzature rotte, ma non mi soffermai perché la mia presenza era richiesta in strada.
Il filmato Rep. 199 min. 1,04 (estratto) si riferisce alla telefonata con Andreassi, in cui mi venne detto che l’azione era stata decisa a Roma e che non poteva essere interrotta. Mi pare che la telefonata sia avvenuta prima del tentativo di entrare alla Pertini.
Mi riconosco nel filmato Rep. 174 p. I min. 8,01 (estratto); non so dire con precisione se la scena sia avvenuta prima o dopo il tentativo di entrare; certamente è successiva alla telefonata di cui ho parlato. I tesserini li mostravano i giornalisti, i legali ed i parlamentari, ma non erano in alcun modo presi in considerazione.
Dopo il temporale molti luoghi si allagarono e la Diaz Pertini divenne posto di ricovero, ma che ci fossero problemi di presenze esterne al GSF non ne sapevo nulla.
Non ricordo se ho avuto contatti quella sera con Kovac.
Mortola mi disse che la documentazione per la perquisizione sarebbe stata presentata entro mezzora ma non venne mai fatta vedere. Non ricordo che cosa mi gridò Mortola quando mi diressi verso il sacco nero; ma la tensione era già altissima. Ricordo che ipotizzai che vi fosse un morto.
Luca Moro mi aveva detto che dopo aver posteggiato aveva visto un ragazzo, poi individuato per Marc Covell, in terra che sembrava morto. Non so in quale punto si trovasse, so soltanto quanto mi riferì Luca Moro.
Stefano Kovac lavorava per il CIS (Consorzio Italiano di Solidarietà), aveva la gestione degli spazi assegnati al GSF ed era la persona che aveva avuto i maggiori contatti con le istituzioni; penso che abbia avuto anche rapporti con le forze dell’ordine.
Il venerdì mentre ero in piazza Dante nel primo pomeriggio ricevetti una telefonata da radio GAP che mi avvertiva che vi erano gruppi esterni al GSF che intendevano entrare alla Pascoli e che pertanto la scuola era stata chiusa. Non ricordo se vennero indicati quali black block, ma soltanto che si trattava di gruppi a noi ostili.
Il GSF attualmente non esiste più, è andato avanti fino al 2002. Io recupero il ruolo di portavoce quando le associazioni che ne facevano parte devono assumere orientamenti in relazione agli eventi del G8, ma una struttura ufficiale di GSF non c’è più.
Cento Pierpaolo (udienza 8/11/2007)
(verbale – trascrizione)
Sono deputato e lo ero anche all’epoca.
Passata la mezzanotte del 21 ricevetti varie telefonate da parte di esponenti del GSF e di altri militanti della sinistra che ci davano notizia dell’intervento delle forze di polizia alla scuola Diaz. Mi recai sul posto e arrivato davanti alla scuola mi qualificai anche mostrando il tesserino da parlamentare; cercai di sapere che cosa stesse accadendo, ma mi fu risposto che era in corso un’operazione di polizia e che quindi non si poteva entrare. Poi iniziarono a uscire numerose persone che apparivano ferite e sanguinanti. Mi preoccupai molto, cercai di mettermi in contatto con il Viminale ma non riuscii ad avere alcuna notizia. Restammo sul posto continuando a chiedere notizie e protestando perché nessuno ci dava risposte adeguate di quanto stava accadendo.
Ci venne detto che le notizie ci sarebbero state date successivamente al termine dell’operazione.
Sapevo che si trattava di luoghi assegnati al GSF.
Parlammo con diverse persone delle forze dell’ordine, ma non trovammo mai risposte precise.
Nel filmato (Rep. 199 min. 5,57 - estratto) mi riconosco nella persona che sta telefonando in primo piano sul lato destro dello schermo; stavo probabilmente cercando di pormi in contatto con il Viminale.
Non ero presente alla conferenza stampa della Questura.
Ghezzi Enrico (udienza 14/11/07)
(verbale – trascrizione)
Ero a Genova in tutto il periodo del G8; abbiamo ripreso moltissime scene con tre collaboratori di “Fuori Orario”.
La sera del 21 mi telefonò un mio conoscente che mi avvertiva che la polizia era entrata al Social Forum e stava distruggendo tutto e mi chiedeva di avvertire più giornalisti possibili.
Mi recai sul posto dove non mi fecero avvicinare alla scuola, se non più tardi quando arrivarono anche altre troupe televisive.
La telefonata avvenne verso mezzanotte; quando arrivai trovai un cordone di poliziotti genovesi diversi da quelli schierati all’interno.
Poi mi fecero passare e in piazza Merani vidi un ragazzo a terra con molto sangue intorno. Arrivato vicino, rimasi sul posto e filmai anche l’allontanamento delle forze di polizia; feci circa due ore di riprese.
Olivari Giulia (udienza 12/12/07)
(verbale – trascrizione)
Abito in via Battisti; non ho ricordi precisi dei fatti. Per quanto ricordo vidi tre ragazzi che scappavano scendendo dalle impalcature della Pertini. Sulla strada c’era un gran subbuglio di forze dell’ordine.
Baccelli Vittorio (udienza 20/12/07)
(verbale – trascrizione)
Abitavo in via Battisti al civico 3 interno 4, primo piano. Ricordo che nei giorni del G8 io e mia moglie siamo rimasti in casa il più possibile. Eravamo infatti un po’ preoccupati, visto quanto scriveva in proposito la stampa.
Ricordo l’ultimo giorno, quando nel pomeriggio si stavano sciogliendo i gruppi dei giovani. Alla sera mentre guardavamo la televisione, abbiamo sentito un certo frastuono sulla strada e affacciatomi alla finestra, vidi sulla strada un gran numero di mezzi della polizia.
Adesso non ricordo di aver sentito parlare di una coltellata e di aver sentito urla provenire dalla Diaz e grida “assassini”, ma se a suo tempo l’ho riferito certamente corrisponde a quanto avevo visto.
Ricordo che alla Diaz vi erano delle impalcature.
Non ho visto giovani che smontavano ponteggi, anche perché dal mio appartamento non vedevo la parte posteriore della Diaz.
Nei giorni precedenti avevo visto un grosso movimento di persone intorno alla Diaz. Oggi non ricordo di aver visto entrare al GSF persone con corpetti bianchi ed il disegno di una croce rossa.
Pizzo Anna (udienza 20/09/07)
(verbale – trascrizione)
Ero accreditata quale giornalista del settimanale “Carta” per il G8 e mi occupavo della comunicazione per il controvertice.
C’erano giornalisti da tutto il mondo che ci chiedevano notizie; ricevevamo al piano terra della Pascoli i giornalisti delle testate più importanti. All’ingresso vi era il controllo dei pass; nei piani superiori vi erano le attrezzature delle televisioni e radio e uffici vari, uno se ben ricordo per gli avvocati; vi era anche una stanza adibita ad infermeria.
La provincia ci aveva assegnato anche la scuola Pertini, ma con l’accordo che sarebbe stata usata soltanto qualora la Pascoli non fosse stata sufficiente, perché vi erano in corso lavori di ristrutturazione. Quando facemmo un sopralluogo con un funzionario della provincia, vidi che vi erano alcune stanze in cui si trovavano attrezzi vari, che poi nella conferenza stampa vennero indicati come armi improprie in possesso di coloro che si trovavano all’interno della Pertini.
Nella foto (56), che mi viene mostrata, si vedono attrezzi identici a quelli da me notati negli sgabuzzini, che erano chiusi a chiave e di cui noi non avevamo le chiavi; uno si trovava al piano terra sulla sinistra entrando e l’altro sempre al piano terra a destra a metà del corridoio.
Dopo l’irruzione della polizia negli uffici al primo piano era tutto sfasciato.
Preve Marco (udienza 26/09/07)
(verbale – trascrizione)
Sono redattore del quotidiano la Repubblica e avevo seguito gli eventi del G8 alla scuola Diaz.
Ricevetti una telefonata da una manifestante che avevo conosciuto giorni addietro. Avevano paura di un intervento della polizia. Mi recai davanti alla scuola.
Arrivai dal basso in via Battisti; posteggiai la moto e mi avvicinai; vi erano già le ambulanze che portavano via i feriti; parlai con un ragazzo straniero che sanguinava dal capo, e che mi disse che mentre stava dormendo era entrata la polizia che lo aveva colpito all’improvviso. Seppi poi che si trattava di Albrecht Thomas
Arrivai davanti alla scuola, cercai di entrare, ma qualche poliziotto o funzionario me lo impedì; si formò quindi un cordone mi pare di carabinieri. Ricordo che vi erano alcune persone che dicevano di essere avvocati e che cercavano di entrare; poi arrivò Agnoletto e qualche parlamentare, ma nessuno venne fatto entrare.
Riconosco l’Albrecht nella foto che mi viene mostrata (Rep. 65).
Ho riconosciuto il dr. Mortola che era nel cortile della Pertini; dopo circa un’ora e mezza uscì il dr. Sgalla, che improvvisò una breve conferenza stampa nella quale disse che erano stati sequestrati indumenti e fermati presunti black block; che alcuni dei feriti erano stati feriti nei giorni precedenti; c’era Tognazzi, che ironizzò sul sequestro degli indumenti.
Quando la polizia si allontanò i giornalisti iniziarono ad entrare nella scuola; giunse poi un ragazzo belga che era stato all’ospedale ma non arrestato e che ci raccontò i fatti praticamente in modo analogo a quanto riferito da Albrecht
Mi riconosco nel filmato (Rep. 164 059 min. 1,05 - estratto) mentre parlo con il giovane.
Entrai nella scuola ove vidi una gran confusione: porte mezze scardinate, banchi rovesciati, effetti personali sparpagliati sui pavimenti e grosse macchie di sangue.
Vidi due funzionari che stavano allontanandosi dalla scuola e qualcuno mi disse che uno era il Pref. La Barbera; posso indicare l’ora verso l’1,30 circa.
Nel filmato (Rep. 174 p. I min. 2,46 - estratto) si vede la scena che ho appena descritto; il più basso mi venne detto che era La Barbera; mi sono riconosciuto nella persona con i pantaloni rossi e la maglia bianca.
Ero presente alla conferenza stampa della Questura: su un tavolo al centro vi era tutta una serie di oggetti rinvenuti alla Diaz; la conferenza fu piuttosto agitata; vi era un giornalista straniero che contestava che alcuni oggetti apparentemente non offensivi fossero indicati come oggetti importanti da sequestrare.
Ci fu data la possibilità di fare domande anche se le risposte erano soltanto quelle ufficiali riferite dal dr. Sgalla, che pur essendo presente ai fatti non aveva partecipato alla loro organizzazione.
Non ricordo se tra tutti gli oggetti vi erano anche due bottiglie molotov.
Albrecht era abbastanza impressionante perché sanguinava copiosamente dal capo; era stordito; l’altro giovane belga aveva un cerotto sulla faccia.
De Gregorio Concita (verbale – trascrizione)
Quale inviata di Repubblica ero presente a Genova.
La sera del 21 ero a cena con un gruppo di registi, quando mi chiamò un ragazzo con cui avevo in precedenza parlato di Carlo Giuliani, di cui si era detto amico. Mi disse che stava accadendo qualcosa al centro stampa. Decidemmo quindi di recarci presso la Diaz. Saranno passati circa 20 o 30 minuti quando arrivammo in zona; mi stavo dirigendo verso il centro stampa di fronte alla Diaz.
Nell’avvicinarci alla scuola dovemmo presentare due volte i nostri documenti. Arrivati nei pressi ci fermammo ad un posto di blocco e non potemmo proseguire. Le luci della scuola Diaz erano tutte spente mentre erano accese quelle della scuola Pascoli. Dopo poco si formò una barriera di agenti con il casco e con lo scudo. Arrivarono poi moltissime persone tra cui diversi parlamentari. Nel cortile della Diaz vi erano diversi funzionari, che si riconoscevano perché in abiti borghesi. Arrivò anche Agnoletto, Mascia, Malabarba, che a loro volta cercavano di entrare mostrando i loro documenti, senza riuscirvi.
Iniziò poi l’irruzione nella scuola. Gli agenti forzarono il portone e quindi si videro accendersi le luci man mano che gli agenti salivano ai piani superiori. Si sentivano urla; vidi affacciarsi da una finestra un ragazzo che urlò qualcosa in una lingua straniera. Nel cortile erano rimasti i funzionari che parlavano ai telefoni. Poi iniziarono ad uscire le persone arrestate ed anche alcuni in barella; uscì anche un sacco nero su una barella che si pensò potesse contenere un corpo. Molti erano feriti sanguinanti.
Quando tutto finì dopo molto tempo e tutti erano andati via, ci fecero entrare nella Diaz. Con me vi era una collega del Corriere della Sera, Fiorella Sarzanini che mi presentò Sgalla, che stava parlando al telefono.
Vidi una grande sala, ove erano sparsi sacchi a pelo in parte squarciati e oggetti vari; salendo vidi vistose tracce di sangue.
Scrissi un libro per Laterza; parlai anche con alcuni manifestanti, Caruso, Heidi Giuliani; parlai anche con Canterini. Più recentemente mi chiamò Sgalla che mi disse che la sera del 21 non aveva il telefono; alla mia obiezione di averlo visto parlare al telefono, mi rispose che poteva essere un telefono prestatogli.
Riconosco il mio articolo sulla copia della Repubblica del lunedì 23 luglio, che mi viene mostrato. L’articolo è certamente più preciso della mia deposizione di oggi, essendo stato scritto il giorno stesso.
Io arrivai molto presto perché avvertita dal giovane di cui ho detto; non posso ricordare a che ora precisa arrivai; per quanto ricordo ricevetti la telefonata alle 21,30 circa. Mi fermai a circa una quindicina di metri dal cancello. Non so dire se il cancello fosse aperto o chiuso ma se ben ricordo nel cortile vi erano diverse persone.
Spagnolo Maria (udienza 30/01/08)
(verbale – trascrizione)
Abito in via Battisti al primo piano, di fronte alla scuola elementare.
Il sabato mattina vidi alcuni giovani in gruppo sui terrazzi della Diaz che cercavano di svitare i tubi delle impalcature. Avevano maschere nere. Cercai di telefonare alla polizia senza riuscirvi perché il numero era occupato.
Oggi non ricordo quanto dichiarai a suo tempo circa alcuni ragazzi che passavano nel pomeriggio verso le 18 – 18,30 con ferite alla testa e con bende intorno alla testa.
Ricordo che nella serata vidi passare mezzi della polizia, in particolare due fuoristrada, che venivano fatti oggetto di un lancio di bottiglie da parte di giovani usciti dalla scuola; i mezzi dovettero allontanarsi rapidamente. Mi pare che ciò avvenne verso le 18,30 – 19,30.
Ginori Anais (udienza 07/05/08)
(verbale – trascrizione)
Non ricordo con precisione l’articolo da me redatto.
La mattina del sabato 21 come giornalista di Repubblica seguivo i lavori del GSF e quindi frequentavo molto la scuola Diaz; peraltro io andavo nella scuola Pascoli; non misi piede nella Diaz Pertini sino alla domenica 22.
Il sabato incontrai nella Pascoli il medico che ho indicato nell’articolo, Enrico Cordano, che stava prestando i primi soccorsi ad alcuni feriti che giungevano dai cortei. Vidi anche una ragazza ferita portata in ambulanza. Non ricordo chi mi disse che la metà degli ottanta feriti erano stati trasportati alla Diaz.
Attualmente, anche dato il tempo ormai trascorso, non ricordo chi intervistai, ricordo il ragazzo che veniva soccorso dal dr. Cordano e vidi una ragazza che veniva portata via in ambulanza.
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Spagnolli Paola (udienza 3/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Sono dirigente del Comune di Genova; mi sono occupata della fornitura di materiale informatico al GSF. Il Prefetto mise a disposizione del Comune una somma per l’ospitalità ai manifestanti e dette istruzioni di individuare i luoghi per accoglierli, da attrezzare opportunamente. Facemmo un’indagine sugli spazi da destinare ed individuammo il complesso Diaz Pascoli, che comprendeva la scuola elementare, mentre l’asilo era escluso; il 12 luglio 2001 lo consegnammo formalmente ad un rappresentante del GSF. Lo spazio doveva essere destinato a centro di convegni e di comunicazione, dovevamo attrezzarlo con dotazione informatica e strumentale. La scuola era destinata non tanto a dormitorio, ma ad attività di comunicazione, parliamo della scuola Diaz Pascoli, il civico 6. Abbiamo speso 500 milioni di lire per la dotazione informatica, costituita da computer, linee di comunicazione esterne dedicate, alcune linee erano state richieste anche per le altre postazioni a piazzale Kennedy e al King per collegarle con il centro alla Pascoli. Abbiamo fatto verbali di consegna sia per i locali della scuola, sia per il materiale informatico.
Abbiamo avuto contatti preliminari molto prima dell’11 luglio con il GSF, che si era proposto come interlocutore dell’Amministrazione. Abbiamo comunicato ogni movimento alla Questura di Genova; tutti i verbali erano stati subito trasmessi alla Questura che ci aveva pregato di informarla al riguardo.
Mi sono recata alla scuola domenica per vedere le condizioni dei locali e del materiale; dato che non c’era Brusetti, che era il consegnatario, abbiamo concordato di ritirare una parte della strumentazione informatica la sera della domenica. Abbiamo recuperato il materiale e lo abbiamo messo in un una sala del Comune; il materiale è stato sequestrato. Quanto alla riconsegna delle attrezzature informatiche della Pascoli, molte ne mancavano e tante erano distrutte; quello che abbiamo potuto recuperare ho deciso di portarlo in un luogo più sicuro, più chiuso; quella sera la scuola non era ancora sotto sequestro ed i termini di consegna scadevano quella notte. La domenica a mezzogiorno ho fatto un sopralluogo ed ho visto i locali al primo piano dove non c’erano più le attrezzature. In più aule ho trovato i computer malandati, in altre aule abbiamo recuperato cinque computer che funzionavano.
I computer della stanza al primo piano sembravano “randellati”, rotti con violenza.
Le comunicazioni alla Questura erano fatte dal mio ufficio, credo alla Digos, una era al dott. Perugini.
Non ho avuto contatti con legali del GSF.
La scuola Diaz Pertini è della Provincia, non me ne sono occupata, mi sono occupata solo della Diaz Pascoli, civico 6 e non dell’istituto di fronte “Pertini”, che credo sia stato consegnato al GSF dalla Provincia. La Diaz Pascoli è provinciale, ma è data in concessione al Comune.
Quanto alla consegna dei locali della Pascoli, il Comune deliberò il 12 luglio il piano di accoglienza, specificando che tra i punti previsti vi era la scuola Diaz; non vi era indicazione su quale fosse il previsto utilizzo dell’immobile; il GSF ci aveva scritto lettere al riguardo. Non doveva essere un dormitorio, la delibera descriveva l’uso in quattro righe, parlava di “people house”, secondo quanto richiesto dal GSF. Carlo Baschmitt, qui presente, era un nostro interlocutore, ricordo Stefano Kovac tra le persone che erano nell’organizzazione del GSF.
Kovac Stefano (udienza 3/5/2006)
(udienza 31/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Lavoravo per l’ICS, Consorzio Italiano di Solidarietà, organizzazione che si occupa di assistenza internazionale; avevo rapporti con il Comune e con la P.S. per l’utilizzo delle aree assegnate. Coordinavo l’organizzazione del GSF.
Gli edifici scolastici di via Battisti ci vennero consegnati e fu deciso di utilizzarli uno, la Pascoli, per gli uffici stampa, riunioni ecc. e l’altro, la Pertini, come internet point; in seguito al temporale di venerdì, la Pertini venne utilizzata anche per ricovero di tutti coloro che non potevano più trascorrere la notte negli altri luoghi.
L’accesso alla scuola Pascoli era limitato, mentre era libero per la Pertini.
Le strutture della Sciorba, di valletta Cambiaso, dello stadio Carlini di piazzale Kennedy ed altre vennero consegnate a me dal Comune e dalla Provincia, mentre il complesso scolastico Diaz venne consegnato ad Anna Pizzo e Ronny Brusetti.
Vi furono riunioni quotidiane con i responsabili delle forze dell’ordine, il Dr. Mortola ed il Questore per decidere l’utilizzazione delle singole strutture.
Nella serata di sabato, mentre ero in piazzale Kennedy, ricevetti verso le 21,30 - 22 una telefonata dal dr. Mortola, che mi chiese come erano utilizzate le due scuole e chi vi si trovasse; dopo la mia risposta, alla mia domanda di che cosa stesse succedendo, mi disse che un paio di volanti erano state oggetto di un lancio di bottiglie vuote; insospettito, gli dissi: “Non fate cazzate !” ed egli mi rispose: “Stai tranquillo”.
Non ho mai detto che la situazione all’interno della scuola Pertini non era più sotto controllo; sul posto vi erano praticamente quasi tutti i rappresentanti e portavoce del GSF, tra questi Massimo Morettini. Riferii anche che diverse persone che si trovavano nei posti più colpiti dalla piogge, stadio Carlini, via Albaro, Sciorba, si erano trasferite nella scuola Pertini.
Successivamente ebbi una conversazione telefonica con il dr. Mortola che mi disse che all’interno della Pertini erano state trovate persone con moltissimi precedenti penali.
Nella prima serata avevo ricevuto una telefonata da Morettini che mi disse che tutto era tranquillo e che era l’ora di andare a cena.
Cercai a lungo di capire se nella prima telefonata con il dr. Mortola potessi aver detto qualcosa che avesse potuto influire su quanto accaduto; mi sentivo responsabile per la mia inazione dopo la telefonata, per non aver avvisato che poteva arrivare una perquisizione; potevano far venire giornalisti e parlamentari; mi rimproverai di essermi fidato della parola del dott. Mortola.
Chessa Leonardo (udienza 19/09/07)
(verbale – trascrizione)
Facevo parte dei volontari sanitari del GSF. Mi sono quindi recato più volte nella scuola Pascoli. Sono andato nella Pertini soltanto dopo i fatti. Avevamo riposto in una stanza al primo piano qualche farmaco; nella palestra avevamo anche allestito qualche lettino per far riposare qualcuno che ne avesse bisogno.
Il 21 dopo la manifestazione abbiamo visto, verso le sette e mezzo le otto, alcuni che presentavano ematomi ed anche una ragazza, probabilmente colpita da un candelotto lacrimogeno che aveva una frattura al naso e a cui consigliammo il ricovero ospedaliero senza che accettasse.
Rientrai a casa e ricevetti poi una telefonata dalla Sig.ra Trotta che mi diceva di andare al Pronto Soccorso di San Martino, ove stavano arrivando molti giovani feriti. Potevo entrare quale medico del San Martino. Gli agenti di P.S. avevano praticamente occupato il Pronto Soccorso e nelle stanze in cui erano ricoverati i feriti era sempre presente un poliziotto. In una stanza vi era un giovane che presentava ferite al torace con grave emorragia e pneumotorace; era il giornalista Marc Covell; si trattava di un trauma recentissimo anche perché se non fosse stato curato subito il paziente non sarebbe sopravvissuto.
Mi recai quindi alla Diaz, ove vidi resti di ferite, capelli, un dente e tanto sangue, recente e fresco. Vidi in ospedale di sfuggita, domenica sera, Lena Zulke; mi ero recato al P.S. con la On. Pinotti che voleva vedere la situazione.
Alla Pascoli vidi non più di una decina di feriti sabato sera; non mi risulta ve ne fossero alla Diaz; quelli che non potevano essere trattati da noi venivano indirizzati al 118.
Io ero responsabile di un’ambulanza del GSF con la quale facevo attività sulla strada.
Non sono a conoscenza di persone ferite portate alla Diaz.
L’intervento dei sanitari poteva consistere anche nell’indirizzare i feriti agli ospedali; non avevamo nessun ortopedico con noi, per cui le fratture venivano tutte indirizzate agli ospedali.
Lizzio Giovanni (udienza 20/6/07)
(verbale – trascrizione)
Verso le tre della notte tra il 22 ed il 23 luglio sono stato svegliato da un coro che proveniva da via San Lorenzo sul tema del ritornello della canzone “mazzolin di fiori”: “Vi abbiamo rotto il culo … settimo, settimo”. Poi sentii gridare: “Fascisti andate via”. Mi portai alla finestra ma quando vi arrivai non vidi più nessuno in via San Lorenzo.
Ero all’epoca ispettore della polizia municipale.