PROCESSO DIAZ - La sentenza
6. Soccorsi
Soccorsi
Galanti Giuseppe (udienza 3/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Sono infermiere professionale del 118 e lo ero anche all’epoca dei fatti.
La sera del 21 luglio ricevetti verso la mezzanotte la richiesta dal centro operativo che ci riferiva dei disordini in atto presso il complesso scolastico Diaz, indicandoci di recarci sul posto.
Le autoambulanze avevano diversi codici, la mia ambulanza era indicata come beta, e cioè con un infermiere professionale a bordo.
Quando siamo arrivati si sentivano ancora rumori all’interno e un funzionario ci disse di entrare e di recarci ai piani superiori dove si trovavano alcuni feriti.
La polizia era già dentro alla scuola, stavano facendo scendere alcune persone dai piani superiori, una di loro mi disse “sali, sali che vi sono persone da curare”.
Ricordo che le forze dell’ordine erano in parte in divisa ed in parte con un giubbotto ed il casco.
Ricordo che all’interno vi era una scala da cui scendevano i poliziotti accompagnando alcune persone; siamo saliti ai piani superiori ove abbiamo trovato i feriti stesi a terra.
Nei tre piani superiori e nello scalone trovammo cinque o sei persone che sanguinavano e che avevano riportato traumi cranici pur essendo ancora coscienti.
Mi sono nuovamente messo in contatto con il 118 ed ho richiesto l’invio di altre ambulanze.
Rimasi sul posto per circa 35, 40 minuti per la prima ricognizione, poi andai via con l’ambulanza e quindi tornai.
Ricordo che vi era parecchia polvere di estintori in un’aula.
Non ricordo bene il giovane visibile nellefoto Rep. 088E foto 11 e Rep. 070 H; ricordo però che vi era molta polvere di estintori.
Mi sembra di riconoscere la mia voce nelle chiamate al 118 nr. 15 (00,04,50), nr. 20 (00,07,15), che mi vengono fatte ascoltare; richiedevo una decina di ambulanze; nella 27 (00,11,25) chiedevo le barelle necessarie per il trasporto dei feriti.
Dopo di noi arrivò anche un’auto medica ed un’altra ambulanza con un infermiere a bordo (Camogliano).
Quando arrivai non c’era ancora nessun sanitario.
La situazione con la fila di ambulanze ferme, visibile nel filmato Rep. 199, min. 00,09 (estratto), si determinò diverso tempo dopo il mio intervento.
Nella telefonata nr. 26 riconosco la mia voce, i primi feriti li abbiamo evacuati senza problemi, quelli in palestra in grado di camminare dovevano essere perquisiti, ricordo che la telefonata è stata fatta quando si evacuavano anche persone che potevano viaggiare sedute sull’ambulanza.
Il dr. Cremonesi arrivò mentre io facevo il primo viaggio con l’ambulanza; era all’interno della palestra e ci disse che vi erano circa cinquanta persone ferite da trasportare.
Dalla Foce, ove mi trovavo quando ricevetti la chiamata, arrivai alla scuola Diaz in pochissimo tempo, due minuti.
Vidi all’interno tutte ferite recenti, ma trovai anche macchie di sangue certamente risalenti a tempo prima (qualche ora).
La voce che si sente nella chiamata nr. 7 è quella del dr. Piaggio.
Quando sono arrivato non vidi all’esterno alcun ferito; la mia ambulanza fu la prima ad arrivare sul posto.
C’era un gran fracasso; urla e grida aggressive; rumori di oggetti che si rompevano e che arrivavano dall’alto: erano cioè gettati dalla scuola.
Riconosco la mia voce nella chiamata al 118 n. 11 (00.01.18), dico “stanno buttando giù tutto”, davo l’avviso di proteggersi ai mezzi di soccorso che erano in arrivo.
All’interno vidi anche alcuni che presentavano ferite con medicazioni risalenti e con sangue essiccato da tempo e cioè da alcune ore.
Sceso dall’ambulanza mi sono diretto di corsa al portone sotto un lancio di oggetti che avveniva tra il cancello e l’ingresso della scuola. I lanci probabilmente arrivavano anche dall’altra scuola. Sulla strada non arrivavano oggetti lanciati, ma soltanto tra il muretto ed il portone.
Non ho visto materialmente l’impatto di oggetti in terra, ma si sentivano rumori inequivocabili ed in particolare di vetri che si infrangevano.
Camogliano Giovanni Carlo (udienza 3/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Sono infermiere professionale del 118 e lo ero anche all’epoca dei fatti.
Verso la mezzanotte del 21 sono stato incaricato dal centro operativo di recarmi in via Battisti. Siamo saliti da via Nizza e arrivato ho trovato un mio collega, che mi disse di entrare nella scuola e salire che vi erano alcuni feriti.
Incontrai mi pare nelle scale Galanti ed al primo piano vidi diversi ragazzi feriti; accompagnai personalmente all’Ospedale Galliera un ragazzo che aveva un trauma cranico. Ritornato ho aiutato i colleghi nella palestra a smistare i feriti.
C’era un signore anziano che, mentre lo stavamo medicando alla caviglia, ci disse che era andato a dormire nella scuola per stare tranquillo.
Le ferite dei ragazzi ai piani erano certamente recenti; quelle invece che ho visto sulle persone nella palestra non si poteva dire se fossero più risalenti nel tempo. Vi era un ragazzo che aveva un braccio molto gonfio e che quindi doveva essere stato ferito in precedenza, dato che il gonfiore non si forma subito.
Quando arrivai trovai altre due ambulanze; la mia fu la terza ad arrivare; il collega Galanti aveva già fatto una prima cernita dei feriti più gravi.
Nel filmato Rep. 199, min. 00,09 (estratto) si vedono i militi di Bogliasco che stavano trasportando un ferito; non conosco i nomi dei militi; le ambulanze erano un po’ distanti dall’ingresso della scuola.
Nella palestra i poliziotti ci chiedevano se le condizioni dei feriti consentivano che li si perquisisse.
Nel tabulato dei movimenti delle ambulanze la mia era indicata con la sigla 032 di Bogliasco.
Quando sono arrivato non ricordo lanci di oggetti.
Cremonesi Paolo (udienza 3/5/2006)
(verbale – trascrizione)
La sera del 21 era sull’auto medica Voltri 2, insieme all’infermiere Lando Vignon ; in accordo con il 118 ci eravamo portati nella zona della Diaz perché avevamo sentito che in tale luogo vi era stato un movimento di ambulanze; sono arrivato alla scuola Diaz, mentre altre due ambulanze stavano andando via; uno degli infermieri dal finestrino, Galanti, mi disse che stava portando via due feriti con traumi cranici. Abbiamo lasciato l’auto medica vicino ad un cancello.
Siamo entrati nella scuola e nel piano terra vi erano molte persone sedute o stese in terra; abbiamo fatto mettere sulla sinistra della palestra le persone che dicevano di essere ferite; quindi ho iniziato ad esaminare i feriti ed ho indicato con due comunicazioni alla centrale il numero dei feriti; in un primo momento una ventina e poi circa una quarantina. Ho quindi approntato i primi presidi, fasce, stecche; i militi delle ambulanze ci aiutarono a trasferire all’esterno i primi feriti. Abbiamo posto al centro quelli che apparivano più gravi (i presunti codice giallo).
Le prime comunicazioni con la centrale avvennero se ben ricordo via radio; l’ultima la feci con il mio telefono.
Al mio arrivo vi erano sulla strada molti appartenenti alle forze dell’ordine, giornalisti, mi pare anche cineoperatori, che certamente vi erano alla fine, ed altre persone.
Ricordo che vi erano ferite recenti ed anche qualcuna pregressa con già “la crosta”, non riferibile agli eventi della serata. Alcuni avevano sia ferite recenti sia pregresse. Sul posto abbiamo trovato ed utilizzato due ampolle di disinfettante e alcune compresse di garze.
Rimasti privi di materiale di soccorso abbiamo utilizzato scatole di cartone per allestire steccature.
Sono rimasto sempre nella palestra, non sono salito ai piani superiori.
I codici di gravità sono in ordine: bianco, verde, giallo, rosso (coma) e nero (morto).
Quelli che stavano peggio erano codificati in giallo. Si trattava di non più di dieci persone per quanto ricordo.
Viene riprodotta la registrazione di una chiamata al 118 (nella quale vengono richieste altre ambulanze e si parla del dr. Cremonesi che avrebbe segnalato anche codici rossi): escludo di aver segnalato codici rossi, anche perché se vi fosse stato un codice rosso l’avrei accompagnato personalmente all’ospedale, dato che sarebbe potuto morire nel trasporto.
Vignon Lando (udienza 3/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Sono infermiere professionale. Il 21 ero in servizio insieme al dr. Cremonesi; verso la mezzanotte, mezzanotte e trenta abbiamo sentito che diverse ambulanze si stavano recando alla scuola Diaz e così ci siamo recati in via Battisti. Siamo arrivati dalla parte della Finanza, ho posteggiato vicino ad un cancello e siamo andati a piedi alla scuola.
All’esterno vi erano le forze dell’ordine e diverse persone; siamo entrati nella scuola al piano terreno, ove si trovavano diverse persone sedute a terra o stese. Il dr. Cremonesi ha iniziato a verificare la situazione dei feriti, facendo sedere ai lati quelli che non presentavano problemi e ponendo al centro quelli più gravi. Il dr. Cremonesi chiamò le ambulanze che facevano la spola con gli ospedali.
Abbiamo fatto diverse stecche per bloccare gli arti dei feriti; poi finito il materiale a nostra disposizione abbiamo utilizzato disinfettanti e garze trovate nella scuola; con alcuni cartoni abbiamo anche allestito steccature.
Non ricordo di aver visto poliziotti salire sulle ambulanze.
Le ferite che ho medicato personalmente erano recenti; ho visto però anche persone con ematomi e ferite meno recenti, ricordo un ragazzo biondo che presentava una ferita alla testa sicuramente non recente ed una su un sopracciglio di una ragazza.
Ricordo che nella palestra vi erano zaini aperti e due scatoloni con all’interno telefonini e altri oggetti.
Paparo Roberto (udienza 3/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Sono dirigente medico all’ospedale San Martino; all’epoca coordinavo la struttura del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Martino in occasione del G8.
L’arrivo dei feriti al P.S. era piuttosto caotico; i feriti della Diaz si cumulavano con quelli ordinari. Il corridoio del P.S. sembrava praticamente un “mattatoio”; vi erano molti ragazzi feriti e insanguinati.
Venero effettuati diversi interventi di suture e ortopedici. Io mi occupai di un giornalista inglese che presentava un pneumotorace e di una ragazza tedesca che aveva il cranio sfondato. La maggior parte aveva lesioni di minore gravità; solo alcuni mi pare quattro presentavano una situazione più grave. Il giorno prima erano arrivati otto ragazzi con trauma cranico.
I feriti giunti nel nostro P.S. erano affetti da ferite recenti; è possibile che avessero anche ferite pregresse, ma certamente avevano ferite sanguinanti.
Riconosco l’elenco di persone ricoverate al P.S., che mi viene mostrato.
Escludo che vi fosse qualche agente che accompagnava i feriti.
Alcuni feriti vennero ricoverati.
Trotta Gabriella (udienza 4/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Sono dipendente amministrativa dell’azienda ospedaliera San Martino. All’epoca del G8 ero incaricata dell’accoglienza di eventuali feriti presso il Pronto Soccorso.
La sera del 21 ero presso il P.S. di San Martino; l’arrivo di feriti era stato preannunciato dalle chiamate di numerose ambulanze alla scuola Diaz.
Il primo ferito che arrivò fu Marc Covell, che a me sembrava morto ed era stato indicato come tossicodipendente in crisi di astinenza; poi si accertò che non era un tossicodipendente; ricordo anche una ragazzina in un sacco a pelo che appariva “massacrata” .
Arrivavano diverse ambulanze, sempre scortate da agenti delle forze dell’ordine.
Alcuni feriti non erano in grado di parlare e così se non avevano i documenti venivano registrati “uomo” o “donna”. I feriti rimanevano sotto il controllo dei poliziotti anche durante la visita e l’assistenza medica nonostante ciò non fosse consentito; alcuni poliziotti si rifiutavano di uscire anche dopo il formale invito.
Per tutta la notte arrivarono forze di polizia e feriti.
Ricordo che i poliziotti, parlando tra loro, continuavano a descrivere i manganelli di cui erano dotati ed in particolare l’uso del Tonfa dalla parte del manico, perché così si faceva più male e si potevano spaccare le teste senza ammazzare.
Qualcuno disse ad esempio: “quel bastardo mi ha sporcato di sangue anche le scarpe”.
I poliziotti si sedevano su una panchina vicina all’ingresso e parlavano tra loro dicendo cose abominevoli su quanto avevano fatto.
Io cercavo di parlare con i feriti e di dare aiuto per quanto potevo.
Ricordo alcuni feriti: Primosig che mi pare fosse stato colpito alla testa e che diceva che non capiva quanto era accaduto e che era stato gettato giù dalle scale; Provenzano che batteva i denti per il freddo e che si era urinato addosso perché non gli avevano consentito di andare al gabinetto.
In ordine a tali fatti feci una segnalazione ufficiale alla direzione dell’ospedale, che mi pare non ebbe seguito.
Parlai di quanto stava avvenendo con il dr Pasero ed il dr. Chessa e con il caposala Arado; avevo visto in precedenza anche un poliziotto di scorta che era vestito tutto di nero.
Arado mi disse che aveva sentito un poliziotto dire: “Annammo a massacrà sti sorci”.
Nella registrazione della telefonata al 118 in cui viene chiesto l’invio di ambulanze (n. 8 delle ore 23.57), che mi viene fatta ascoltare non mi pare di riconoscere la voce di Arado.
Conosco la Sig.ra Pinna, portiera di San Martino; mi pare che mi disse che era arrivato un fax con cui si disponeva di dare l’elenco dei ricoverati alla Questura. Il dr. Pasero mi riferì che gli agenti gli avevano ordinato di non dare indicazioni ai familiari che le richiedessero circa la presenza in ospedale di persone ferite.
Anche il Prof. Rollandi segnalò qualche episodio avvenuto in tale occasione alla direzione sanitaria e così anche il dr. Pasero e il dr Chessa.
Calvillo Gabriele (udienza 4/5/2006)
(verbale – trascrizione)
Svolgevo attività volontaria di assistenza medica per il GSF; durante i giorni del vertice G8 giravamo a bordo di un mezzo, seguendo le diverse manifestazioni. Avevamo anche rapporti con le forze dell’ordine, che a volte erano più aperte ed altre più rigide.
Nella scuola Pascoli venivano portate diverse persone ferite, ma nessuno per quanto mi consta proveniva dalla scuola Pertini, o almeno nessuno mi diceva di venire da tale scuola.
Quando andai via dalla Pascoli, verso le 22,30, ricordo che vi era un elicottero che sorvolava quella zona, come del resto accadeva spesso.
La c.d. infermeria era sistemata nella palestra della Pascoli. In genere si curavano ferite alla testa o anche al volto.
Abbiamo prevalentemente curato ferite lacero contuse; abbiamo visto anche qualche frattura ma nulla potevamo fare in proposito. Molti recavano segni di manganellate o anche ferite “a strappo” evidentemente causate da lancio di lacrimogeni.
Capra Paolo (udienza 27/03/08)
(verbale – trascrizione)
La sera e la notte del 21 rimasi in Ospedale San Martino: vi fu un affollamento sia di parlamentari che di giornalisti. Questi ultimi volevano entrare nel pronto soccorso. Arrivarono Paolo Cento, Mantovani, Mascia, i consoli degli USA, Gran Bretagna.
Ero al convitto; venni avvertito dal Pronto Soccorso che era stato segnalato dal 118 l’arrivo di feriti; mi recai quindi al Pronto Soccorso, ove in effetti iniziarono ad arrivare i feriti e poi i giornalisti, i parlamentari.
L’On. Cento arrivò mi pare verso l’una ed io gli avrò riferito dell’arrivo dei feriti; arrivarono ventisette feriti di cui venti vennero ricoverati: due in codice rosso.
Ci sentimmo con il direttore del 118 e con i direttori sanitari del Galliera e di Villa Scassi.
Il 118 smistò i più gravi tra San Martino e Galleria e gli altri a Villa Scassi. Dalla 0,30 alle 2,30 il 118 avviò 27 feriti al San Martino di cui venti vennero ricoverati; 24 al Galliera, di cui sette ricoverati e 11 a Villa Scassi di cui sette ricoverati; complessivamente i ricoveri furono 62 di cui 34 ricoverati.
Dopo le due e trenta risultano anche i ricoveri di quattro appartenenti alla forze dell’ordine.
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Del Papa Luigi (udienza 4/5/2006)
(verbale – trascrizione)
All’epoca lavoravo presso la Diaz; stavamo ristrutturando la scuola per la ditta Tecnoconsul del Sig. Gaburri
Avevamo diverso materiale che era stato lasciato in un’aula chiusa a chiave.
Quando ci venne restituita la scuola constatai che mancavano gli oggetti che ho poi visto in televisione; la porta era sfondata, così come le altre.
Escludo che la mazza visibile nelle foto Rep 120 raid 56 e precedenti sia la nostra; per quanto ricordo la nostra era colorata di verde nella parte metallica; riconosco il randino (rastrello), mentre neppure il piccone mi pare fosse il nostro, perché non mi sembra che avesse il manico di quel colore.
La bottiglia con i chiodi visibile nella foto Rep 120 raid 46 potrebbe essere la nostra.
Vidi in televisione la nostra mazza che veniva mostrata su un tavolo, circa una settimana dopo.
Il titolare della ditta veniva regolarmente in cantiere; non ho redatto una lista di attrezzi mancanti.
Gaburri Sergio (udienza 4/5/2006)
(verbale – trascrizione)
La ditta di cui ero socio, stava provvedendo a lavori di ristrutturazione della scuola Diaz Pertini. Quando la scuola venne consegnata ai manifestanti, vi era parte della nostra attrezzatura; tutti gli attrezzi erano stati riposti in un vano, che venne chiuso con lucchetti.
Quando mi venne riconsegnata la scuola, constatai che la porta era sfondata e che mancavano diversi attrezzi che ho poi elencato in una lista.
Non ricordo di aver rivisto il materiale in questione in televisione.
Siamo assicurati, ma non per l’attrezzatura minuta.
Riconosco nella foto Rep 120 raid 46 i chiodi e l’elmetto; nella foto Rep 120 raid 54 il manico di un piccone; circa gli attrezzi visibili nella foto Rep 120 raid 55, le mazze potrebbero essere quelle del cantiere, ma non posso esserne certo, il piccone con il manico arancione non lo riconosco, non mi pare che ne abbiamo mai avuto di colore arancione; il randino potrebbe essere il nostro.