PROCESSO DIAZ - La sentenza
3. Aggressione alla pattuglia in via Battisti
Aggressione alla pattuglia in via Battisti
Paoletti Marisa Rosa (udienza 5/12/07)
(verbale – trascrizione)
All’epoca dei fatti abitavo in via Battisti al civico 4, int. 23. Verso le 21 - 21 e 30 ho sentito un vocio in strada ed affacciatami ho visto le auto della polizia che andavano via.
Per quanto ricordo le auto della Polizia erano due e si stavano allontanando.
Non ho visto scagliare oggetti contro le auto della Polizia, ho sentito solo il rumore; può darsi che all’epoca della mia prima dichiarazione avessi un ricordo migliore, attualmente non ricordo di aver visto scagliare oggetti; vi erano diversi ragazzi davanti alla Diaz sulla strada.
Oggi non ricordo bene i fatti.
Più tardi, mi ero addormentata, venni svegliata da forti rumori; affacciatami vidi che la Polizia era entrata nella Diaz; c’era un fuggi, fuggi verso i giardini da ogni parte; un ragazzo era davanti al mio portone e veniva picchiato da tre poliziotti.
Non riconosco la scena visibile nel filmato che mi viene mostrato (Rep. 239 p 3 min 1,34 - estratto): la persona che ho visto malmenare era sul mio portone al n. 4.
Attonito Libero (udienza 13/12/2007)
(verbale – trascrizione)
Ero responsabile del contingente di Napoli, alle dirette dipendenze del dr. Fabbrocini.
Nel pomeriggio verso le ore 17, anzi era più tardi perché dalla relazione che leggo vedo che il mio era il turno serale, una pattuglia era passata nei pressi della scuola Diaz. Erano stati circondati e fatti oggetto di lancio di oggetti, monete sassi ecc.
La pattuglia era composta dall' assistente Weisbrod Daniela, Scogliamiglio Pasquale, Di Giacomo Domenico e Luca Cinque, conducente, tutti appartenenti al reparto Prevenzione crimine Campania, unitamente ad altro personale in borghese. Vi erano due unità operative, due macchine, una con il personale del reparto prevenzione crimine ed un’altra con il personale in borghese.
La Weisbrod era molto spaventata, ebbe una crisi.
La sera il nostro compito era quello di osservazione perimetrale esterna del complesso in modo che nessuno potesse fuggire; nessuno dei nostri uomini partecipò ad operazioni di perquisizione alla Diaz.
Solo una pattuglia, capo-equipaggio Morbili Salvatore, venne richiesta di aiutare per l’ingresso nella scuola Pascoli; appena entrato visto l’eccessivo numero dei presenti e l’eccessiva differenza con quello degli operanti, uscì immediatamente.
Ricevetti anch’io richiesta di aiuto da parte di personale in borghese; mi recai presso il dr. Fabbrocini, ma concordammo di non partecipare alle operazioni di perquisizione, ma soltanto di scortare le ambulanze.
La relazione che adesso leggo mi venne richiesta quando ero rientrato a Napoli e venne redatta lo stesso giorno, il 2 ottobre; quindi essendo già noto l’episodio dell’aggressione alla pattuglia al mio dirigente, il dr. Giugni, non ritenni necessario menzionarlo nella relazione. Mi venne chiesta la relazione per chiarire se qualcuno dei miei uomini era entrato nella Diaz o nella Pascoli,
Successivamente parlai con alcuni colleghi, ma a tutti era noto il nome dei componenti della pattuglia coinvolta. Davanti alla Questura venne raccontato quanto accaduto alla presenza di numerosi colleghi.
Valeri Davide (udienza 19/12/07)
(verbale – trascrizione)
Ero a Genova con il I reparto mobile di Roma per attività di ordine pubblico.
Cercavano personale per pattuglioni e venni contattato dal dr. Troiani.
La pattuglia era costituita da due auto della Digos, una vettura Subaru con colori d’istituto e un Magnum su cui mi trovavo io, l’autista Cavalli, e Vitale Marco.
Nel tardo pomeriggio ci trovammo in via Battisti; su entrambi i lati vi era un grosso assembramento di persone. Ad un tratto iniziammo a sentire grida e in particolare la frase: “Sono solo quattro”.
Noi restammo bloccati di fronte alle scuole; una parte di manifestanti usciva dalla scuola davanti ed una parte dalla Diaz. Erano tante persone, quaranta o cinquanta, e urlavano. Il Magnum era pesante e resistette quindi al tentativo di rovesciarlo. Sul vetro anteriore sinistro blindato (otto o nove cm) si formò una crepa, certamente determinata da qualche oggetto piuttosto pesante. La situazione era difficile e così, aperti di pochi centimetri i finestrini, abbiamo spruzzato spray urticante. Quando l’auto che ci precedeva riuscì a muoversi, facendo avanti e indietro, siamo riusciti a spaventare le persone che ci assalivano e siamo riusciti a ripartire. Non sono in grado di dire se siano stati lanciati oggetti; si sentivano colpi ma non vedevamo nulla perché avevamo gente sul cofano; le persone erano vestite normalmente.
Il collega Cavalli fece una relazione sui danni riportati dal Magnum al reparto di Napoli, che era competente per la riparazione: il mezzo era infatti del reparto mobile di Napoli.
Per bucare un vetro blindato come quello in questione non è sufficiente neppure il lancio di un sasso.
Dopo il fatto sentii qualche collega che protestava contro chi ci aveva portato in quel luogo, che mi pare fosse una donna.
Davanti alla Questura vi erano molti colleghi con i quali parlammo di quanto accaduto.
Feci una relazione di servizio; peraltro erroneamente non misi la data; non ricordo quando la feci, certamente non subito, perché ripartimmo da Genova il mattino dopo; la feci a Roma.
Non ricordo che il comandante mi abbia chiesto di fare una relazione.
Presentai la relazione al mio direttore dr. Canterini, perché il fatto era grave ed ebbi l’occasione di parlare con lui.
L’episodio non durò molto, si trattò di poco tempo, forse un minuto.
Mi pare che il danno riguardasse il vetro e forse qualche botta sulla carrozzeria.
Non conosco il dr. Di Bernardini; non sapevo che fosse il funzionario che dirigeva la pattuglia; non parlai con lui; raccontai i fatti soltanto in via informale ai colleghi che incontrai in Questura.
Non partecipai all’operazione alla Diaz; dopo l’operazione accompagnammo alcuni fermati a Bolzaneto; ero con altri colleghi di cui non ricordo il nome, su un Ducato; montai su un mezzo e non ricordo chi vi fosse.
La relazione che mi viene mostrata è la mia.
Aiello Raffaele (udienza 20/12/07)
(verbale – trascrizione)
Dirigevo il quarto reparto mobile di Napoli; durante il G8 a Genova svolgevo peraltro attività diverse, mentre il reparto era diretto dal vice dirigente dr. Sembiante
Riconosco la relazione di danneggiamento da me sottoscritta, che mi viene mostrata; si tratta di un atto amministrativo che viene poi trasmesso alla Corte dei Conti. Nella mia relazione si fa infatti riferimento a quanto riferito dal conducente, Cavalli, circa la causa del danneggiamento. Io mi sono limitato a trasmettere la pratica.
Piccolo Luigi (udienza 20/12/07)
(verbale – trascrizione)
Sono Sovr. Capo. All’epoca ero meccanico e provvedevo alla riparazione dei mezzi. Ricordo che era stato prestato un mezzo ed al rientro constatai che aveva il vetro scheggiato e varie ammaccature sulla fiancata. Nulla so sulle cause del danneggiamento. Alla fine è stato sostituito il vetro e riparata la fiancata; il costo della riparazione poteva essere sui due, quattro milioni, ma non ricordo con precisione.
Sulla parte superiore del vetro vi erano scheggiature e al centro vi era uno sfondamento non completo; si trattava di un vetro blindato. Vi erano poi ammaccature sulla fiancata.
Cuccovillo Vito (udienza 20/12/07)
(verbale – trascrizione)
Ero a Genova con un contingente di circa trecento uomini del reparto mobile di Napoli. Il sabato mi trovavo con un contingente di circa cento uomini in piazza della Vittoria. Ricordo che un Magnum venne prestato al reparto mobile di Roma; era integro, quando rientrò presentava alcuni danni al portello laterale sinistro ammaccato ed il vetro sinistro sfondato, probabilmente con una pietra. L’autista era l’Ag. Cavalli. Riconosco la relazione amministrativa da me sottoscritta. La relazione dell’Ag. Cavalli ci giunse soltanto dopo qualche tempo, mi pare che pervenne a settembre, ottobre.
Crispino Domenico (udienza 16/1/08)
(verbale - trascrizione)
All’epoca ero aggregato alla Questura di Genova in occasione del vertice G8.
La sera del 21 luglio il dr. Sbordone mi disse che insieme alla mia pattuglia, che era composta da me, dall'assistente Bergamo e dall'assistente Mauro Antonio, dovevamo effettuare un pattuglione insieme ad altri equipaggi. Eravamo noi tre ed un collega della mobile di Roma.
Io avevo una Volkswagen Polo, davanti vi era una Hyundai Sonic con una collega di Genova che doveva guidarci, dietro vi era una Subaru con i colori d’istituto ed un Magnum del reparto mobile blindato. Erano quattro vetture: le prime due erano prive di insegne e noi eravamo in borghese.
Il nostro compito era quello di girare per la città per evitare assembramenti.
Improvvisamente ci trovammo in una strada con veicoli posteggiati sia a destra sia a sinistra; vi era un furgone che stava posteggiandosi a destra e quindi ci fermammo; improvvisamente vidi che ai lati vi erano molti giovani, saranno stati centinaia, e sentii gridare verso di noi: “Questi sono di Napoli”. Quindi sentii alcuni rumori dietro di noi: colpi presumibilmente sul Magnum ed uno sul lato sinistro della mia auto. Infine il furgone si posteggiò e così riuscimmo a passare. Ci fermammo poco dopo. Scesi, chiedemmo alla nostra guida dove ci avesse portato e così apprendemmo che eravamo passati davanti alla Diaz. La mia auto era stata colpita sotto allo specchietto sinistro. I ragazzi che ci circondavano erano vestiti di scuro.
Ci recammo quindi in Questura. Parlai dell’accaduto con il dr. Sbordone; successivamente feci una relazione scritta indirizzata alla Digos di Genova.
Tutto durò pochissimo.
Nella prima auto vi era una collega di Genova ed un funzionario di Milano che aveva la funzione di capo pattuglia.
Quando ho sentito la frase ho pensato che qualcuno dei giovani mi conoscesse: io ero solito per i miei compiti seguire i cortei.
Cravero Clara (udienza 30/01/08)
(verbale – trascrizione)
Abitavo in via Battisti al n. 3, a fianco della scuola Diaz Pertini; di fronte alla Pascoli.
Nel tardo pomeriggio verso le 18,30 e le 19,30 del sabato ricordo che, mentre ero sul balcone, vidi arrivare un mezzo della Polizia che dovette rallentare per la folla di ragazzi presenti. I ragazzi, accortisi che si trattava della polizia si strinsero intorno al mezzo che non riusciva più ad avanzare. Poi la macchina della polizia, una berlina con la scritta Polizia, facendo avanti e indietro riuscì a passare. Qualcuno le tirò dietro qualcosa. Mentre era ferma i ragazzi la spingevano e cercavano di farne uscire gli occupanti; gridavano “bastardi, assassini”. Ero preoccupata per i poliziotti.
Sono sicura che la volante era sola; non vi erano altri mezzi della polizia.
Prima dell’episodio di cui ho detto nel pomeriggio vidi alcuni giovani feriti alla testa e alle braccia che rientravano nelle due scuole; io vedevo meglio la Pascoli.
Weisbrod Daniela (udienza 26/03/08)
(verbale – trascrizione)
Facevo parte del Reparto Prevenzione Crimine Campano di Napoli. Alloggiavamo ad Alessandria.
La sera del 21 il mio Isp., Libero Attonito, ci disse che dovevamo fare un servizio di pattugliamento.
La staffetta era composta da quattro veicoli: vi era una macchina in borghese della Digos che ci guidava per le strade, poi vi era il veicolo della squadra mobile, poi il nostro della prevenzione crimine e poi quello del reparto mobile; gli ultimi due mezzi avevano i colori di istituto. La mia vettura era una Subaru. Ricordo sulla prima macchina, c’era una ragazza con i capelli rossi corti che guidava; vi era anche un ragazzo con i capelli neri ed il gilet da cacciatore.
In una strada a senso unico ci fermammo; intorno dai lati comparvero una serie di persone che ci gridarono: “assassini, assassini”; il Magnum inserì la sirena e facendo qualche manovra riuscimmo a ripartire. Non ci lanciarono oggetti né ci sballottarono, sentii soltanto grida e vidi gesti contro di noi.
Tornati alla Questura protestai con i colleghi ed in particolare con la donna che ci guidava, chiedendo come mai fossimo arrivati in una strada stretta e a senso unico, ma nessuno mi diede retta. Parlando poi con i colleghi e vedendo la televisione appresi che eravamo davanti alla scuola Diaz.
Il nostro funzionario ci avvertì poi che avremmo dovuto partecipare ad un’operazione presso la Diaz. Tornammo così alla scuola, ma arrivammo dall’alto; restammo sulla strada e poi scortammo le ambulanze al Pronto Soccorso.