RASSEGNA STAMPA
LIBERAZIONE -
Genova, 2001: alla scuola Diaz fu tortura di Stato
Genova, 20 maggio 2010
Genova, 2001: alla scuola Diaz fu tortura di Stato
Giovanni Russo Spena
Forse Carlo Giuliani oggi è sollevato da un tormento, come lo siamo
noi. Ben nove anni dopo quella maledetta afosa notte fra il 21 e il 22
luglio. Hanno ragione Haidi e Giuliano Giuliani, che abbraccio
commosso: «non solo a Berlino, anche a Genova un giudice esiste». Senza
trionfalismi: non dimentichiamo i misfatti nella caserma Ranieri di
Napoli, né quelli di Bolzaneto a Genova; non dimentichiamo che
l'assenza, nel nostro codice penale, del reato di "tortura" (per
l'impunità che le destre hanno voluto, anche legislativamente,
concedere alle polizie di Stato) non ha permesso che i crimini fossero
nominati con il loro vero nome. A Genova segmenti alti dello Stato
praticarono torture; per ore e giorni fu sospeso l' habeas corpus , lo
stato di diritto, la democrazia; e per anni e anni nei vertici delle
forze di polizia hanno imperversato omertà mafiose e vergognosi
depistaggi. La sentenza di Genova asserisce, con ragionamenti giuridici
rigorosi e indagini profonde, senza alcuna ombra di preconcetto o
demagogico giustizialismo, che a ordinare, progettare, praticare la
«macelleria messicana» fu la catena di comando della polizia. Non si
trattò di pochi agenti «mele marce». L'avevamo sempre argomentato e
gridato, insieme ai movimenti, nelle piazze e in parlamento; è per
nascondere questa verità che le destre, con il determinante appoggio di
Di Pietro, ci negarono la commissione di inchiesta parlamentare. La
catena di comando, per nome e per conto dello Stato, tentò, con la
mattanza di Genova, di impaurire, decapitare, spazzare via il movimento
altermondialista; la cui efficacia argomentativa e la cui passione
nella critica del potere fece, come è evidente, paura al potere stesso.
Vi fu una strategia internazionale contro un movimento che metteva a
tema, dopo decenni, l'attualità e la necessità della rivoluzione («un
altro mondo è possibile»). Non solo: ribadiamo che, più che mai dopo la
sentenza, appare del tutto sgradevole, inopportuno, pericoloso che i
funzionari di polizia condannati (tutti promossi, in questi nove anni,
ad altissimi gradi e delicatissime responsabilità) siano al proprio
posto come se nulla fosse accaduto. Ancora una volta questo governo si
dimostra il governo del degrado securitario. Questa sentenza, in
definitiva, è frutto della passione e della determinazione di genitori,
di avvocati, di comitati, di piccoli partiti, di donne e uomini che non
si sono arresi ai depistaggi e alla violenza di Stato. E' successo ieri
con Peppino Impastato: succede oggi con la mattanza alla Diaz. Non è
che l'inizio.