RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - «Genova fu aggredita e la polizia la difese»
Genova, 11 febbraio 2010
«Genova fu aggredita e la polizia la difese»
Marco Menduni
«Al G8 del 2001 la città è stata attaccata.
Sono stati attaccati i cittadini e le
forze dell’ordine. Che si sono difese e hanno
soprattutto difeso Genova». Le parole di
Antonio Manganelli, capo della polizia, sono molto nette.
Ieri Manganelli è arrivato a
genova insieme al nuovo questore Filippo
Piritore. Ma è stata una domanda sui due
giorni di violenze nel luglio di nove anni fa a
innescare la sua reazione: «Bisogna evitare
che Genova resti prigioniera di qualche luogo comune e di qualche comunicazione mediatica
sopra le righe. Rischiano di far dimenticare
che la città in quei giorni è stata
devastata da migliaia e migliaia di persone.
Ed è stata difesa dalla polizia».
«Nel 2001, in due giorni di luglio di quell’anno, la città è stata
attaccata. Sono stati attaccati i cittadini e le forze dell’ordine. Hanno
difeso se stesse e hanno soprattutto difeso la città». Il capo della
polizia Antonio Manganelli torna ancora una volta sul G8 genovese di nove
anni fa. E lo fa con parole molto nette, molto dure. Lo fa spiegando che
«Genova dovrebbe fare uno sforzo per guardare avanti, per non restare
prigioniera di quei due brutti giorni». Ma poi non si sottrae alle domande
e alle riflessioni su quei giorni. «Perché - spiega - si è data una
lettura a senso unico di quel che è accaduto. Ma la realtà è molto più
articolata e complessa. E parte da un dato incontrovertibile: nel 2001
Genova fu aggredita e da questa parte, dalla parte della forze
dell’ordine, c’era chi l’ha difesa».
Ieri il capo della polizia è arrivato in città. Ha accompagnato il nuovo
questore Filippo Piritore nei suoi uffici. Si è fermato a parlare con i
suoi uomini. Poi ha parlato con la stampa. Ma è l’ultima domanda, quella
sul G8 del 2001, a innescare la sua reazione: «L’aggressione che ha avuto
Genova, che hanno subito le forze di polizia a Genova nel 2001, non è
certo stata un’aggressione portata dalle forze dell’ordine ai facinorosi.
Ma è stata un’aggressione portata dai facinorosi al noi, alla città e ai
genovesi».
E i casi della Diaz, di Bolzaneto? «C’è stata forse, in alcuni casi, una
risposta che merita il vaglio della magistratura, che saprà chiarire
quali, se ci sono stati, comportamenti che hanno violato il codice penale.
Noi aspettiamo con serenità l’esito degli accertamenti. Durano da nove
anni, quindi non posso immaginare che siano accertamenti sommari e
superficiali. Sono stati assolutamente approfonditi». Ma nello sforzo di
guardare avanti, e non indietro, spiega il capo della polizia, «bisogna
evitare che Genova resti prigioniera di qualche luogo comune e anche di
qualche comunicazione mediatica sopra le righe. Che rischia di far
dimenticare che Genova in quei giorni è stata devastata da migliaia e
migliaia di persone. Persone che hanno messo paura. Che hanno seminato il
terrore. Che hanno fatto guerriglia urbana. Non hanno solo avvelenato
l’ordine pubblico: hanno fatto guerriglia».
Tutto avviene in un momento storico molto particolare: «Siamo nel 2001,
siamo prima dell’attacco di Bin Laden alle Due Torri, siamo in periodo di
grande preoccupazione riportate dai servizi di tutto il mondo su quel che
poteva accadere. Ebbene: Genova è stata difesa. Se poi ci sono stati degli
eccessi, se la magistratura giudicherà qualcuno colpevole, rispetteremo le
sentenze. Così come sapremo gioire se altri nostri colleghi saranno
assolti».
C’è tempo ancora per un flash. L’inchiesta che più crea imbarazzo alla
polizia genovese, quella sugli agenti cocainomani in questura. «Mi auguro
- conclude Manganelli- che si raggiunga presto la verità, perché
servirebbe ad individuare le mele marce. Purtroppo nessuna categoria é
indenne da questa piaga». Manganelli lo ripete tre volte, a voce alta:
«Nessuna categoria». Poi riprende il filo: «Nell’eventualità che ci siano
stati illeciti, firmerei con grande soddisfazione un provvedimento di
destituzione per chi avesse fatto cose del genere. Perché la polizia non è
questo, la polizia e’ un’istituzione trasparente che sa fare il suo
lavoro».