RASSEGNA STAMPA
IL GIORNALE - «G8, i poliziotti condannati restano alloro posto»
Genova, 20 maggio 2010
La posizione del governo
«G8, i poliziotti condannati restano alloro posto»
Resteranno al loro posto i 25
poliziotti condannati in appello a
Genova per l'irruzione nella scuola
Diaz di Genova durante il G8 del
2001. Lo ha detto ieri il sottosegretario
all'Interno Alfredo Mantovano.
«Questi uomini hanno e continuano
ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del ministero
dell'Interno, resteranno quindi al
loro posto», ha puntualizzato Mantovano
commentando una sentenza
che all'indomani scatena polemiche
furibonde.
Dopo 11 ore di camera di consiglio,
martedì sera, la Corte d'Appello
di Genova ha inflitto 98 anni
complessivi di carcere per falso
ideologico e lesioni gravi a ventuno
agenti e a quattro dirigenti della
polizia, condannati anche all'interdizione
dai pubblici uffici per cinque
anni. Sono stati invece prescritti
i reati di calunnia, arresto illegale
e lesioni lievi a loro carico.
«È una sentenza che non dice l'ultima
parola, in quanto afferma
l'esatto contrario di quanto era stato
stabilito in primo grado e quindi
ora andrà al vaglio della Corte di
Cassazione», ha aggiunto il sottosegretario.
Ed è ciò in cui confida
anche l'avvocato Piero Porciani,
uno dei legali dei poliziotti secondo
cui a sono state condannate persone per reati commessi da loro
sottoposti».
La terza sezione penale della
Corte d'Appello ha inflitto la pena
più pesante a Vincenzo Canterini,
ex dirigente del reparto mobile di
Roma, mentre l'ex vicequestore
Michelangelo Fournier e Luigi Fazio sono stati prosciolti per intervenuta
prescrizione.
Il procuratore generale Pio Macchiavello
nella requisitoria, aveva
invocato pene per oltre 110 anni di
carcere per tutti i 27 imputati, chiedendo
poi l'esclusione della concessione
delle attenuanti generiche. Mantovano, nonostante tutto,
resta fiducioso affermando di
essere «ragionevolmente convinto
che la Cassazione ristabilirà l'esatta proporzione di ciò che è
successo, scioglierà ogni ombra su
fior di professionisti della sicurezza
che oggi si trovano in questa situazione».
Duro l'ex presidente del Senato,
Marcello Pera. «Questa sentenza è
una delle pagine più brutte della
storia della nostra magistratura.
Sono certo che la Corte di cassazione ristabilirà la verità, ma rimane
aperta una profonda ferita istituzionale.
La decisione dei giudici
d'appello, che di fatto ribalta una
sentenza di primo grado, non trova
alcun riscontro nei fatti e risponde
più a un teorema politico che ai
principi fondamentali di giustizia
e verità che la magistratura ha giurato
di osservare».
Enrico Zucca, il pm «vincitore»
sceglie il basso profùo. «Siamo imbarazzati.
«La parola complimenti
- dice Zucca - ci mette in difficoltà.
Siamo soddisfatti non del risultato,
ma del lavoro che abbiamo fatto.
Il nostro dovere era quello di indagare
sulle violazioni commesse,
e questo è il risultato che abbiamo
acquisito. Non si processano le persone,
ma i comportamenti».
«All'interno della polizia - critica -
non c'è stata la capacità di avviare una riflessione
su quanto successo». Le indagini sull'irruzione
alla Diaz hanno avuto un enorme
contributo dalle immagini, dai fìlmati
recuperati. Un cambiamento
epocale, quasi l'anima del processo,
dicono in Procura. «Se noi togliamo
i filmati - prosegue Zucca -
chi avrebbe creduto a ciascuna di
quelle vittime?».