RASSEGNA STAMPA
INTERNAZIONALE n. 802 -
Aspettando L'Aquila
Roma, 3 luglio 2009
Aspettando L'Aquila
Loretta Napoleoni
II G8 è l'arma preferita dei potenti del mondo contro le grandi crisi del capitalismo. Ma a pùi di trent'anni dalla sua nascita è giusto chiedersi se abbia mai vinto qualche battaglia, se è tempo di modernizzarlo e se è meglio non aspettarsi granché dal vertice dell'Aquila. Gli scarsi risultati ottenuti negli ultimi anni sembrano giustificare lo scetticismo. L'idea che i paesi piu industrializzati potessero fare quadrato contro le difficoltà economiche nacque all'indomani del primo shock petrolifero del 1973-1974. Un evento che scateno il panico perché distrusse uno dei cardini del capitalismo: il petrolio a buon mercato. Dopo lo scoppio delIa crisi petrolifera, il Library group, un gruppo informale di
cui facevano parte autorità monetarie e ministri finanziari europei, americani e giapponesi, si riunì per discutere della crisi. In quella sede venne dato al Fondo monetario internazionale il compito di riciclare i petrodollari a Wall street, cioé di riportare in occidente la ricchezza accumulata dai paesi produttori di petrolio grazie all'impennata del greggio. L'anno dopo il Library group si riunì a Rambouillet, in Francia. E Pargi estese l'invito anche ai capi di stato dei sei paesi del gruppo: Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia, che poi decisero di trasformare l'incontro in un appuntamento annuale. Nel 1976
a San Juan, la capitale di Porto Rico, si unì al gruppo il Canada: nasceva così il G7. Nel 1977 a Londra, la Comunità europea diventò membro aggiuntivo, senza però una voce ufficiale. Nel 1994 a Napoli, durante il G7 presieduto da Silvio Berlusconi, l'invito fu esteso alIa Russia, che partecipava per la prima volta. Mosca è diventata membro effettivo solo nel 1998, a Birmingham, quando è nato ufficialmente il G8.
Lo scopo del G8 va ben oltre quello del Library group. Si parla infatti di cooperazione in materia commerciale e finanziaria e rafforzamento dell'economia globale, ma anche di promozione delIa pace e delIa democrazia e prevenzione e soluzione dei conflitti. Naturalmente nessuno di questi nobili obiettivi economici e politici e mai stato raggiunto. La lungimiranza e la capacità di prevenzione non sono infatti qualità tipiche del gruppo. L'entusiasmo per la globalizzazione l'ha portato a trascurare tutti i pericoli. Eppure a Birmingham, nel1998, il tema principale era la crisi dei mercati asiatici, che oggi è considerata la prova generale di quella in corso. Le politiche suggerite dal Fondo monetario peggiorarono la situazione e l'unico paese che le rifiutò, la Malesia, è poi uscita per prima dalla crisi. Nel 2007 a Heiligendamn, in Germania, sono stati ignorati i segni premonitori delIa crisi energetica e alimentare dell'anno successivo, e a Toyko, in Giappone, nel 2008 non si è discusso delIa crisi finanziaria che aveva già provocato una vittima illustre: la Carlyle Capital, l'hedge fund dei potenti del mondo.
II G8 serve a difendere i privilegi del capitalismo occidentale. Nel 1974 era il petrolio a basso prezzo, oggi è la finanza creativa che non vuole sottomettersi a regole più severe. Il gruppo non ha né gli strumenti né l'autorità per riformare il sistema. Anche se all'Aquila ci saranno proposte interessanti, rimarranno sulla carta: uno dei principi del G8, infatti, è l'adesione volontaria alle decisioni del gruppo. Una debolezza che è stata confermata dal conflitto nei Balcani, da quello nel Medio Oriente e dalla guerra folIe di George W. Bush in Iraq. Nel 1999 a Colonia, in Germania, non si riuscì a fermare la guerra in Kosovo che poi degenerò in una spaventosa operazione di pulizia etnica.
Nel 2002 a Kananaskis, in Canada, il tema del G8 era la lotta al terrorismo, ma nessuno criticò la prigione di Guantanamo che molti paesi, incluso il Canada, avevano condannato. Al vertice di Evian-Les-Bains, in Francia, nel 2003 c'erano anche Cina, India, Brasile, Messico e Sudafrica, ma le critiche all'attacco preventivo all'Iraq, che
molti dei partecipanti non avevano approvato in sede onu, sono cadute nel vuoto. Nel 2006 a San Pietroburgo i delegati si sono riuniti due giorni dopo l'inizio dell'invasione del Libano da parte d'Israele: la guerra è diventata l'argomento principale del vertice, ma non è stata trovata nessuna soluzione.
II G8 è ormai la passerella annuale dei potenti. Ecco perché genera tante proteste e si trasforma in un incontro blindatissimo. A Genova nel 2001 si è scatenata una guerriglia nelle strade contro la globalizzazione, è nato il termine noglobal e la polizia ha ucciso un ragazzo. A Gleneagle, in Scozia, nel 2005 Tony Blair ha organizzato un G8 rock, a cui hanno partecipato anche i cantanti Bono e Bob Geldof, che chiedevano di azzerare il debito dell'Africa. Ma il giorno dopo a Londra quattro ragazzi musulmani si sono fatti saltare in aria nella metropolitana e su un autobus per rappresaglia contro la partecipazione britannica alIa guerra in Iraq, causando 52 morti.
Difficilmente, dunque, il G8 dell'Aquila risolverà la crisi finanziaria e fermerà la recessione. Ma offrirà un'immagine simbolica che descrive bene l'inutilità di questa strumento: l'ennesima foto ricordo dei potenti del mondo con sullo fondo le macerie del terremoto.
Loretta Napoleoni è un'economista italiana che vive a Londra.
Il suo ultimo libro è La morsa. Le vere ragioni dela crisi mondiale (Chiarelettere 2009).