RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - Assalto alla Diaz vanno tutti in Appello
Genova, 28 marzo 2009
Assalto alla Diaz vanno tutti in Appello
la sentenza
Accusa, Procura generale e parti civili chiedono
di condannare anche
i vertici della polizia,
la difesa chiede la nullità
I giochi sono chiusi. Per le richieste di Appello alla sentenza
pronunciata dal presidente Gabrio Barone il 13 novembre 2008 sui fatti
avvenuti la notte del 20 luglio 2001 nella scuola Diaz al termine del G8
di Genova, i termini sono scaduti ieri. E tutte le parti hanno giocato le
loro carte. Da una parte i due pubblici ministeri Francesco Albini Cardona
ed Enrico Zucca, titolari dell'accusa, hanno chiesto la riforma della
sentenza di primo grado e la condanna anche dei vertici della polizia
(tutti assolti) scesi nell'agone al fianco dei loro "soldati" e parimenti
responsabili «del blitz preordinato» all'interno della sede del Genoa
Social Forum.
A sostenere le accuse, a sorpresa, anche la Procura generale, con la sua
richiesta di Appello. Un fatto "politico", che dimostra la compattezza dei
più alti vertici inquirenti del palazzo di giustizia genovese
nell'affrontare un processo storico, concluso in primo grado con un
sostanziale colpo di spugna su tutte le accuse più scottanti rivolte ai
massimi dirigenti della polizia italiana, e la condanna dei soli Vincenzo
Canterini e dei capisquadra del Reparto mobile, giudicati responsabili
dell'esito sanguinario dell'irruzione. L'avvocato Silvio Romanelli, per
questi ultimi, ha a sorpresa chiesto «la nullità» della sentenza per
«mancanza di correlazione con l'imputazione» e la «ripetizione del
dibattimento con un nuovo esame in aula degli imputati». Sullo sfondo la
richiesta di assoluzione. Le premesse sono queste: «Non è provata né
l'esistenza di un "complotto" in danno degli occupanti della Diaz né la
caratteristica di "spedizione punitiva" dell'operazione», scrive
l'avvocato Romanelli.
Il blitz si tradusse in una «esplosione spontanea di violenza determinata
dal contesto ambientale, ovvero: i poliziotti provenivano da giorni di
gravi disordini di piazza e violenti scontri che non erano riusciti ad
arginare, provavano, dunque, un senso di frustrazione ed umiliazione,
oltre che di stanchezza».
Con 56 pagine chiedono di riformulare il giudizio anche le parti civili:
chi firmò il verbale dell'irruzione «sapeva» che si trattava d'un falso. E
soprattutto i super-dirigenti, essendo presenti nella scuola a pochi
minuti dal blitz, hanno «coperto» i pestaggi, almeno secondo i legali dei
noglobal. Particolare il passaggio su Francesco Gratteri, allora come oggi
super-funzionario della polizia: fu lui - dicono - a insistere con
Canterini perché scrivese di una forte resistenza degli antagonisti (mai
confermata) e per questo deve rispondere di falso.
GRAZIANO CETARA
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