RASSEGNA STAMPA
IL GIORNALE - G8, giustizia è fatta: fu legittima difesa
Genova, 26 agosto 2009
G8, giustizia è fatta: fu legittima difesa
di Paolo Granzotto
Giustizia è fatta, dunque. Non c’è più nessuna Corte di giustizia - a meno
che non sia il Tribunale del popolo presieduto da Vittorio Agnoletto e
composto da membri del movimento no global e dei Centri sociali - alla
quale appellarsi. La Corte dei Diritti Umani di Strasburgo ha emesso la
sua sentenza. «Vim vi repellere licet», è lecito respingere la violenza
con la violenza: Mario Placanica, il carabiniere che a Genova, il 20
luglio 2001, colpì a morte Carlo Giuliani, agì per legittima difesa. Alla
famiglia Giuliani, a tutta la società civile (e incivile) che non ha mai
cessato di denunciare la fredda e ingiustificata volontà omicida delle
forze dell’ordine, non resta che prenderne atto: quel giorno, in piazza
Alimonda, Carlo Giuliani mise «in pericolo reale e imminente di vita»
Mario Placanica.
Non è vero, come sguaiatamente ebbe a dire Marco Bersani, leader degli
antiglobal milanesi, che Giuliani «morì con in mano l’estintore col quale
intendeva spegnere l’ingiustizia». Morì perché quell’estintore
minacciosamente brandeggiato fu percepito da Placanica «come un reale e
imminente pericolo per la sua vita e quella dei suoi colleghi». Se
qualcosa Giuliani voleva spegnere, era caso mai una vita umana. Come del
resto aveva già sancito il Gip Elena Daloiso, accogliendo la richiesta del
pubblico ministero Silvio Franz: «Uso legittimo delle armi». Sentenza
(troppo sbrigativa, ha sentenziato Strasburgo, ma non fallace) che fece
gridare i familiari di Giuliani alla morte della giustizia perché
asservita al potere. E li indusse a ricorrere alla Corte dei Diritti
dell’Uomo, quella sì al di sopra delle parti, quella sì in grado di
giudicare senza farsi suggestionare da Berlusconi e dai suoi scherani.
È andata, e non c’era motivo di dubitarne, come peggio i ricorrenti non
potevano aspettarsi. Ma dubito molto che il verdetto che scagiona Mario
Placanica e con lui l’intera Arma dei Carabinieri plachi la sete di
vendetta - o di giustizia, come s’è sentito anche dire - della esigua ma
rumorosa parte che ha assunto Giuliani a simbolo del pacifico, democratico
manifestante vittima innocente della furia fascista dello Stato. L’idiozia
di Bertolt Brecht, beato il popolo che non ha bisogno di eroi, non fa per
loro. Tutta la storia dell’eversione, della lotta (proletaria) armata e
della guerriglia urbana è ritmata dalla proclamazione di «eroi» o
«martiri» che inermi, forti solo dei loro ideali o al massimo con un
estintore destinato, però, a spegnere le ingiustizie, cadevano sotto il
piombo delle forze della reazione.
Giuliani, già presente nel libro d’oro degli eroi dell’antagonismo di
piazza, vi resterà, non foss’altro che per capitalizzare l’enorme
dispendio di isterismi e di malafede spesi per elevarlo a quel ruolo. Poco
male. L’importante è che Mario Placanica sia stato riconfermato, e da una
così alta Corte, innocente e che di questo possa andare a testa alta anche
l’Arma. Tutto il resto è sinistro folclore.