RASSEGNA STAMPA
CORRIERE SERA - Il paradosso del Capo e la notte alla Diaz
Genova, 2 luglio 2009
Il paradosso del Capo e la notte alla Diaz
di Imarisio Marco
Gianni De Gennaro è una parte per il tutto. La lunga notte della scuola Diaz genera un paradosso finale. L'imputato che non c'era, il convitato di pietra che ha sempre aleggiato durante le 427 udienze del pi importante processo sul G8 del 2001, potrebbe essere l'unico a pagare per quella notte sciagurata. I suoi «fedelissimi» sono stati assolti nel novembre 2008, il loro ormai ex Capo è invischiato in un procedimento «laterale». Quasi un'appendice di quello principale, ma anche l'ultima occasione per ribadire alcuni concetti dei quali i magistrati che hanno indagato sulla Diaz sono convinti. La vicenda che riguarda il Prefetto scrivono infatti i pubblici ministeri «è indicativa soprattutto dell'esistenza diffusa di un codice corporativo, un codice d'onore». Qualcosa, sostengono, che ha influenzato anche il processo-madre dal quale nasce la vicenda della presunta istigazione alla falsa testimonianza, trasformando i testimoni appartenenti all'Amministrazione in «testi ostili» all'accusa che li aveva convocati.
Così, le conversazioni nelle quali l'ex questore di Genova Francesco Colucci rivela al suo collega Spartaco Mortola di essere stato invitato dal Capo a modificare la propria versione dei fatti su quella notte, nella memoria depositata dai magistrati assumono un valore simbolico. De Gennaro non ha mai negato i suoi contatti con il sottoposto. «Abbiamo avuto un confronto di opinioni al fine di cercare la conoscenza per l'accertamento della verità». Le parole messe a verbale dal Prefetto al quale vengono riconosciute disponibilità al confronto e dignità diventano non solo eventuale prova giudiziaria, ma sono ritenute emblematiche «di un corpo di Polizia autoreferenziale che non accetta controlli di legittimità se non al suo interno».
La circostanza che Roberto Sgalla, nel 2001 portavoce dell'allora capo della Polizia, sia stato inviato o meno da De Gennaro davanti al- la Diaz non è stata giudicata «rilevante» dal giudice che nel novembre 2008 ha assolto gran parte dei funzionari coinvolti nell'ideazione del blitz. In questo processo parallelo, è divenuta invece il perno intorno al quale gira l'ultima possibilità dei magistrati di far passare la loro verità sulla Diaz. Quel contatto sempre negato dal Prefetto che oggi dirige i Servizi segreti in realtà è considerato il dettaglio che mette in discussione la catena di comando del blitz. Secondo la Procura dimostra una assunzione di ruolo e di responsabilità dirette, il passaggio dalla linea soft imposta fino a quel giorno dal vicecapo della Polizia Ansoino Andreassi ad un maggiore decisionismo gestito dagli uomini cli fiducia del «Capo» che avrà come esito non certo brillante l'operazione Diaz. Dopo tutto questo tempo, possono anche sembrare dettagli. Ma i magistrati genovesi non la pensano così. Per loro la posta in gioco non risiede soltanto nella sorte del Prefetto, ma in una valutazione dello stato della Polizia italiana ai tempi del G8, quello del 2001 e quello di oggi.
Il passaggio fondamentale della requisitoria è infatti una sorta di bilancio di questi otto anni, passati invano secondo i pubblici ministeri. «Nei fatti addebitati agli imputati si ricava ben di più della militante solidarietà di appartenenti allo stesso corpo». Un'accusa di sistema, non soltanto individuale. Scrivono i magistrati: «Dalle più volte stigmatizzate azioni di ostruzionismo verificate nel corso delle indagini, ovvero le omissioni negli accertamenti richiesti, in contrasto con la dichiarata volontà di collaborazione e contribuzione all'accertamento della verità, si travalica nel campo della condotta penalmente rilevante, in grado di pregiudicare il regolare svolgimento dell'unico giudizio cui tale compito è demandato e da tutti atteso addirittura come base per una sempre rimandata riflessione all'interno dell'amministrazione, sulla genesi e ricognizione di quei comportamenti devianti, pur ammessi, da parte di esponenti di forze dell'ordine durante i giorni del G8». La conclusione riporta tutto all'inizio, al vero nocciolo della questione, che secondo la Procura va ben oltre la figura di Gianni De Gennaro. «L'ultima comunicazione ufficiale della Polizia sui fatti della Diaz scrivono è stata quella sulle presunte ferite pregresse dei manifestanti arrestati nel corso del blitz». Indietro di otto anni, ancora a quella notte. De Gennaro non è più nella Polizia, la maledizione della Diaz continua.