RASSEGNA STAMPA
La Repubblica - Mai più violenze di questo genere
Genova, 12 marzo 2008
Richiesti per 46 dei 47 imputati poco meno di ottant´anni di reclusione
G8, il congedo del pm su Bolzaneto "Mai più violenze di questo genere"
Per i cinque medici in servizio nella caserma l´accusa chiede 14 anni
MASSIMO CALANDRI
«SPERIAMO che nel nostro Paese non si ripetano mai più fatti del genere».
Così il pubblico ministero Patrizia Petruzziello si congeda, al termine di
una requisitoria che ha monopolizzato sette udienze consecutive e si è
chiusa con la richiesta di pena nei confronti di 46 dei 47 imputati. Poco
meno di 80 anni di reclusione complessivi per le violenze e i soprusi
nella caserma di Bolzaneto, come anticipato da Repubblica: 76 anni, 4 mesi
e 20 giorni. Una assoluzione, quella di Giuseppe Fornasiere. Per
l´ispettore Antonio Biagio Gugliotta l´accusa ha chiesto 5 anni, 8 mesi e
5 giorni. Per il generale Oronzo D´Oria, 3 anni e mezzo. Stessa richiesta
di pena è stata avanzata nei confronti di Alessandro Perugini,
vice-questore, che nel luglio del 2001 era il numero 2 della Digos. E che
è imputato in un altro procedimento per i fatti del G8, l´arresto illegale
di un adolescente massacrato a calci e pugni davanti alla questura
genovese. Tre anni e sei mesi anche per un altro vice-questore genovese,
Anna Poggi. Poi c´è un agente, Massimo Pigozzi, quello accusato di aver
strappato una mano - divaricandone le dita - ad un no-global. Pigozzi
negli anni seguiti al vertice internazionale è finito nei guai anche per
presunte violenze sessuali - negli uffici della polizia - ai danni di
alcune prostitute di origine straniera. E per Giacomo Toccafondi, il
medico coordinatore del servizio sanitario a Bolzaneto (e quindi anche
responsabile organizzativo), i pm hanno chiesto 3 anni e mezzo. Due e 8
mesi al collega Aldo Amenta, e ad altri tre medici-donna: Adriana
Mazzoleni (2 anni e 3 mesi), Sonia Sciandra (2 anni, 8 mesi, 25 giorni),
Marilena Zaccardi (2 anni, 3 mesi, 20 giorni). Ai «dottori», i magistrati
hanno dedicato l´ultima parte del loro intervento.
Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati - per non dire del
procuratore aggiunto Mario Morisani, presente ieri mattina in aula-bunker
- si sono concentrati soprattutto sull´aspetto giuridico della vicenda.
Spiegando che non era loro compito una «lettura sociologica» della
vicenda, ma rimarcando la «provata» e «grave» compromissione dei diritti
umani in quello che doveva essere il "centro di temporanea detenzione" del
G8. I pm hanno ripetuto la parola «tortura», hanno sottolineato le
«sofferenze fisiche e morali». Ricordando che alla base di tutto ciò
c´erano la volontà di costrizione, di pressione e condizionamento
psicologico. E il desiderio di «discriminazione politica, sociale,
sessuale».
«Bolzaneto è stato un segnale preciso ed inquietante di come questi fatti
si possano verificare anche in ordinamenti democratici», ha detto Patrizia
Petruzziello: «Non c´era nessuna giustificazione per tutto questo. Le
persone erano arrestate, la guerriglia urbana era finita da tempo. Nessuno
di loro si è ribellato o ha fatto resistenza. Erano inermi. Ci voleva
rispetto, e il riconoscimento dei diritti». Proprio sui diritti ha posto
l´accento il pubblico ministero: «Gli imputati sono quasi tutti pubblici
ufficiali. E i pubblici ufficiali non solo devono astenersi dal compiere
reati, ma devono anche impedire che altri li commettano». Per questo
motivo a tutti gli accusati - tranne alcune circostanze specifiche - sono
state negate le circostanze attenuati, anche se erano incensurati. «C´è
stato un doppio tradimento, da parte di poliziotti, carabinieri e guardie:
verso le altre persone e verso il proprio corpo di appartenenza, di cui
hanno tradito la fiducia».
«Finalmente c´è un riconoscimento istituzionale che il comportamento delle
forze dell´ordine durante il G8 è stato delittuoso», ha commentato il
senatore Giovanni Russo Spena (Prc). L´avvocato Alfredo Biondi, che
difende alcuni carabinieri imputati, ha polemizzato: «Avere negato persino
le attenuanti ai militari che facevano il loro dovere, dopo tanti giorni
di fatica e di sofferenza, significa avere superato i limiti che molte
volte vengono, invece, vanificati per soggetti accusati di delitti
gravissimi». Per Vittorio Agnoletto, sette anni fa portavoce del Genoa
Social Forum, a Bolzaneto «rappresentanti dello Stato praticarono la
tortura, ma sono accusati ‘solo´ di abuso d´ufficio: per questo, grazie
alla prescrizione, non faranno neanche un giorno di carcere».