RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - G8 di Genova, nessun responsabile tra le forze dell'ordine
Genova, 18 giugno 2008
G8 di Genova, nessun responsabile tra le forze dell'ordine
le conseguenze
Dopo la condanna
dei black bloc, sarebbero annullati i dibattimenti
per le violenze alla Diaz
e alla caserma di Bolzaneto
La legge "ferma-processi" rischia di far saltare le sentenze, attese entro l'autunno, per le violenze dei rappresentanti delle forze dell'ordine al G8. E subito la polemica esplode violentissima. Anche
perché l'emendamento al decreto sicurezza, quello che rischia di bloccare
per un anno tutta una serie di procedimenti già in corso (ma senza
stoppare la prescrizione) produrrebbe un effetto paradossale riguardo ai
fatti del luglio 2001: gli unici condannati, fino a oggi, sono stati
alcuni black bloc e altri no global coinvolti negli scontri di piazza.
Mentre per le forze dell'ordine accusate del blitz nella scuola Diaz e
delle vessazioni nella caserma di Bolzaneto un giudizio compiuto non
arriverebbe più. Rischiando, come commenta a mezza voce un funzionario di
polizia, di «non poter più distinguere la posizione di chi si è comportato
correttamente e confida in un'assoluzione da quella di chi ha sbagliato»
La sentenza del processo per i fatti di Bolzaneto, che vede alla sbarra 45
persone tra poliziotti, medici e agenti di polizia penitenziaria, è
prevista per il 21 luglio. Per quanto riguarda l'irruzione alla Diaz
(imputati 29 funzionari e agenti di polizia) il 3 luglio inizia la
requisitoria dei pm, mentre la sentenza è attesa in autunno. L'eventuale
prescrizione, che scatterebbe a gennaio 2009, riguarderebbe la quasi
totalità dei reati contestati per Bolzaneto e gran parte di quelli della
Diaz.
Le reazioni in procura, per ora, sono caute. «Bisogna attendere per poter
conoscere in maniera più precisa le nuove norme», spiegano i pm. Ma
l'effetto scolorina su quasi tutti i reati sarebbe comunque una
conseguenza incontestabile.
Così Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum al G8 del 2001,
eurodeputato di Rifondazione Comunista, si rivolge al presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano: «Dovrebbe rifiutarsi di firmare la legge
sulla sospensione dei processi, per impedire che la verità sulle
drammatiche giornate di Genova sia definitivamente archiviata. Oggi
Napolitano ha la possibilità di contribuire direttamente alla ricerca
della verità e della giustizia confermando, con un atto concreto, quanto
pubblicamente dichiarato il 25 aprile».
Conclude Agnoletto: «Se i processi di Genova fossero sospesi, l'Italia,
conosciuta in tutto il mondo come la patria del diritto, si trasformerebbe
nel regno dell'impunità. Un Paese sempre più lontano dall'Europa e sempre
più vicino alla Colombia».
Amnesty Italia parla di «una sfortunata coincidenza, che va purtroppo ad
aggiungersi a una serie di circostanze che non da coincidenze derivano,
bensì da precise responsabilità che rendono particolarmente negletti i
processi per i fatti di Genova e ancora più ardua la ricerca della
giustizia per le vittime».
Una fra tutte queste circostanze, secondo l'organizzazione umanitaria, è
la mancanza nel codice penale italiano di un reato di tortura e
maltrattamenti. Questa mancanza, sottolinea Amnesty, impone ai procuratori
nel processo sui fatti di Bolzaneto di descrivere una realtà di «oggettiva
vessazione nei confronti di tutti i detenuti e per tutto il periodo della
loro permanenza presso il sito, avendo a disposizione, per perseguire i
colpevoli, unicamente reati ordinari». Quelli che, per l'appunto,
verrebbero cancellati dalla prescrizione. I cui termini erano già stati
accorciati dalla legge Cirielli, varata durante il precedente governo
guidato da Silvio Berlusconi.
graziano cetara
marco menduni