RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - Colucci: tutto bene ho aiutato i colleghi
Genova, 28 marzo 2008
Colucci: tutto bene ho aiutato i colleghi
E nel 2007 la questura lo avvertì dell'avviso di garanzia
Cosa pensa Achille Serra, ex prefetto di Roma e attuale candidato
al Parlamento nelle file del Partito democratico, del collega ed ex capo
della polizia Gianni De Gennaro, oggi commissario alla "monnezza"
napoletana? Che è un «...schifoso», e che anche Francesco Colucci fa
«schifo», solo che al primo non lo dice e al secondo sì, nell'ennesima
telefonata intercettata: «Ciccio, mi fai schifo, non toccare questo tasto
perché mi fai incazzare, eh». Ciccio, questore di Genova all'epoca del G8,
ha appena ammesso di non essersi comportato benissimo, ritrattando le sue
dichiarazioni sulla notte infame della Diaz: «Ho fatto un po' di casino a
Genova, eh»?
Eccome se ne ha fatto. E il guaio è che da ieri gli scambi di vedute tra i
servitori dello Stato, impegnati a vario titolo sul fronte del G8, sono
finiti agli atti del processo sulle violenze perpetrate dalla polizia.
Finora Francesco Colucci era accusato di falsa testimonianza, e con lui i
due funzionari Spartaco Mortola e De Gennaro stesso, in un procedimento
che non svelava a sufficienza il clima da compagnoni che si respira nelle
questure d'Italia. Adesso, invece.
Ecco per esempio come il super funzionario Francesco Gratteri si
congratula con Francesco Colucci che ha ritrattato tutto, dopo una prima
tornata di ammissioni imbarazzanti, a proposito del ruolo del capo della
polizia nella gestione della notte della Diaz. Colucci: «...Ho sempre
detto la verità». Gratteri: «Ma sai cos'è? Che oggi come oggi uno che
ritiene e intende dire la verità si mette praticamente contro tutti,
insomma. Le verità che passano alla storia, diciamo». Colucci: «Sì, sì».
Gratteri: «Invece, quando si dicono le cose e si dicono come giustamente e
correttamente le hai dette tu, allora è doveroso, diciamo, da parte
nostra, insomma, rendere omaggio, come posso dire, alle persone per bene».
Ancora: «Siccome abbiamo certamente, come posso dire, ascoltato con
attenzione quello che hai detto, ci tenevamo, ecco, come posso dire, a
dirti che...». Colucci, prima ancora che l'altro abbia finito: «Ti
ringrazio». Gratteri: «Che ti siamo... vicini e riconoscenti...». Colucci:
«Non c'è dubbio». Gratteri: «Perché, voglio dire...». Colucci: «Non c'è
dubbio». Gratteri: «Siamo riconoscenti verso una persona per bene».
Colucci: «Io...». Gratteri: «Hai dimostrato per l'ennesima volta,
diciamo...». Colucci: «Ti ringrazio di cuore». Gratteri: «...Di essere una
persona perbene. Qualora ve ne fosse...».
Ma la chicca è del 22 maggio 2007. Francesco Colucci chiama Sebastiano
Salvo, alla questura di Genova. Colucci: «Allora, novità no?». Salvo:
«Allora sì, sì». Colucci: «Me devono arrestà, insomma. Che devo fa'?».
Salvo: «Stavo chiamando. Allora, ho parlato con questo Bonnatti, mi dice: "Guarda, io non so neanche che cazzo c'è dentro questa busta; mi è stato
consegnato questo plico chiuso da..."». Colucci: «E chi gliel'ha dato?».
Salvo: «Dottor Zucca. Con l'incarico di notificarlo assolutamente a
mezzogiorno di domani, di persona al dottor Colucci, e di aprire la busta
solo in sua presenza. Quindi non so neanche dirti che cazzo c'è dentro, mi
ha detto»...
La questura di Genova avverte insomma Colucci che sta finendo nei guai.
Ancora Salvo: «Ma io non credo che sia un avviso di garanzia, perché,
Franco, scusami?». Colucci: «E scusa tanto, che cosa può volere?». Salvo
promette attenzione, «Io adesso provo a sentire», Colucci non capisce
perché gli debba notificare l'atto uno speciale corpo di polizia: «Strano,
proprio dalla guardia di finanza. Hai capito, non si è mai servito della
guardia di finanza...».
Tutti amiconi, insomma, disposti a darsi una mano con informazioni o
delucidazioni in caso di bisogno. Cosa aveva confidato Colucci all'amico
Di Antoni nella telefonata del 7 maggio 2005? «E va bè. No, bene è andata
bene, il capo m'ha telefonato. Io prima ho telefonato agli avvocati di
Gratteri, dopo l'audizione no, beh, e gli ho detto: embé, come è andata
poi? Perfetto, complimenti vivissimi, da anni che non sentivamo una
dichiarazione di un alto dirigente della polizia di Stato precisa, si
vedeva accorata, veritiera: lei ha fatto una cosa grandiosa, l'ho detto
anche a Roma, al numero uno e al numero due. Poi chiamo Manganelli, la
sera, dice: guarda, complimenti, so che è andata bene. Io dico: poi se il
capo vuole vengo a Roma se ha bisogno di qualcosa... Bene. Dopodiché il
giorno dopo mi chiama il capo: Ciccio li hai sbaragliati, insomma. Poi la
novità che il capo non viene più chiamato, cioè... Poi, voglio dire,
insomma, che m'ha chiamato Luperi. Tante cose messe insieme. In questo
momento, quello che mi dà più grosse soddisfazioni il fatto che ho dato
una grossa mano ai colleghi, perché gli avvocati possono invalidare tutto
il processo. Perchéè tutto un processo nato sul fumus, capito, tutto un
casino. E poi, e poi quello che mi fa piacere è che ho dato una grossa
mano, che sono tranquillo con la mia coscienza dicendo la verità, così
quando poi incontro i colleghi per strada, non ti fanno più il sorriso di
circostanza, no? Ma è veritiero, è un sorriso aperto diciamo: no?».
Nella telefonata che innesca l'inchiesta sulla falsa testimonianza, il 26
aprile 2007, Colucci dice: «Ho parlato con il capo (De Gennaro), devo
rivedere un po'... e fare marcia indietro». Ieri mattina Giovanni Luperi,
all'epoca del G8 vicecomandante dell'Ucigos, ha dichiarato ai magistrati:
«A un certo punto un agente ci ha raccontato di essere stato accoltellato
dentro la scuola. Poi i poliziotti cominciarono a portare fuori dalla
scuola mazze, bastoni, le due bottiglie molotov... Francamente, non potevo
pensare che fosse tutto falso».
Paolo Crecchi
Matteo Indice