RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - G8 a Genova, la memoria troppo corta di Amato
Genova, 22 marzo 2008
G8 a Genova, la memoria troppo corta di Amato
la polemica
De Gennaro era soddisfatto e De Gennaro capo della polizia lo volle
il "dottor Sottile". Insieme hanno promosso Gratteri, Luperi e Mortola:
tutti e tre indagati per i fatti genovesi
Il giorno dopo l'irruzione alla scuola Diaz, il 21 luglio 2001, l'allora
capo della polizia, l'uomo voluto da Giuliano Amato sullo scranno più
alto, era soddisfatto. Lo rivela, e non è passato molto tempo dalle
tormentate giornate di Genova (l'interrogatorio è del 16 dicembre 2002),
l'attuale capo Antonio Manganelli, che all'epoca era il vice di Gianni De
Gennaro. Manganelli racconta ai pm: «Gli dissi: credo che tu abbia visto
un altro G8, noi ne usciamo male e insomma, a me non sembrano pregresse,
quelle ferite». Così, dopo il caso scatenato da un'intervista di Giuliano
Amato alla Repubblica, ripercorriamo quel che lega l'attuale ministro
dell'Interno al G8 di Genova.
Ferite "pregresse" fu l'espressione con la quale la polizia, il giorno
dopo, tentò di giustificare tutto il sangue ripreso dalle telecamere.
Insomma: i noglobal si erano già fatti male da soli, durante gli scontri
di piazza della giornata. L'ordine di offrire quella versione di comodo
alla stampa era venuto dal vertice del dipartimento di pubblica sicurezza.
Direttamente da Roma.
In questi giorni di rinnovata polemica, forse conviene fare ancora una
volta la storia del summit dei Grandi, alla ricerca delle "responsabilità
politiche" che l'opera della magistratura, da sola, non potrà scoprire. E
allora ripartiamo dal dicembre 1999, quando il sindaco di Genova Giuseppe
Pericu propone al premier Massimo D'Alema la candidatura della città:
vogliamo ospitare noi il G8 del 2001. La conferma ufficiale giunge nel
febbraio dell'anno successivo. E qui entra in campo per la prima volta il
dottor Sottile. A scucire i cordoni della borsa, 75 miliardi di lire, è il
ministro del Tesoro Giuliano Amato.
Ma anche l'esecutivo di Massimo D'Alema non ha vita lunga. E nell'aprile
2000 è ancora lui, Giuliano Amato, a scendere in campo. È passato solo un
mese e il consiglio dei ministri deve affrontare un nodo cruciale: la
scelta del nuovo capo della polizia. Il consenso è unanime intorno al nome
proposto da Amato. Gianni De Gennaro ha un curriculum di tutto rispetto.
Collaboratore di Giovanni Falcone nella lotta a Cosa Nostra, dal 1993
direttore della Direzione investigativa antimafia, dal 1994 vice capo
della polizia e direttore centrale della polizia criminale. Così il 26
maggio 2000 il governo Amato nomina Gianni De Gennaro capo della polizia.
Quando l'esecutivo del Cavaliere si insedia (l'11 giugno 2001) mancano
solo 40 giorni al summit dei Grandi. Ma la confezione logistica, tecnica,
organizzativa dell'evento è già stata predisposta dal governo di Giuliano
Amato. D'altronde, è lui stesso ad affermarlo quando, in una conferenza
stampa del 10 gennaio 2001, qualcuno gli fa notare l'inopportunità
temporale del mese di luglio. Amato risponde: «Non potevo fare
diversamente, perché, in previsione delle elezioni, sapendo che comunque
sarà un nuovo Governo a gestire questo evento, era giusto che noi
prendessimo il tempo necessario per entrare dentro la macchina e arrivare
non impreparati a Genova». E della famigerata "zona rossa" si parlava
almeno un anno prima.
Il G8 arriva. In carica c'è il governo Berlusconi. Ma, ai vertici di tutte
le strutture dell'ordine pubblico, ci sono ancora gli uomini ereditati dai
precedenti esecutivi di centrosinistra. C'è De Gennaro, l'uomo di Amato. A
dirigere l'amministrazione penitenziaria c'è un magistrato sicuramente di
sinistra come Paolo Mancuso. Che, altra circostanza di qualche
straordinarietà, annuncia le sue dimissioni proprio il 19 luglio, il primo
giorno del G8, appena prima che il disastro si compia. Ma sicuramente, in
quei giorni, è nel pieno delle sue funzioni.. Il suo collaboratore sul
campo, a Genova, è un'altra "toga rossa", Alfonso Sabella. Cui tocca
proprio sovraintendere alla caserma di Bolzaneto e la cui posizione, unica
tra tutte, sarà archiviata dai magistrati che indagano sulle violenze
sugli arrestati.
Ancora. Il plenipotenziario di De Gennaro a Genova, nei giorni del G8, è
uno dei suoi vicecapi, Ansoino Andreassi, che nei corridoi del Viminale
viene soprannominato "il comunista", per gli ottimi rapporti con il Pci
prima e con i Ds dopo. E il questore Francesco Colucci è a sua volta
considerato come uomo di sinistra, giunto a Genova durante il primo
governo Prodi, ministro dell'Interno Giorgio Napolitano.
Sui fatti di Bolzaneto oggi Amato ammonisce: «È possibile che con un
governo di centrodestra ci sia stato chi tra le forze dell'ordine abbia
pensato di dare una lezione ai "comunisti"». L'attuale ministro
dell'Interno pecca di smemoratezza. È il 15 marzo 2001. Il presidente del
consiglio Giuliano Amato interviene al Global Forum di Napoli,
manifestazione contrappuntata da violentissimi scontri di piazza con i no
global. Molti fermati vengono condotti alla caserma Rainero.
Nell'aprile 2002 la procura di Napoli fa arrestare otto poliziotti. Sono
accusati di sequestro di persona, violenza privata, lesioni personali. Una
condotta gravissima, quella ipotizzata dalla procura, che precisa come
alcuni giovani andati in ospedale per farsi curare «furono prelevati con
la forza, condotti presso la caserma Raniero senza alcuna valida
giustificazione e lì sottoposti a gravi forme di maltrattamenti,
ingiustificate perquisizioni personali e gratuite mortificazioni». I
racconti, le testimonianze, sono copia conforme, sovrapponibile alla
perfezione, di quel che accadde a Bolzaneto.
I manifestanti prelevati e trattenuti in caserma a Napoli sarebbero stati
costretti a «rimanere per lungo tempo inginocchiati con la faccia al muro
e le mani dietro la testa e minacciati ripetutamente di violenze alla
persona, oltre che colpiti ed ingiuriati reiteratamente».
Sequestri e perquisizioni «in violazione delle disposizioni del codice e
delle leggi speciali che regolano la materia». Funzionari ed agenti furono
accusati tra l'altro di aver colpito con «calci, pugni, schiaffi e
manganellate alcuni dimostranti». Nei giorni del Global Forum il premier è
Giuliano Amato, il ministro dell'Interno Enzo Bianco, il capo della
polizia Gianni De Gennaro.
Torniamo al G8 di Genova. Dopo il caos, le violenze, le indagini, Gianni
De Gennaro è saldo al suo posto. E ci rimane, senza che la sua poltrona
barcolli, per tutto il governo Berlusconi. E si arriva al 17 maggio 2006,
quando entra in carica l'esecutivo di Romano Prodi. Il ministro
dell'Interno è Giuliano Amato. Che toglierà De Gennaro dalle pesti,
offrendogli il ruolo ancor più importante (e più potente) di capo del suo
Gabinetto, quando il capo della polizia dovrà dimettersi, indagato per
induzione alla falsa testimonianza dalla procura di Genova.
Il tandem Amato-De Gennaro continua a lavorare in piena sintonia, come ha
fatto in tutti i mesi di governo. E così, mentre da un lato viene bloccata
la commissione parlamentare d'inchiesta (con l'astensione decisivo della
componente "socialista" della Rosa nel Pugno), dall'altra accadono altri
eventi da annotare. Il mondo noglobal protesta contro le promozioni dei
poliziotti indagati per i fatti del G8. E nel frattempo, sotto il governo
Prodi, Amato e De Gennaro ne promuovono tre fra i più importanti. Il 16
giugno 2006 Spartaco Mortola, ex capo della Digos di Genova, diventa
questore vicario (il numero due) della questura di Torino. Il 27 dicembre
Francesco Gratteri direttore della direzione anticrimine. Al G8, era
responsabile dello Sco. Il 22 novembre 2007 Giovanni Luperi, ex
vicedirettore dell'Ucigos,viene nominato capo del Dipartimento analisi
dell'Aisi, l'Agenzia di informazioni e sicurezza interna. Insomma, l'ex
Sisde.
Marco Menduni