RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - I pm: gli agenti non hanno impedito le violenze
Genova, 4 marzo 2008
I pm: gli agenti non hanno impedito le violenze
g8, il processo per i fatti di bolzaneto
Genova. Gli alti funzionari della Polizia di Stato così come quelli della
Polizia penitenziaria presenti a Bolzaneto nei giorni del G8 genovese hanno delle resposanbilità specifiche per le violenze che si consumarono all'interno della caserma. Erano presenti e non hanno fatto nulla per
impedirle. Per questo vanno condannati. E' questa l'estrema sintesi della quinta giornata di requisitoria dei pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati nel processo sugli episodi di violenza che si consumarono nella caserma ai danni dei manifestanti arrestati durante gli scontri in
città.
Un'udienza interminabile quella di ieri che si è protratta fino alle 17.30 nel tentativo di rispettare il rigido calendario imposto dal Tribunale che prevede per lunedì prossimo la richiesta delle condanne. I pm Petruzziello e Ranieri Miniati hanno analizzato dapprima le posizioni del vicequestore Alessandro Perugini, e del commissario capo Anna Poggi insistendo sulla
loro «penale responsabilità nei trattamenti vessatori ai danni dei
detenuti» e chiedendo la condanna per abuso d'ufficio e abuso di autorità
contro arrestati. «In Italia - aveva sostenuto nelle scorse udienze
Patrizia Petruzziello - non esiste il reato di tortura se no era quello a
dover essere contestato». «I funzionari - ha spiegato Petruzziello - erano
presenti a Bolzaneto, è provato che la loro permanenza è stata
consistente. Erano consapevoli di quanto stava accadendo e visto il grado
avrebbero potuto intervenire. Un ufficiale di pg deve intervenire in
presenza di un reato, loro non l'hanno fatto». E come loro anche i quattro
ufficiali di Polizia penitenziaria: il generale Oronzo Doria, gli ex
capitani ora promossi Ernesto Cimino e Bruno Pelliccia e l'ispettore
Antonio Biagio Gugliotta che rispetto ai colleghi ha una posizione
processuale più grave. A lui, infatti, i pm contestano, non solo di esser
stato a conoscenza delle «condotte disumane e degradanti messe in atto dai
sottoposti», ma di aver commesso in prima persona atti di violenza fisica
nei confronti di numerosi arrestati. I pm hanno chiesto invece
l'assoluzione di Alessandro Perugini, per non aver commesso il fatto, in
relazione a tre reati specifici (percosse e violenza privata) nei
confronti di Nicola Nencini e dei fratelli Angelo e Massimiliano
Rossomando. Per i pm i reati furono consumati ma non è possibile
dimostrare che Perugini fosse presente. Con la stessa motivazione in udienza preliminare, il gup aveva assolto il commissario Poggi dalla
stessa accusa. Nessuno aveva potuto provare, così come accade per
Perugini, che lei fosse nella stanza al momento dei fatti Oggi si torna in
aula.
Isabella Villa