RASSEGNA STAMPA

IL MANIFESTO - G8, De Gennaro rischia il processo

Genova, 30 marzo 2008

G8, De Gennaro rischia il processo
L'ex capo della polizia è accusato di induzione alla falsa testimonianza. Lui si difende: mai venuto meno ai miei doveri. La procura vuole accorciare i tempi del processo Diaz

Alessandra Fava

Iniziare il dibattimento del processo Diaz prima dell'estate. Davanti alle lungaggini degli avvocati dei poliziotti che dallo scorso dicembre accumulano testimonianze e dichiarazioni spontanee per allungare il processo, il presidente del Tribunale Gabrio Barone ha espresso chiaramente il suo obiettivo alla Procura: accelerare, accorciare i tempi, sveltire in modo da arrivare alla sentenza di primo grado in autunno. E' questo il retroscena che sta dietro alle scelte fatte dalla Procura giovedì scorso: depositare i brogliacci in aula e chiedere il rinvio a giudizio per falsa testimonianza per l'allora questore genovese Francesco Colucci e per induzione alla falsa testimonianza per l'allora capo della polizia Gianni De Gennaro in funzione di regista dell'operazione e per l'ex capo della Digos genovese Spartaco Mortola (oggi vicequestore di Torino dal giugno del 2006) che fece da tramite tra i due.
La scelta è stata obbligata e strategica: i pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini hanno deciso che era il momento di mettere a disposizione dei legali il vulnus del processo, vale a dire dimostrare su quali basi si suppone l'inquinamento delle prove costruito dal capo della polizia stesso Gianni De Gennaro. Insomma dimostrare che il processo Diaz non è solo genericamente scomodo ma che è stato anche inquinato in tutti modi dai vertici stessi di quella polizia che finiva a giudizio. Così la Procura ha scelto, in primis, di mettere a disposizione dei legali i brogliacci delle intercettazioni depositandoli giovedì scorso all'udienza del processo Diaz (la centoquarantunesima), deposito fatto dal pm Cardona Albini. E si tratta di una versione più sintetica delle intercettazioni contenute dagli Acip (l'avviso di conclusione delle indagini) che comprendeva anche «è uno schifoso» detto dall'ex prefetto di Roma Achille Serra a proposito di De Gennaro e anche di Colucci e delle sue ritrattazioni. Per ora il documento è a disposizione dei legali (anche se sembra che nessuno ne abbia fatto copia) ma in seguito la Procura potrebbe chiedere il deposito al Tribunale. Non è detto che lo faccia. Non è detto che il Tribunale accolga la richiesta.
In secondo luogo, nell'accelerazione generale del processo, sempre giovedì scorso, poche ore dopo il deposito in aula delle intercettazioni, i pm Zucca e Cardona con i pm del processo per le torture avvenute a Bolzaneto Vittorio Ranieri Miniati e Patrizia Petruziello, e il procuratore aggiunto Mario Morisani, hanno depositato la richiesta di rinvio a giudizio per falsa testimonianza nei confronti del questore Francesco Colucci, dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro e dell'allora capo della Digos Spartaco Mortola. La richiesta di rinvio di decine di pagine, articolata e motivata, ricostruisce tutti i rapporti intercorsi tra gli indagati per cui si chiede il rinvio a giudizio e si legge che «De Gennaro, mediante istigazione o comunque induzione, ha determinato Colucci a deporre circostanze non corrispondenti al vero e comunque non appartenenti alla propria percezione, anche ritrattando sue precedenti dichiarazioni». Insomma, secondo la Procura l'induzione alla falsa testimonianza da parte di De Gennaro costituisce «un fatto aggravato per aver determinato a commettere il reato persona a lui sottoposta e con abuso della funzione esercitata quale direttore generale del dipartimento di Pubblica sicurezza».
L'indagine sulla falsa testimonianza di Colucci tecnicamente è un collegato al processo Diaz perché il reato avvenne nelle aule giudiziarie del processo il 3 maggio scorso quando Colucci mostrò di seguire le direttive di De Gennaro. Fonti della Procura spiegano che se un gip riterrà opportuno rinviare i tre a giudizio ne seguirà un processo che si aprirà in coda a quello Diaz.
Intanto l'ex capo della polizia, ora impegnato con i rifiuti campani, fa sapere di essere «assolutamente tranquillo perchè consapevole di non essere mai venuto meno ai miei doveri».