COMMISSIONE D'INDAGINE

Seduta 08 - 05 Settembre 2001

Audizione del dottor Valerio Donnini, della Direzione centrale affari generali-dipartimento di pubblica sicurezza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, l'audizione del dottor Valerio Donnini, funzionario della direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo, ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.


Pag. 62

La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte dei componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in separati locali.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Ringrazio il dottor Valerio Donnini e lo invito a riferire. Ci scusiamo per il ritardo ma avrà compreso che i lavori di questo Comitato hanno tempi abbastanza ristretti.
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Signor presidente, in relazione alla convocazione pervenutami, ho ritenuto di redigere una memoria, che consegno al Comitato, in ordine agli argomenti sui quali ritengo presumibilmente di essere ascoltato da questo spettabile Comitato da lei presieduto.
Al termine del corso di alta formazione svolto presso la scuola di perfezionamento per le forze di polizia, in data 28-12-2000, con l'ordinanza del 28 dicembre 2000 del Capo della Polizia fui assegnato alla direzione centrale per affari generali della Polizia di Stato in qualità di consigliere ministeriale aggiunto, con la funzione di effettuare la riorganizzazione dei reparti mobili e di accordare l'attività con quella della direzione centrale dei servizi tecnico-logistici e della gestione patrimoniale.
In funzione del mandato conferitomi, sono stato interessato ad un progetto di riassetto organizzativo dei reparti mobili e di riqualificazione operativa del personale degli stessi per adeguarli alle nuove, mutate esigenze nei servizi di ordine pubblico. Il progetto, ormai datato, risale infatti, ad un gruppo di lavoro costituito con decreto del 16 giugno del 1999 e presieduto dal direttore generale centrale per gli affari generali pro tempore, su input dell'allora vicecapo della Polizia vicario,


Pag. 63

prefetto De Gennaro. Si evidenziava, infatti, come i reparti mobili avessero subìto, nel corso degli anni, una progressiva diversificazione di impiego. Snaturati dalla loro originaria funzione, potevano definirsi i serbatoi di personale cui attingere per lo svolgimento dei servizi più vari, caratterizzandosi sempre meno come reparti di ordine pubblico.
Successivamente, nel settembre 2000, ebbi l'incarico di presiedere un gruppo di lavoro e di effettuare un monitoraggio sulle tecniche di intervento e sulle dotazioni utilizzate, in occasione di servizi di ordine pubblico, dalle principali forze di polizia dell'Unione europea. Ricordo che l'attività di screening, richiesta dal capo della Polizia ed affidata per l'organizzazione alla direzione centrale della Polizia di prevenzione, il cui direttore centrale all'epoca era il prefetto Ansoino Andreassi, riguardò le realtà di Londra (con riferimento alla polizia metropolitana), Colonia (con riferimento alla stessa città e al Land di appartenenza), Parigi (con riferimento al servizio centrale delle compagnie repubblicane di sicurezza) e Madrid (con riferimento al servizio centrale di unità di intervento della Polizia, da cui dipendono le unità destinate, in via esclusiva, ad espletare i servizi di ordine pubblico nelle aree di propria competenza).
Dalla disamina di quelle realtà si constatò che i suddetti paesi disponevano generalmente di reparti per il mantenimento dell'ordine pubblico costituiti da specialisti rigorosamente selezionati ed addestrati, in considerazione dell'estrema rilevanza attribuita ai servizi di specie. Anche in materia di equipaggiamento del personale si registrò una netta superiorità di quegli organismi. Tutto ciò fu oggetto di un elaborato che presentai nell'ottobre 2000 al direttore centrale per gli affari generali della Polizia di Stato dell'epoca e che, se lei mi consente, signor presidente, vorrei che fosse allegato agli atti.


Pag. 64

Ciò posto, ritenuto di interesse quanto rappresentato, l'allora vicecapo della Polizia vicario sottopose all'attenzione del capo della Polizia (nel frattempo è cambiato il Capo della Polizia) alcune considerazioni finali, con relative proposte, allo scopo di procedere ad una riorganizzazione dei reparti mobili, tenendo conto anche delle esperienze maturate in altri paesi dell'Unione europea.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIAN FRANCO ANEDDA
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Al riguardosi auspicava: la costituzione presso i reparti mobili di unità specializzate polivalenti per l'impiego nei servizi di ordine pubblico più impegnativi; la ridefinizione del complesso delle dotazioni tecnico-logistiche necessarie ai reparti mobili, in relazione alle nuove. mutate esigenze di impiego; la massima attenzione all'addestramento, con la previsione di tre livelli formativi: un primo livello basico, da effettuarsi presso gli istituti di istruzione da parte di tutti gli allievi agenti; un secondo livello avanzato per gli operatori di ciascun reparto mobile ed un terzo livello, ancora più qualificato, per gli appartenenti alle unità specializzate; elaborazione di metodologie operative adeguate ai vari schemi delle manifestazioni, provvedendo anche al costante aggiornamento delle stesse; l'opportunità di individuare uno specifico campus addestrativo a livello nazionale; l'unitarietà di gestione e di indirizzo, attraverso una riqualificazione del ruolo della direzione centrale per gli affari generali cui sarebbe dovuta competere la gestione integrale dei reparti mobili, attualmente affidata, ai fini dell'impiego imperativo, ad altra struttura del dipartimento.


Pag. 65

Sulla base di tali pregresse esperienze, l'attuale direttore centrale per gli affari generali della Polizia di Stato ha ritenuto di avviare un'articolata attività di rivisitazione delle problematiche strutturali dei reparti mobili, incaricando lo scrivente di effettuare visite conoscitive presso tutti i reparti e finalizzate a rilevare, in modo sistematico e puntuale, le eventuali disfunzioni degli uffici, allo scopo di disporre di ogni utile elemento valutativo ad elaborare un quadro omogeneo di proposte innovative da sottoporre al capo della Polizia. Sino ad ora le visite hanno riguardato i reparti di Roma, Napoli, Firenze, Milano, Torino e Bologna.
Per tale necessità, nel febbraio scorso, fu costituito un gruppo di studio, nell'ambito della direzione centrale per gli affari generali della Polizia di Stato, composto da funzionari di servizi dipendenti, fra i quali il sottoscritto, funzionari della direzione centrale della polizia di prevenzione, della direzione centrale di sanità, dell'ufficio ordine pubblico, nonché da alcuni dirigenti di reparto mobile, allo scopo di fissare, in tempi brevi, gli elementi essenziali di tali linee di intervento.
Mi scuso con l'autorevole Comitato, ma ritengo che tale premessa sia necessaria per illustrare il contesto nel quale, a questo punto, si inseriscono le iniziative e le attività relative al vertice internazionale del G8, avviate o svolte dalla direzione centrale per gli affari generali della Polizia di Stato e finalizzate a fronteggiare adeguatamente le esigenze dettate dall'importanza dell'evento in argomento.
Tengo a sottolineare infatti che si tratta di iniziative intraprese indipendentemente dal vertice dei paesi aderenti al G8, anche se, naturalmente, la prospettiva dell'importante avvenimento internazionale è valsa ad imprimere ulteriore impulso all'intera attività.


Pag. 66

Il costante e intenso monitoraggio della attività delle parti, cui in precedenza ho fatto riferimento, aveva evidenziato un incremento di feriti e contusi tra il personale operante, a seguito di incidenti verificatisi sia in occasione di eventi calcistici sia in quella di grandi manifestazioni di piazza.
Si era pertanto percepito un inasprimento del clima degli scontri e la preordinazione di veri e propri attacchi alle forze di polizia; tra l'altro, emergeva chiaramente che tifoserie violente e gruppi estremisti avevano ormai sviluppato tecniche specifiche per fronteggiare le forze dell'ordine, impiegando sistemi di protezione, materiali e mezzi di offesa di notevole efficacia. Al riguardo, mi riferisco non soltanto all'impiego di scudi in plexiglass, di caschi integrali, di protezioni sotto le tute, ma anche all'uso di bombe carta di notevole potenza, bombe molotov ed altro. Da qui nascono la necessità e le iniziative intraprese, sotto il profilo addestrativo.
L'elemento su cui ritengo doveroso focalizzare l'attenzione di questo Comitato è costituito dalla circostanza per la quale, dopo un prolungato periodo di pace sociale che aveva avuto inizio nella prima metà degli anni ottanta, fin dalla primavera del 2000 si erano verificati in più circostanze scontri con i dimostranti, in occasione di manifestazioni di natura politica, preceduti già dai noti disordini seguiti all'ingresso in Italia del leader curdo Ocalan (faccio riferimento ai fatti di piazza della Repubblica).
Questo fu il primo campanello di allarme cui seguirono numerosi altri episodi, in una vera e propria escalation di violenza: mi riferisco, anche se non in ordine cronologico, al vertice di Napoli, agli scontri di Brescia, ai fatti di Bologna e ai disordini causati dalla presenza a Roma del governatore della Carinzia. Tutto ciò aveva reso evidente una certa


Pag. 67

impreparazione dei nostri reparti nel fronteggiare situazioni di tale natura, proprio dettata da una perdita di abitudine nell'affrontare contestazioni di tale entità.
In tale ottica, si evidenzia come siano stati avviati per tutti i reparti mobili cicli di addestramento intensivi, presso il campo scuola di ponte Galeria, finalizzati soprattutto al raggiungimento degli obiettivi di adozione di protocolli omogenei, nello schema di intervento, e dell'uniforme adeguamento delle nuove tecniche operative di difesa e di contrasto.
Al riguardo, è stata altresì richiamata l'attenzione sull'esigenza di assicurare un ordinato impiego delle forze di polizia nei servizi di ordine e sicurezza pubblica, con specifico riferimento alla necessità della precisa conoscenza e dell'uniforme osservanza delle procedure concernenti l'utilizzo dei mezzi in dotazione.
In generale, l'obiettivo della formazione è stato quello di realizzare le condizioni per migliorare sia la sicurezza degli operatori sia l'efficacia, mai disgiunta dall'equilibrio, di ogni intervento. Nel particolare, si segnala che, a partire dal mese di aprile e sino al mese di giugno, sono stati predisposti cicli di addestramento, innanzitutto, per 65 formatori, appartenenti ai Reparti mobili, e 30 formatori provenienti dalle scuole allievi agenti, al fine di fornire omogenei ed aggiornati insegnamenti sulle tecniche di base di ordine pubblico ai frequentatori del corso.
Nella circostanza, fu costituito un gruppo di lavoro presieduto dal sottoscritto, che procedette all'elaborazione di uno studio finalizzato ad uniformare i concetti tecnico-tattici di impiego delle unità organiche nei servizi di ordine pubblico, individuando, tra l'altro, comuni protocolli relativi ai compiti, all'armamento, all'equipaggiamento, alla motorizzazione,


Pag. 68

nonché alla attività addestrativa di base. Ho portato con me tale manuale, che può essere interessante acquisire agli atti.
Si è quindi passati ad avviare a più specifici cicli addestrativi circa 3 mila dipendenti dei Reparti mobili, suddivisi in unità organiche, ai quali si sono inoltre aggiunte aliquote del personale del Corpo Forestale dello Stato - impiegate, come si ricorda, a fianco delle altre forze dell'ordine nell'opera di tutela della zona rossa -, realizzando così quell'importante fattore di omogeneità di impiego dei contingenti, non soltanto della stessa forza di polizia, ma anche di forze di polizia diverse.
In vista dell'impegno per il G8, hanno inoltre preso parte ai cicli addestrativi, in qualità di osservatori, circa 200 funzionari che avrebbero dovuto operare sul teatro delle operazioni a Genova, allo scopo di far loro conoscere esattamente le potenzialità operative ed i protocolli di intervento omogenei che i reparti sarebbero stati chiamati ad attuare.
Nel campo scuola di ponte Galeria, inoltre, l'11 giugno ultimo scorso è stata realizzata un'apposita simulazione di intervento, articolato su più ipotesi operative, alla quale hanno assistito tutti i funzionari delle questure, Genova ed altre, e dei reparti che sarebbero stati impegnati in occasione del vertice genovese. A tale programma formativo hanno preso parte anche ufficiali e personale dei battaglioni mobili dell'Arma dei carabinieri, proprio nell'ottica di conferire omogeneità agli schemi di intervento dei contingenti delle varie forze di polizia e di prepararli così ad operare in modo organico e compatto in ogni situazione.
Analoga iniziativa è stata presa il 29 giugno dall'Arma dei carabinieri, che ha predisposto anch'essa una simulazione di intervento presso la Scuola marescialli di Velletri.


Pag. 69

Sempre nel quadro delle attività addestrative e formative, si sono poi tenuti diversi incontri interforze, nei giorni 6 e 24 aprile, 18 e 19 giugno ultimi scorsi, nel corso dei quali funzionari della Polizia di Stato ed ufficiali dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza si sono confrontati ed hanno ampiamente dibattuto in ordine a varie tematiche connesse ai problemi di ordine pubblico emersi all'indomani degli incidenti accaduti nel corso delle più recenti manifestazioni antiglobalizzazione di livello internazionale. Ricordo che la prima di tali riunioni fu presieduta dall'allora vicecapo della polizia, prefetto Andreassi.
La particolare attenzione riservata al momento addestrativo è altresì testimoniata dal fatto che, nella città di Genova, è stato inoltre curato un sopralluogo congiunto di tutti i funzionari ed ufficiali impiegati nei servizi di ordine pubblico, protrattasi dal giorno 11 al giorno 14 dello scorso luglio, per una preventiva visione diretta e comune di quelli che sarebbero stati i luoghi in cui operare.
Parlerò adesso della sperimentazione, nell'ambito del I reparto mobile di Roma, del nucleo specializzato per l'ordine pubblico. Se il Comitato mi consente, vorrei compiere un passo indietro nella mia esposizione e fare riferimento all'attività ricognitiva svolta a suo tempo presso le polizie estere.
Nell'occasione, si evidenziò come uno dei punti qualificanti del dispositivo di intervento per l'ordine pubblico in altri paesi, nello specifico in Francia ed in Germania, fosse rappresentato dalla presenza di unità specializzate antisommossa.
Si tratta di squadre particolarmente equipaggiate ed armate che hanno il compito di fronteggiare azioni assai rischiose. Prima, ed indipendentemente dal vertice G8 di Genova - ricordo quanto già detto sul contenuto delle proposte fatte dal vicecapo della Polizia vicario al capo della Polizia, laddove si


Pag. 70

fa riferimento alla costituzione di unità specializzate e polivalenti -, detta iniziativa naturalmente ha trovato ulteriore impulso nella prospettiva dell'importante vertice internazionale in questione. Così, all'interno del I reparto mobile di Roma, il settimo nucleo fu rimodulato in nucleo sperimentale per gli interventi di ordine pubblico, unità specializzata ad intervenire in situazioni particolarmente delicate per l'ordine e la sicurezza pubblica. L'ottica è quella di poter disporre di un'unità polivalente altamente specializzata nei servizi di ordine pubblico, nella quale far confluire personale qualificato, adeguatamente attrezzato ed opportunamente addestrato. Al riguardo, sono stati quindi individuati i requisiti e le modalità di accesso degli appartenenti alle unità, i metodi di selezione, i percorsi di formazione, la tipologia di addestramento, il tutto partendo da una premessa fondamentale.
Gli psicologi ed i tecnici che hanno preso parte ai lavori hanno infatti evidenziato quanto fosse essenziale evitare che si addivenisse alla costituzione di un nucleo di persone, per definizione di elite, completamente avulso dal reparto istituzionalmente deputato ai servizi di ordine pubblico e dalle sue attività, proprio per evitare che le persone prescelte potessero coltivare stati di esaltazione e senso di superiorità pericolosi per gli obiettivi da realizzare. Partendo da questo assunto, il gruppo di studio ha avanzato la proposta di costituire il nucleo in argomento quale aliquota di personale all'interno del reparto, selezionandola fra coloro che ne fanno già parte e di prevederne la partecipazione in tutti i compiti istituzionali dello stesso, oltreché il ricorso in quei casi di specifiche esigenze per i quali è stato appositamente costituito. L'aspetto che si è così inteso sottolineare riguarda la possibilità, per tutti i dipendenti effettivi di ogni reparto, in possesso dei requisiti psicofisici attitudinali, di entrare a far parte dell'aliquota


Pag. 71

specializzata, se non in prima assegnazione, in un secondo momento, in fase cioè di sostituzione o di integrazione. Con questa significativa premessa è stata dunque istituita all'interno del I reparto mobile di Roma, la prima unità sperimentale specializzata per l'ordine pubblico, composta, su base volontaria, interamente da personale effettivo del citato reparto, rigorosamente selezionato, tanto che su 179 domande presentate, tolti alcuni elementi che, pur selezionati, hanno rinunciato all'incarico, le persone ritenute idonee sono risultate 78. I candidati sono stati selezionati in base al possesso di particolari requisiti di natura esclusivamente psicofisica e attitudinale, ritenuti fondamentali per fronteggiare situazioni di estrema delicatezza e ciò sia sotto il profilo della preparazione professionale ed atletica, sia soprattutto sotto quello dell'equilibrio emotivo e della capacità di autocontrollo e di gestione della propria impulsività ed aggressività.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DONATO BRUNO
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali - dipartimento pubblica sicurezza. A tale scopo, sono stati definiti alcuni parametri di età, di altezza minima, di buon comportamento in servizio, di capacità atletiche, di requisiti psichici e di adeguate capacità cognitive. L'accertamento delle suddette qualità e capacità è stato rimesso ad un'apposita commissione composta da psicologi, medici e preparatori atletici. Non è stato neanche trascurato il fatto che, qualora i dipendenti ritenuti idonei dovessero, in prospettiva futura, risultare eccedenti rispetto alla consistenza organica dell'unità, questi ultimi andrebbero a comporre un altro serbatoio, che si può definire di riserva, dal quale attingere qualora dovesse provvedersi a sostituzioni o ad integrazione del personale. Del resto, a garanzia della permanenza


Pag. 72

della capacità della struttura di rispondere alle esigenze istituzionali è la previsione dell'accertamento, con scadenza semestrale, del mantenimento di tutti i requisiti psicofisici ed attitudinali posseduti all'atto del reclutamento, mantenimento che costituirà condizione indispensabile per rimanere nell'unità specializzata. Per gli stessi motivi, inoltre, è importante rimarcare come l'incarico sia previsto a termine - prevedendo un turn over - ossia per tre 3, prorogabili, a richiesta dell'interessato, per non più di altri due.
È stata poi posta particolare cura anche per l'aspetto addestrativo, che ha avuto ad oggetto le più moderne tecniche operative a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. Al riguardo, infatti, gli obiettivi, peraltro comuni, in linea di massima, a quelli perseguiti per l'addestramento di tutti i reparti mobili, sono stati l'adozione di protocolli omogenei degli schemi di intervento di difesa e di contrasto, il raggiungimento di una maggiore compattezza nell'azione, il miglioramento della disciplina dei dipendenti, nonché la precisa conoscenza e l'uniforme osservanza delle procedure concernenti l'utilizzo dei mezzi di dotazione. Va aggiunto che nello specifico settore dell'addestramento ci si è avvalsi dell'esperienza e della specifica competenza di formatori stranieri, in particolare dei qualificati istruttori appartenenti alla polizia di Los Angeles, limitatamente però alle sole tecniche d'uso del nuovo sfollagente, comunemente denominato tonfa, utilizzato in servizio per la prima volta a Genova proprio dal nucleo sperimentale in argomento, ma già impiegato correntemente negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei, nonché già in uso nel nostro paese presso le omologhe strutture dei battaglioni mobili dell'Arma dei carabinieri. Infatti, atteso il particolare impiego di tale strumento, in funzione, non solo di contrasto, ma anche difensiva, gli istruttori statunitensi sono stati quindi


Pag. 73

chiamati a concorrere nell'insegnamento delle modalità di utilizzo del citato sfollagente, proprio perché si è ritenuto necessario fruire di una più consolidata esperienza per istruire al meglio il personale che ne doveva fare uso. In altri e più sintetici termini, l'addestramento e la formazione, anche del nucleo sperimentale, come già visto più in generale per tutti i reparti mobili, sono stati diretti a realizzare le condizioni per migliorare sia la sicurezza degli operatori, sia l'efficacia, mai disgiunta dall'equilibrio, di ogni intervento.
Riguardo alla sperimentazione del nuovo armamento, è stata rilevata anche l'opportunità di ricorrere a materiali d'armamento diversi e di più moderna concezione rispetto a quelli sinora utilizzati dai reparti mobili, in ciò avvalendosi del disposto dell'articolo 37 del decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 1991, n. 359, che prevede la possibilità di dotare il personale della Polizia di Stato, in via sperimentale e per le esigenze dei propri compiti istituzionali, di armi dalle caratteristiche diverse da quelle previste dal regolamento stesso. Accelerate dall'approssimarsi del vertice del G8, sono state quindi assunte dal dipartimento, e seguite nella competente direzione centrale, importanti iniziative nel quadro di una generale esigenza di miglioramento dell'efficacia degli interventi di ordine pubblico, coniugata alla tutela dell'incolumità degli operatori, che hanno proprio riguardato la necessità di adeguare l'armamento dei reparti mobili della Polizia di Stato al mutato contesto della salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubblica. Sono stati così studiati, sperimentati ed adottati strumenti caratterizzati da maggiore versatilità, peraltro già utilizzati da altre forze di polizia, per consentire una più efficace protezione del personale - quando possibile -, minimizzando contestualmente i rischi di coinvolgimento nell'azione di soggetti estranei all'obiettivo. L'iniziativa


Pag. 74

ha ovviamente preso le mosse dalla normativa di riferimento, che per l'amministrazione della pubblica sicurezza e per il personale della Polizia di Stato che esplica funzioni di polizia, è rappresentato dal decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 1991, n. 359, il quale prevede, in caso di necessità e di urgenza, l'autorizzazione all'impiego di armi diverse da quelle in dotazione per i compiti istituzionali, purché adeguatamente sperimentate e ad opera del personale che sia stato naturalmente preventivamente addestrato. Quindi, detto testo normativo, da un lato, illustra quali debbano essere in materia le dotazioni individuali e di reparto, dall'altro prevede i presupposti necessari ad avviare la sperimentazione di nuovi dispositivi ed il loro successivo impiego in servizio, così come le relative procedure autorizzatorie.
A tale proposito, ai sensi dell'articolo 37, comma 2, per la sperimentazione, e comma 3, per l'impiego in servizio, in base ad appositi decreti ministeriali è stata avviata la sperimentazione e disposto l'impiego in servizio, quest'ultimo esclusivamente per le esigenze di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica connessa al vertice dei paesi aderenti al G8, di uno sfollagente di nuova concezione e di bombolette spray, in dotazione sia individuale che di reparto, al gas irritante CS, entrambi, come sopra ricordato, già sperimentati da reparti di forze di polizia anche di altri Stati. Nel primo caso, l'iniziativa ha riguardato la sola unità specializzata del I reparto mobile di Roma - mi riferisco ai tonfa - che, a seguito di specifica autorizzazione concessa con decreto del ministro dell'interno, ha concluso positivamente la sperimentazione del citato sfollagente in policarbonato, tecnicamente del tipo basic side handle button, ma correttamente denominato tonfa, che rispetto a quello in dotazione di reparto, consente, per la sua peculiare forma ad elle, un utilizzo multifunzionale caratterizzato


Pag. 75

da maggiore efficacia e versatilità, in grado di soddisfare meglio le esigenze difensive, di contrasto, di immobilizzazione e di sicurezza. Nel secondo caso, invece, il ricorso alla bomboletta spray è stato autorizzato per il personale di tutti i reparti mobili impegnati a Genova, e consente l'immobilizzazione, a distanza ravvicinata, di eventuali antagonisti con una concentrazione di sostanza irritante inferiore a quella presente nella miscela utilizzata con altri strumenti in dotazione per il lancio con arma lunga e a mano, riducendo contestualmente il rischio di coinvolgere nell'azione persone estranee in ragione della ridotta portata del getto, che è di 4-8 metri.
Per quanto riguarda le dotazioni di equipaggiamento, si tiene, altresì, ad evidenziare, pur senza volere entrare nel dettaglio, come numerosi altri siano stati gli interventi realizzati nel settore dell'equipaggiamento per raggiungere un miglioramento dell'efficienza dei reparti ed un maggior livello di sicurezza per gli operatori e, di riflesso, dell'efficacia del relativo intervento.
In quest'ottica è stato, infatti, messo a punto - ed è in via di definitiva attuazione - uno speciale piano di distribuzione di nuove dotazioni di protezione sia, in generale, per tutto il personale operante (tute ignifughe con sistema di protezione antiurto, maschere antigas, guanti protettivi, piccoli ma potenti estintori per ogni caposquadra, speciali bardature per i componenti del reparto a cavallo) sia, in particolare, per l'unità specializzata (caschi in kevlar radiocollegati, assegnati anche ai dirigenti del servizio ordine pubblico del reparto a cavallo, stivaletti antiurto e scudi di forma rotonda adeguati alle nuove tecniche operative).
Per quanto riguarda la logistica, in considerazione dell'aggregazione a Genova di un consistente numero delle forze


Pag. 76

dell'ordine e dei conseguenti problemi di gestione di una così considerevole forza, si è ritenuto necessario istituire una struttura deputata a seguire nel dettaglio i particolari organizzativi. Per coordinare tutti gli aspetti suindicati e, sulla scorta del positivo esito di precedenti esperienze registrate nel corso di similari situazioni verificatesi a Napoli e a Trieste, è stata, quindi, prevista la costituzione di una apposita task force, con compiti sia in fase di pianificazione sia in fase di successivo coordinamento logistico.
Detta task force è stata denominata «comando unificato della Polizia di Stato» ed è stata diretta dal sottoscritto. L'impegno della task force è iniziato già diversi mesi prima del vertice con un'articolata e mirata attività ricognitiva e propositiva, realizzata anche attraverso tutta una serie di contatti con le autorità istituzionali, le organizzazioni e gli enti locali pubblici e privati (prefetto, viceprefetto, comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di finanza, Vigili del fuoco, comandante del porto, autorità portuali, ente fiera, organizzazioni sindacali del personale e quant'altro).
In prossimità dell'evento e segnatamente ai primi di luglio, la task force si è materialmente trasferita nella cosiddetta cittadella della Polizia, ubicata presso l'ente fiera del capoluogo ligure, per le esigenze di coordinamento operativo e logistico di tutti i contingenti della Polizia di Stato, costituendo così l'interfaccia con la questura, in modo da sollevare quest'ultima da tutte le incombenze diverse dalla preminente gestione della situazione dell'ordine pubblico.
Mi sono avvalso, nella circostanza, della collaborazione di funzionari settorialmente responsabili delle unità speciali e significativamente: funzionaro responsabile della sala situazioni, logistica e servizi, funzionario responsabile dei reparti


Pag. 77

mobili, degli istituti di istruzione, delle unità speciali del settore nautico, aereo, del settore sanitario e di quello logistico.
Per lo svolgimento degli specifici compiti di raccordo tra i reparti e gli uffici aggregati a Genova e quella questura, è stato costituito, nell'ambito del comando unificato, un vero e proprio ufficio servizi che ha affiancato il locale ufficio di gabinetto nei relativi oneri per la predisposizione dei servizi giornalieri del personale aggregato.
La task force ha provveduto, altresì, ad organizzare diverse armerie costantemente vigilate ed un magazzino con riserve di materiale per l'equipaggiamento di riserva per eventuali necessità emergenti.
Per quanto concerne la complessità della sistemazione logistica dei circa 12.000 operatori appartenenti alle diverse forze di polizia, aggregati per l'occasione a Genova, sono state ricercate soluzioni alternative rispetto a quelle abitualmente individuate presso esercizi ricettivi, poiché il capoluogo ligure, presso le strutture alberghiere, disponeva soltanto di 1.800 posti letto, tutti prenotati dalle diverse delegazioni per l'appuntamento del G8.
È apparso anche evidente che la dislocazione del personale presso le strutture alberghiere del capoluogo o della provincia avrebbe comportato enormi difficoltà organizzative, connesse alle esigenze di spostamento di migliaia di uomini, talvolta anche in tempi molto ristretti, tra i singoli alberghi e i luoghi di servizio in una città che presenta obiettivi problemi di circolazione determinati dalla particolare toponomastica, obiettivamente aggravati in occasione del vertice, per la necessaria chiusura al traffico di numerose strade.
La pianificazione dei contingenti da inviare a Genova aveva evidenziato, inoltre, l'esigenza di reperire strutture idonee anche per la sistemazione dei cavalli e dei cani al seguito degli


Pag. 78

specifici reparti; pertanto, si è ritenuto opportuno individuare soluzioni che contemplassero le diverse esigenze alloggiative con quelle di spostamento di uomini e mezzi.
Al riguardo, con il parere favorevole dell'ufficio sanitario della Polizia di Stato, dei Vigili del fuoco e di una commissione organizzata nell'ambito della questura di Genova e costituita da funzionari e rappresentanti sindacali, sono state individuate due tipologie di soluzione per la sistemazione di tutte le forze di polizia razionalmente distribuite in ragione del diverso apporto di ciascuna all'impegno complessivo.
La prima ha riguardato i moduli abitativi allestiti presso la fiera di Genova, ove hanno trovato sistemazione, per la Polizia di Stato, i dipendenti degli istituti di istruzione, i reparti speciali (squadre nautiche, sommozzatori, cinofili, tiratori scelti, artificieri e squadre NBC) esclusi i reparti mobili, il personale sanitario e parasanitario della Polizia di Stato, gli appartenenti al Corpo forestale dello Stato ed alla Polizia penitenziaria.
La seconda soluzione è consistita nell'utilizzo di navi traghetto ormeggiate nel porto di Genova ove sono stati alloggiati i reparti mobili della Polizia di Stato ed il personale aggregato ad altri uffici di Polizia.
Come ho già detto in premessa, entrambe le soluzioni sono state utilizzate anche dal personale delle altre forze di polizia.
PRESIDENTE. Dottor Donnini, la ringraziamo per la sua relazione, della quale sono in distribuzione le relative copie.
GRAZIELLA MASCIA. Dottor Donnini, nella sua relazione lei ci ha già fornito diversi elementi che consentono di comprendere l'importanza del ruolo che lei ha svolto sicuramente nel vertice, ma anche nella preparazione dello stesso. Eviterò, dunque, di rivolgerle domande specifiche a cui lei, di


Pag. 79

fatto, ha già risposto, anche a conferma di altri elementi già acquisiti, riguardanti, in particolare, le novità introdotte dal punto di vista della dotazione e dell'addestramento, ossia le sostanze e gli spray antiaggressione. Vorrei chiederle su questo punto specifico quali novità siano state introdotte rispetto ai lacrimogeni, sostanze che - come ho potuto constatare - sono state ampiamente utilizzate; comunque, tutti riferiscono di una condizione particolare.
In ogni caso, vorrei comprendere questa riorganizzazione così impegnativa che è stata prodotta prima del G8, anche attraverso i corsi e le consulenze di polizie straniere, come quella americana, costruite anche grazie allo studio che ci è stato illustrato, affinché a Genova, in base alle analisi compiute, si potessero prevenire i nuovi fenomeni o comunque intervenire diversamente rispetto alle condizioni precedenti. In particolare, ci è stato detto che l'obiettivo era di accerchiare i violenti, di isolarli, di essere più mobili; poi, sono stati operati cambiamenti nel corso degli interventi; tuttavia, mi sembra che il senso delle consulenze che avete appreso dall'estero fosse il fatto che le nostre unità erano troppo grandi e poco mobili. Le chiedo, quindi, conferma che il senso della riorganizzazione, oltre a quelli precedenti, avesse anche tale obiettivo. In questo caso, le chiedo cosa non ha funzionato a Genova e perché. È, infatti, evidente che qualcosa non ha funzionato.
In particolare, ieri ci è stato riferito dal dottor Canterini che questo reparto sperimentale, considerato la punta di diamante, è stato utilizzato sicuramente nei giorni 20 e 21 in una sola occasione. È stato detto: abbiamo trovato grande difficoltà nell'attraversare le strade ed abbiamo agito solo nell'intervento su un furgone. Com'è possibile che questo sia avvenuto? Vorrei capirlo meglio da lei.


Pag. 80

Sempre per quanto riguarda Genova, vorrei comprendere quali interventi diretti lei abbia svolto. Mi pare di aver letto, su un verbale, del suo intervento in via Tolemaide, alle ore 14, dove lei ha ordinato le cariche più pesanti. Ha svolto altri interventi? Ci era stato detto precedentemente che la sua doveva essere una funzione a carattere prevalentemente logistica, di riorganizzazione. Poi, invece, lei è direttamente intervenuto già dal giorno 20. Vorrei, quindi, comprendere meglio il suo ruolo.
Rispetto all'ipotesi operativa che avete svolto l'11 giugno (o non so se in altra data) lei ci ha detto: abbiamo provato quello che, poi, sarebbe successo a Genova, abbiamo fatto fare le prove ai reparti. È in questa occasione che le forze di Polizia hanno avuto, come bersagli con cui misurarsi, persone con le bandiere rosse? Mi risulta ci sia un filmato in questo senso, spero possa essere acquisito.
Infine, vorrei rivolgerle una domanda con riguardo alla scuola Diaz. Lei, risulta dai verbali, è stato colui che ha ordinato il preallarme al reparto del dottor Canterini perché potesse organizzare i suoi uomini per questo intervento. Ci risulta che lei fece questa telefonata intorno alle 21-21,30 quando il dottor Canterini era in mensa alla Fiera Mare. Vorrei, innanzitutto, chiederle conferma dell'orario. Inoltre, vorrei sapere da chi aveva ricevuto la telefonata di preallarme e per quale ragione si è scelto - immagino che fosse una sua scelta - che dovesse intervenire proprio il reparto sperimentale del dottor Canterini. Risulta, sempre da quei verbali, che lei avrebbe detto a persone importanti, come il dottor Fournier, che l'elemento fondamentale per decidere le modalità ed i tempi di intervento della perquisizione alla scuola fosse un infiltrato della Polizia che avrebbe dovuto dare i segnali: ciò risulta da due verbali. Vorrei chiederle conferma di tutto ciò.


Pag. 81

VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Cercherò di rispondere a questa serie di domande nell'ordine.
Innanzitutto, lei mi chiede le motivazioni per le quali non è stato possibile accerchiare i violenti. Francamente, non ho il titolo per rispondere di una scelta di impiego piuttosto che di un'altra. La direzione dei servizi - come tutti sanno - non dipendeva da me, ma dall'unità provinciale di pubblica sicurezza locale. Però, per quello che mi consta, per quello che ho potuto vedere e che mi è stato raccontato, accerchiare i violenti non era poi così semplice. Questi, infatti, si spostavano molto velocemente in piccoli gruppi che si confondevano in mezzo ai cortei più vari, sia quello delle tute bianche del giorno 20, sia quello per così dire ufficiale, il più grande, del 21.
Vede, ci siamo trovati in una situazione un po' particolare a Genova. Non si è trattato, infatti, di un servizio di ordine pubblico come quelli che eravamo abituati a fronteggiare, ma di una vera e propria guerriglia urbana, del tipo di quella che fronteggiavamo negli anni settanta: vi è stata una sorta di disabitudine a questo, ne ho fatto cenno anche nella relazione. Ho potuto notare a Genova un fatto nuovo che, francamente, ci ha colti alla sprovvista: mi riferisco alla tecnica che in Francia viene chiamata dei casseur, soggetti che non intendevano arrivare alla zona rossa - ho avuto questa sensazione - a cui non importava affatto del G8, ma volevano semplicemente spaccare tutto quello che trovavano a portata di mano.
Sto parlando, ovviamente, a titolo personale, perché non dipendeva da me - ripeto - pianificare i servizi di ordine pubblico. Ritengo, però, che una pianificazione debba tenere conto dei tragitti del corteo e della possibilità di staccarsi dal


Pag. 82

corteo per fare guerriglia, per raggiungere determinati obiettivi che fossero logici. Però, nel momento in cui le barricate vengono fatte con qualsiasi tipo di macchina che viene trovata per la strada (anche una Cinquecento di terza mano), si attaccano negozi di generi alimentari, banche e supermercati senza una logica, ritengo che cominci ad essere difficile procedere all'isolamento dei violenti.
Leggevo un libriccino edito da Feltrinelli, comprato qualche giorno fa...
MARCO BOATO. Comprato alla libreria Feltrinelli, non edito da Feltrinelli.
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Sì, ha ragione. Credo che sia intitolato Le quattro giornate di Genova e riporta proprio questi fatti. Dice chiaramente che vi sono testimonianze di gente che ha visto i black bloc togliersi le tute o le magliette nere per poi passare da manifestazioni pacifiche ad altro. Ritengo che questo ci abbia messo in gravi difficoltà.
La mobilità sicuramente ha influito anche su questo. Però, vede onorevole, col senno di poi ritengo che tutto sia più facile e più chiaro: dobbiamo rapportarci a ciò che sono state quelle giornate. Ho ancora sotto gli occhi - anche perché le abbiamo viste tutti - le riprese televisive di poco prima che succedessero i fatti di piazza Alimonda, con la Campagnola dei carabinieri ed il decesso di Giuliani. Abbiamo visto tutti quanti un pur consistente reparto di carabinieri che doveva retrocedere, anche piuttosto velocemente, sotto la pressione di un attacco abbastanza violento. La mobilità chiaramente è legata alla snellezza dei reparti: è chiaro che più i reparti sono consistenti, più lentamente si muoveranno sul territorio. Però, mi chiedo se in quel momento sarebbe stato saggio diminuire


Pag. 83

la consistenza dei reparti per poi trovarsi, magari, in una situazione analoga a quella a cui facevo riferimento prima e con qualche altro risultato poco edificante. Si tratta di una mia valutazione personale, dato che non avevo compiti di direzione delle strategie dell'ordine pubblico in Genova e, dunque, quello che sto riferendo è un mio pensiero.
Per quanto riguarda l'uso del gas; si può parlare di innovazioni solo fino ad un certo punto. Molto tempo fa, utilizzavamo il gas CM, ma non essendo un chimico, non so dirle la composizione; si trattava di un gas lacrimogeno sparato, a quei tempi, con il vecchio moschetto 91.
Per quanto riguarda, invece, i nuovi lacrimogeni, quasi tutti tranne una piccola parte, che credo sia ancora al CM, sono al CS. Non sono gas urticanti - come, invece, ho letto su qualche giornale - ma irritanti, vale a dire che attaccano le vie aeree; ovviamente, risultano più efficienti anche se l'azione irritante si esaurisce dopo pochi minuti non appena ci si allontani dalla zona per così dire satura. Ma non si tratta di una novità; non essendo un tecnico e non facendo parte di quella direzione centrale, non posso essere preciso, ma credo che già dal 1994 la Polizia di Stato, come tutte le altre forze di polizia, utilizzasse gas CS. La novella sono le bombolette spray, anch'esse al CS. Hanno quindi la stessa composizione chimica, anzi, per essere precisi, hanno una concentrazione molto minore. Le abbiamo volute - ovviamente, lo ripeto, nessuno si aspettava la situazione di Genova - proprio perché consentono di effettuare un tiro selettivo e, quindi, di indirizzare il getto (una specie di getto liquido) verso la persona che si vuole colpire e non indiscriminatamente nel mucchio.
Per quanto riguarda il mio compito a Genova, ho già supportato le mie affermazioni. Piuttosto, vorrei fare un passo indietro: io sono stato nominato consigliere ministeriale aggiunto


Pag. 84

con il detto incarico, proprio in virtù della mia lunga permanenza nei Reparti mobili. Infatti, prima di fare il corso interforce, ho comandato i reparti di Catania, Firenze, Roma ed è per questo che ritengo di essere un esperto non solo nella gestione dei servizi di ordine pubblico, ma soprattutto nell'impiego di mezzi tecnici quali quelli usati dalle forze di polizia a Genova. Mi riferisco ai mezzi cancellati, agli idranti e, soprattutto, considerato anche che lei mi parla di via Tolemaide, ai VTC (questi ultimi sono veicoli di trasporto corazzato). Posso confermare che nella circostanza, in via Tolemaide, ero sul posto, avendo, anzi, anche diretto l'intervento dei VTC. Parlo di intervento, non di carica; ovviamente, infatti, era sul posto anche il dirigente del servizio e, quindi, io non avevo titolo per farlo. Tutto ciò mi fu richiesto dal vicecapo della Polizia vicario, prefetto Ansoino Andreassi, con il quale, nella circostanza, ho avuto il privilegio di collaborare. Il prefetto, visto il protrarsi dell'impasse - una situazione che non si riusciva a sbloccare anche perché, nel frattempo, si erano rovesciate ed incendiate macchine, creando barricate di una certa consistenza - mi chiese: «Ma tu che ne pensi?» Io fui d'accordo con lui nell'intervenire con i veicoli di trasporto DUP. La discussione avvenne in sala operativa, alla presenza anche del questore Colucci che era l'autorità provinciale di pubblica sicurezza. Io, appunto, mi trovavo, in quella circostanza, in sala operativa, in questura. Detto ciò e ricevuto il nulla osta da parte dell'autorità interessata, mi portai sul posto; ricordo che vi era già un VTC, a suo tempo richiesto perché si aveva avuto sentore di un camion anzi, di un bulldozer che avrebbe potuto essere utilizzato per lo sfondamento in zona rossa. Perciò con il VTC pensavamo di essere in grado di fermarlo. Ne feci intervenire un altro, che spostammo dalla zona rossa dove si trovava (ma adesso


Pag. 85

francamente non posso essere preciso perché non ricordo la via) ed intervenimmo sfondando le barricate e percorrendo tutta la via Tolemaide fino ad una zona che mi sembra sia nota come la Casa dello studente, ma non so esattamente.
GRAZIELLA MASCIA. Corso Castaldi.
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Sì, corso Castaldi. Arrivati sul posto, fummo contattati dalla sala operativa perché ci segnalavano un altro intervento urgente da effettuare nei pressi del mercato ortofrutticolo, quindi tornammo indietro. Ricordo un ponte sul quale erano già avvenuti scontri tra dimostranti e carabinieri e dove, poi, intervenne anche un nostro reparto in ausilio; intervenne anche il vice questore vicario Calesini, anche se ripeto, non posso essere preciso.
Siamo riusciti quindi a sfondare anche con i VTC, che furono utilizzati in quella circostanza perché nel frattempo gruppi di black bloc avevano dato alle fiamme un'agenzia (credo della Banca nazionale del lavoro, ma non sono sicuro), incendio che minacciava, addirittura, di coinvolgere lo stabile sovrastante. I vigili del fuoco non potevano passare perché vi era una barricata di notevole consistenza fatta da tubi innocenti, pezzi di legno e quant'altro: nella circostanza gestii anche lo sfondamento di tale barricata. Questi gli interventi, il giorno dell'azione in via Tolemaide.
Per quanto riguarda la scuola Diaz, mi trovavo a cena con il dottor Canterini ed altri comandanti di reparto e credo che la telefonata sia intervenuta intorno alle 21-21,30, ma non posso essere preciso. Mi ha telefonato il questore Colucci. Le sue parole sono state le seguenti: «Guarda, c'è un'operazione


Pag. 86

urgente da fare, mi servono 100-120 uomini». Poi, fece riferimento proprio al Nucleo e disse: «Il VII Nucleo c'è?» Gli risposi che non sapevo.
Faccio una premessa; ricordo che quel giorno noi, tutti quanti e fino all'esaurimento, eravamo stati impegnati - dicendo noi, mi riferisco alla Polizia di Stato - perché praticamente l'Arma dei carabinieri, per motivi di opportunità (si era nel giorno successivo alla morte del Giuliani) non era stata utilizzata nei servizi di ordine pubblico. Io, nella circostanza, presi del tempo; comunque, dissi: «Vedo un attimino di »realizzare« e richiamo». Infatti, in quella circostanza, mi sono rivolto al dottor Cantierini ed ho chiesto specificamente del VII Nucleo; poi spiegherò anche le motivazioni. Il Canterini mi diede la disponibilità del Nucleo, io ritelefonai al questore e gli dissi che il Nucleo c'era ed era possibile reperirlo. Si tenga conto che eravamo già smontanti dal servizio da un'ora, un'ora e mezzo; eravamo tutti in abito civile. Dico: «Il tempo di prepararci». Mi risponde: «Va bene, mi raccomando perché c'è urgenza, ma quanti sono? Rispondo: »Guarda, saranno circa 70 uomini«. Mi dice: »Allora no, sono un po' pochini, me ne servono di più, vuol dire che faremo intervenire anche qualche contingente dell'Arma«. Questo, parola in più, parola in meno, fu il tenore del discorso. Lo ripeto, se l'intervento del VII Nucleo da una parte fu casuale, forse dovuto alla circostanza che il dottor Canterini era nelle mie vicinanze, d'altra, se avessi potuto scegliere il reparto da mandare, io avrei scelto senz'altro il VII Nucleo, per le seguenti ragioni. In primo luogo, perché mi dava maggiori garanzie: era il più preparato; invero, aveva fatto addestramento più degli altri. In secondo luogo, perché era uno dei pochissimi reparti che, pur essendo stato comandato di servizio, come tutti gli altri dalle 8 di mattina, non aveva


Pag. 87

avuto scontri durante la giornata, evenienze invece fronteggiate dagli altri. Quindi era sicuramente stanco ma meno stanco degli altri. Mi determinai a scegliere il VII Nucleo perché, altrimenti, sarei stato costretto a utilizzare non un reparto organico ma uno raccogliticcio: dieci uomini dal reparto di Catania, 15 da quello di Firenze, 5 da Bologna. Questa, infatti, era la possibilità di raggruppare uomini che io avevo in quel momento.
Tra l'altro cose, vi è stata la fortunata coincidenza che il VII Nucleo sperimentale aveva a disposizione radioline portatili che radiocollegavano tra loro tutti gli operatori e, quindi, vista la facilità e data l'urgenza del servizio, ho optato per il VII nucleo.
FRANCO BASSANINI. Non riesce ad essere più preciso sull'ora ?
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Intorno alle 21- 21,30.
GRAZIELLA MASCIA. E la storia degli infiltrati ?
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza.
Debbo essere sincero, questa storia degli infiltrati francamente non la ricordo. Quello che rammento è l'urgenza e che il questore Colucci mi disse di aver bisogno di conferme, ma quest'ultime sono una cosa e l'infiltrato un'altra. Io interpretai il bisogno di conferme per cercare di appurare se questa operazione fosse da effettuare nell'immediato o più tardi, ma sinceramente non sono a conoscenza della vicenda dell'infiltrato.
GRAZIELLA MASCIA. E per quanto riguarda la vicenda delle bandiere rosse ?


Pag. 88

VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Il fatto delle bandiere rosse lo escludo categoricamente, se esistesse un filmato sarei curioso di vederlo. Io sono un dirigente superiore, lavoro al Ministero dell'interno, il mio ufficio è ubicato in via Urbana, non a Ponte Galeria e anche se ho svolto opera di sovrintendenza a questo addestramento - l'ho seguito e l'ho curato particolarmente sotto la spinta e l'input del capo della Polizia che ci teneva in modo particolare, sotto la direzione del mio direttore centrale e del vicecapo della Polizia Andreassi -, il fatto delle bandiere rosse mi giunge nuovo.
In tutte le manifestazioni - e ne ho viste tante perché, ovviamente, quella che noi abbiamo organizzato davanti a tutti i funzionari e agli ufficiali dell'Arma dei carabinieri è stata preparata e, quindi, sono andato anche nei giorni precedenti - mai e poi mai sono stati mostrati bandiere rosse, striscioni o quant'altro. A me tutto ciò non risulta.
FILIPPO MANCUSO. Ricordo in questa serie di audizioni alcuni passi della biografia del generale Capello, comandante della seconda armata, prima di Caporetto. Mi sembra proprio una rimembranza perchè anche quella non fu una bella pagina nazionale. Non so se sono tardivo nel rivolgerle la seguente domanda in ragione della sua competenza: la DIGOS di Roma fu, in sede programmatica e in sede attuativa, interessata all'operazione Genova ? E se sì, il dottor Gabrielli, attuale capo della DIGOS di Roma, vi ebbe qualche parte ?
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Francamente non so rispondere a questa domanda e non conosco l'argomento. Io sono stato interessato sotto il profilo addestrativo dei reparti e sotto il profilo logistico, ma non so se la DIGOS di Roma


Pag. 89

sia intervenuta nella circostanza. Ricordo di alcuni funzionari della DIGOS di Roma a Genova perché li ho incontrati e li conoscevo; non mi pare di aver visto il dottor Gabrielli, faccio riferimento ad altri funzionari - anche se in questo momento mi sfuggono i nomi -, ma ritengo che sicuramente tutte le DIGOS siano state interessate perché i manifestanti provenivano da tutte le parti d'Italia. Tuttavia, non è una risposta di mia competenza quella relativa all'interrogatorio se il dottor Gabrielli e, in particolare, la DIGOS di Roma abbiano preso parte alla stesura dei piani di Genova.
MICHELE SAPONARA. Dottor Donnini, vorrei sapere da lei se rientra nella competenza ordinaria della DIGOS lo svolgimento di indagini di polizia giudiziaria sui rapporti fra privati e per reati punibili a querela di parte.
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. La DIGOS, Direzione investigativa generale operazioni speciali, di solito non è interessata a questo genere di trattazione; tuttavia, nulla vieta che possa essere attuata anche dalla stessa.
MICHELE SAPONARA. Quindi ciò non rientra nella competenza ordinaria.
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. No, di solito le querele di parte vengono presentate al commissariato di zona o alla stazione dei Carabinieri.
MICHELE SAPONARA. De minimis...!
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Per carità, tutto ciò sicuramente non è vietato.


Pag. 90

MARCO BOATO. Se lei ci spiegasse .........
PRESIDENTE. Onorevole Boato, la prego. È stata posta una domanda, il dottor Donnini ha risposto e l'onorevole Saponara si ritiene soddisfatto.
MARCO BOATO. Presidente, poiché suppongo che le nostre domande siano finalizzate a conoscere i fatti, poteva essere utile rendere nota la circostanza.
Dottor Donnini, voglio sinceramente ringraziarla per la sua relazione molto dettagliata nella quale ha ricostruito tutti gli aspetti di carattere ordinamentale, istituzionale, operativo ed addestrativo con una trasparenza ed una completezza che risulteranno molto utili al lavoro specifico del Comitato, ma anche alla Commissione affari costituzionali, competente altresì per l'interno, alla quale apparteniamo. Spesso a causa di altri impegni le nostre Commissioni non affrontano adeguatamente questi argomenti, tuttavia, in questo caso le informazioni da lei fornite sono state molto utili.
Sugli aspetti istituzionali generali non le rivolgerò alcuna domanda, ritenendo esaustivo il suo contributo e molto importante il suo continuo riferimento all'impiego di esperti per le valutazioni sotto il profilo non solo dell'affidabilità tecnica, ma anche dell'equilibrio psico-emotivo delle persone impiegate in questi reparti: si tratta di una constatazione e anche di un elogio al modo in cui lei ci ha riferito.
Le formulo soltanto domande specifiche. Esiste la possibilità (lei ha fatto riferimento alla fase addestrativa da parte di operatori della polizia di Los Angeles, ne aveva già parlato il prefetto Andreassi e corrisponde esattamente a quello che lei ha sostenuto) di un uso non corretto del Tonfa, di questo nuovo tipo di manganello, tale che vada al di là delle finalità sia di repressione sia di autodifesa, per le quali l'introduzione


Pag. 91

di questo nuovo strumento è stato previsto? Lei, fra l'altro, ha sostenuto che esso viene già sistematicamente utilizzato dalle brigate mobili dei carabinieri e dal cosiddetto nucleo speciale antisommossa del I reparto.
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Nucleo sperimentale di ordine pubblico.
MARCO BOATO. Le chiedo un giudizio tecnico, perché lei ha dimostrato grande esperienza sul campo: un uso non corretto di questo strumento può produrre conseguenze che vanno al di là degli effetti ordinari di un'azione di polizia, che deve intervenire per controllare situazioni di disordine? Le pongo questa domanda anche in riferimento agli strumenti ordinari, cioè non al tonfa, ma agli strumenti tradizionali, in dotazione non solo alla Polizia di Stato, ma a qualsiasi corpo di polizia; quindi, la domanda non riguarda specificamente la Polizia di Stato, ma chiunque utilizzi questo tipo di strumenti.
Ho la memoria storica relativamente ad episodi che forse lei ricorderà. Come giornalista, all'epoca, seguii il processo Margherito al tribunale militare di Padova - mi pare nel 1976 - e, in quella circostanza, vennero descritti episodi anomali di utilizzo di questi strumenti (in quel caso erano i manganelli tradizionali, nei quali venivano infilate delle sbarre di ferro), che venivano usati in servizi di ordine pubblico, provocando conseguenze più gravi di quelle per cui erano adottati ordinariamente dai corpi di polizia; in quel caso si trattava del reparto mobile di Padova, la cosiddetta «celere», mi pare il II reparto.
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Si, il II reparto celere.


Pag. 92

MARCO BOATO. Ecco, vede che mi ricordo? Parliamo del 1976 o 1977. Dunque, assistetti alle udienze del tribunale militare di Padova, dove si parlava di queste cose.
Il presidente, quando abbiamo iniziato ad ascoltarla, ha ripetuto a lei quello che ripete a tutti: questo Comitato non ha finalità giudiziarie o paragiudiziarie, ha finalità conoscitive; le responsabilità, gli aspetti disciplinari, verranno accertati dalla magistratura, non da noi. Pertanto, le chiedo - a fini conoscitivi - se sia possibile che si siano verificati episodi di uso anomalo di questi nuovi strumenti, ma anche degli strumenti tradizionali, da parte di appartenenti a corpi di polizia, quali che siano (ripeto: non mi riferisco specificamente alla Polizia di Stato); se lei ne abbia avuto conoscenza o una qualche informazione. Ma, a prescindere dalla sua conoscenza effettiva, è possibile tecnicamente che ciò avvenga?
Vorrei rivolgerle poi una domanda complementare a questa: non si stupisca del carattere ingenuo di questa seconda domanda, collegata alla prima. Nella mia vita ho partecipato a molte manifestazioni, ma non ho avuto nulla a che fare con gli episodi di Genova, non ci sono stato, ho visto solo immagini televisive e fotografie. Rispetto ad altre esperienze di periodi storici che lei conosce, mi ha colpito la quantità di sangue che ho visto nelle immagini televisive, quando venivano riprese persone ferite. Ovviamente, so bene che sono stati feriti anche molti appartenenti ai corpi di polizia, che hanno la mia totale solidarietà, ma, in questo momento, sto cercando di capire cosa possa essere successo in quell'occasione. La domanda rivela una certa ingenuità, ma è autentica: perché tanto sangue? In altre circostanze storiche ho visto episodi di doverosa repressione di atti di violenza da parte dei corpi di polizia (con contusi, lesionati e così via), ma tanto sangue così, personalmente - ho 57 anni, quindi da qualche decina d'anni


Pag. 93

vedo queste cose -, non l'avevo mai visto. Esiste una possibile connessione fra l'uso di nuovi tipi di strumenti o un uso anomalo di tali strumenti o di strumenti tradizionali (lei, infatti, ha detto giustamente che l'unico nucleo che aveva a disposizione questi nuovi strumenti in realtà non è stato impiegato in scontri) e la grande quantità di sangue che ho visto? Le chiedo chiarimenti su questo aspetto che ho osservato con attenzione più volte in molti filmati e che mi ha colpito, pur non essendo un novellino al riguardo, avendo assistito a molti episodi di tensione.
Per quanto concerne la vicenda di via Tolemaide, in generale, le erano già state chieste informazioni; lei ha risposto e la ringrazio per il modo in cui l'ha fatto, anche in questo caso, devo dire, in modo non reticente. Lei ha detto che le è stato chiesto di intervenire quando si trovava nella sala operativa interforze della questura; l'ordine è venuto giustamente dall'autorità provinciale, il questore. Poi lei ha comandato il reparto in via Tolemaide, che è un momento importante, perché è quello in cui si passa dagli episodi dei black bloc, che lei ha descritto dettagliatamente, al momento di confronto con la manifestazione, che proveniva dallo stadio Carlini. Chi comandava, in quella circostanza, il suo e gli altri reparti? Chi era il funzionario preposto, dal punto di vista dell'ordinamento, alla gestione dell'ordine pubblico in quella circostanza, in cui lei era presente, ma non era il titolare dell'operazione?
L'ultima questione riguarda l'intervento alla caserma; su questo aspetto non le pongo domande di dettaglio, ma chiedo soltanto una verifica e faccia un rilievo che sottopongo anche al presidente e ai colleghi per nostra utilità (siamo in una situazione di work in progress). Lei ha detto - e anche in occasione dell'intervento del collega Bassanini lo ha confermato -


Pag. 94

che, grosso modo, la telefonata del questore a lei, e attraverso lei, al dottor Canterini, è avvenuta verso le 21-21,30. Noi abbiamo sentito più volte, anche questa mattina - da un altro funzionario che ci ha parlato con altrettanta trasparenza -, che l'occasione della decisione, assunta più tardi, di quell'intervento, per il quale era stata richiesta anche la partecipazione del Reparto mobile, è un episodio avvenuto tra le 21,30 e le 22. Il dottor Gratteri, che ha parlato questa mattina prima di lei, ha ripetutamente citato questo arco temporale, riferendo che l'episodio del dottor Di Bernardini è avvenuto tra alle 21,30 e le 22, quando il dottor Gratteri lo ha accompagnato in questura, dove si sono riuniti e hanno valutato l'ipotesi della perquisizione, predisponendo anche gli strumenti. Vi è uno sfasamento, quanto meno, di un'ora. Sembra che voi siate stati attivati...
PRESIDENTE. Ha parlato delle 21-21,30...?
MARCO BOATO. Delle 21-21,30 ha parlato il dottor...
PRESIDENTE. No, il dottor Gratteri successivamente - non posso confermarlo - ha parlato delle 21,30-22. Parliamo di un arco di una differenza di un'ora, quindi chiediamo una precisazione. La domanda è chiara, onorevole Boato. Le comunico anche che lei ha terminato il tempo a sua disposizione.
MARCO BOATO. La mia no è una contestazione.
PRESIDENTE. Certo, lei vuole capire quando il dottor Donnini ha avuto notizie, qual è la collocazione temporale...
MARCO BOATO. Vorrei sapere quando ha ricevuto la richiesta di intervento del reparto da lui comandato.


Pag. 95

VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Parto da quest'ultima precisazione. Eravamo tornati, avevamo fatto una doccia veloce e poi eravamo andati a mangiare qualcosa; dunque, credo che all'incirca fossero le 21,30. Poi, se anziché le 21,30, erano le 21,45 non so, non posso essere preciso. Ripeto, credo che la telefonata sia arrivata fra le 21 e le 21,30, quello mi pare l'orario. Mi dissero che la cosa era urgente, poi mi pare che mi fu detto di far avvicinare il nucleo alle 22,45-23 circa.
FRANCO BASSANINI. Quest'ultima ora torna.
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. In quelle circostanze, purtroppo, il trascorrere del tempo - lo dico perché è stato anche oggetto di discussione con qualche collega - era falsato. A volte arrivavamo alle 16, alle 17 e, a causa di tutto quello che c'era da fare, delle cose che si susseguivano e della velocità con cui si susseguivano, credevamo che fossero ancora erano le 13.
Quindi, onestamente, onorevole Boato, credo che l'orario fosse intorno alle 21,30.
MARCO BOATO. Non ho alcun motivo di dubitare di quello che lei sta dicendo. Come risulta dal resoconto stenografico dell'audizione del questore, dottor Colucci, egli dice di essere stato avvertito dell'episodio che poi ha dato origine a questi fatti attorno alle 22,20. Non dubito che lei sia stato chiamato alle 21 o alle 21,30, ma c'è uno sfasamento fra causa ed effetto. Probabilmente, voi siete stati preavvertiti di un'operazione prima che la causa ufficiale di quella operazione fosse verbalizzata. Tuttavia, è una pura ipotesi.
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Francamente, le 22,20


Pag. 96

mi sembra un po' tardi, perché dovevamo cercare gli uomini; passarono quei cinque minuti in cui il dottor Canterini chiamò, poi io telefonai al questore Colucci, dando l'OK. Mi pare quindi un po' tardi, ma, onestamente, non posso essere preciso sotto questo profilo.
Per quanto riguarda il dirigente, credo che fosse il dottor Gaggiano, che era presente. Più tardi ci incontrammo anche con il dottor Calesini che aveva già provveduto ad effettuare degli interventi, ma questo avvenne successivamente, mi pare nella piazza, in cui c'è il mercato ortofrutticolo.
Circa il possibile uso distorto del manganello Tonfa o dello sfollagente, è chiaro che tutto è possibile.
MARCO BOATO. Nel senso che provoca effetti più gravi di quelli provocati...?
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Francamente, ritengo che il Tonfa, utilizzato in maniera distorta, cioè per dare un colpo in testa, non provochi soltanto la fuoriuscita di sangue, ma qualcosa di più. È chiaro che, quando uno dà un colpo in testa, certamente può graduarlo. Inoltre, utilizzando il Tonfa - io non so se lei lo abbia mai visto - che ha un'impugnatura laterale, e quindi viene usato in direzione orizzontale e non verticale, non è agevole dare un colpo in testa: al massimo, un colpo in faccia sempre dato male può spaccare lo zigomo, ma generalmente non si utilizza, verrebbe anche male, a meno che non si prenda dal manico e si utilizzi come martelletto. Per quanto riguarda il sangue, quindi, non so darle una risposta. Probabilmente, gli scontri di cui siamo stati protagonisti a Genova rientravano in una situazione particolare. C'è la possibilità che qualcuno abbia utilizzato gli strumenti in dotazione nella maniera sbagliata. Le fotografie parlano


Pag. 97

chiaro, qualcuno è stato visto con lo sfollagente rovesciato. Però mi consenta, onorevole Boato, qualche volta i nostri ragazzi, pur essendo addestrati in un certo modo, debbono fronteggiare situazioni in cui il rapporto di forza è, come minimo, di uno a dieci, uno a quindici, uno a venti. Allora, anche se non è giustificabile, può succedere che qualcuno giri lo sfollagente per renderlo più...
MARCO BOATO. Aggressivo...
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Sì, aggressivo. Mi perdoni lo sfogo - non ritengo di fare nulla di grave - ma vorrei dire che da un anno a questa parte noi (mi metto in mezzo anch'io) del dipartimento pubblica sicurezza della Polizia di Stato abbiamo attuato un cambiamento veramente epocale, direi quasi una rivoluzione copernicana, nei servizi di ordine pubblico: ad esempio, abbiamo istituito una scuola per l'addestramento a livello nazionale. Una volta i reparti erano un ricettacolo di persone che erano state punite: invece, da un anno a questa parte, non dico che queste non arrivino più, ma sicuramente ciò avviene in misura molto minore, addirittura quasi nulla. Abbiamo veramente cercato di cambiare la filosofia di impiego di questi reparti. Sicuramente c'è molto da fare, ma le posso assicurare, onorevole Boato, che molto è stato fatto perché le cose si svolgessero in maniera più «democratica», anche se l'espressione potrebbe apparire un po' forte. Certamente «la mamma dei cretini è sempre incinta», si sa; quindi, se qualcuno ad un certo punto ha esagerato, se ne occuperà l'inchiesta della magistratura.
MARCO BOATO. Vorrei solo capire, le responsabilità le accerteranno altri.


Pag. 98

GRAZIA LABATE. Il dottor Donnini - penso che lascerà agli atti il testo della sua relazione - ci ha parlato della lunga fase di addestramento e di aggiornamento del personale della polizia, iniziata molto prima, congruamente per tempo, per i nuovi compiti che spettano alle forze dell'ordine, anche in relazione all'evoluzione degli avvenimenti.
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Sì, nella mia relazione ho accennato al fatto che, in passato, uno screening, un monitoraggio dei vari reparti aveva evidenziato un grandissimo aumento del numero dei feriti. Questo ci aveva fatto capire che qualcosa stava cambiando nell'ordine pubblico, ma soprattutto che i reparti avrebbero dovuto adeguarsi alle nuove esigenze.
GRAZIA LABATE. Ho compreso perfettamente. Anche ieri abbiamo sentito dal dottor Canterini come si è svolto tutto il periodo di addestramento, quante unità ha riguardato e che, al termine era stata eseguita anche una specie di simulazione, alla presenza del ministro dell'interno.
La prima domanda che vorrei rivolgerle è se, al di là delle tecniche, dei materiali e delle innovazioni (anche delle tute), in vista di un'occasione come quella del G8 di Genova - non lo dico ex post, perché sono deputata genovese e ho vissuto lì quei giorni difficili -, l'addestramento secondo la sua lunga esperienza, doveva comprendere anche la simulazione in blocco della movimentazione dei reparti celeri il questore ci ha lasciato un ricco dossier, non solo la sua ordinanza del 12 luglio posto che il quadro dei luoghi in cui si sarebbero tenute le piazze tematiche o la manifestazione non autorizzata (che però era oggetto di una richiesta respinta) era noto. Nessuno pensò che, forse, visto che il personale addestrato operava in una città sconosciuta ed anche di difficile percorribilità,


Pag. 99

sarebbe stato importante, arrivare alcuni giorni prima - lei afferma che siete arrivati un po' di giorni prima - per effettuare sopralluoghi per la movimentazione, quanto meno vicino alle piazze tematiche, poiché quelle da tempo si conoscevano?
La seconda domanda le è già stata rivolta da alcuni colleghi e non vorrei che lei prendesse questa mia per testardaggine o pervicacia. È certo però che oramai ci troviamo di fronte ad una specie di rebus di impossibile soluzione, perché, per quanto riguarda la vicenda della Diaz - che, come lei potrà immaginare, è una questione assai particolare ancorché all'attenzione della magistratura - credo sia importante determinare tempi e metodi.
Ci troviamo di fronte - debbo darle atto in questa sede - ad una conferma della ricezione della telefonata da parte della questura: lei parla delle 21-21,30, minuto più minuto meno (è difficile dirlo ed occorre tenere conto anche dello stato psicologico in quelle giornate). Dopodiché, si rende conto delle unità che può mettere a disposizione, avverte il questore che le dice di tenersi pronto per quell'ora. A pagina 38 del resoconto stenografico dell'audizione del questore Colucci nella seduta del 28 agosto - ahimè - trovo invece un'altra descrizione da parte del questore di Genova, il quale sostiene che alle 22,20 viene informato che in via Cesare Battisti ci sono stati gli episodi di assalto a due volanti. A questo punto, preso atto dell'informazione, indica al dottor Mortola, capo della DIGOS genovese, di fare un sopralluogo. Poi, il dottor Mortola torna in questura.
Ora, chi le parla conosce Genova. Lei sa che dalla questura di Genova per arrivare alla Diaz... Voglio dire: il dottor Mortola si muove con una macchina veloce...


Pag. 100

VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Non so dove sia la Diaz.
GRAZIA LABATE. In via Cesare Battisti: ci vogliono cinque minuti in macchina, forse sono anche tanti.
Dopodiché, si decide, al ritorno del dottor Mortola, di effettuare l'operazione, più o meno intorno alle 23. Domando...
VALERIO DONNINI, Funzionario della direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Quindi, si sostiene che la telefonata mi sarebbe arrivata intorno alle 23?
GRAZIA LABATE. No, il questore non dice quando la telefonata è arrivata a lei, ma dice che alle 22,20, egli, questore di Genova, apprende ciò che è avvenuto in via Cesare Battisti. Quindi, manda il dottor Mortola ad effettuare un sopralluogo della zona; il dottor Mortola torna in questura, riferisce del sopralluogo e cioè di aver visto un centinaio di persone, alcune con la funzione di vedetta rispetto agli altri...
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza.Ho capito perfettamente.
GRAZIA LABATE. A quel punto decidono di compiere l'operazione; dopodiché mi aspetterei, se così sono andate le cose, che poi le telefonino e le dicano: si allerti insieme ai suoi uomini. Invece abbiamo da lei e dal dottor Canterini una versione diversa: tra le 21 e le 21,30, anche le 21,45, il questore le ha telefonato avvertendola della imminente operazione, degli incidenti verificatisi e sollecitandola ad attrezzarsi con i suoi uomini.


Pag. 101

PRESIDENTE. Onorevole Labate, deve leggere tutta la frase. In effetti il questore Colucci ha detto: «venivo informato». Però se legge il contesto, parla anche della riunione tenutasi a quest'ora. Se lei lo dovesse ritenere opportuno, chiederemo all'ex questore di puntualizzare se quella è l'ora della telefonata o dell'incontro svoltosi nel suo ufficio.
GRAZIA LABATE. Poi prosegue, presidente, e dice: «Nella circostanza nel mio ufficio erano presenti...»
PRESIDENTE. Quindi, sta parlando di quella circostanza alle 22,20. Ritengo che il dottor Donnini oggi abbia confermato che era a cena con talune persone e che ha ricevuto la telefonata intorno alle 21,30. Credo che su quest'argomento non possiamo aggiungere altro. Quindi, se desidera porre altre domande...
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Si tratta delle 21,30-21,45.
GRAZIA LABATE. Era importante questa puntualizzazione. Se il presidente è d'accordo, potremmo richiedere al questore Colucci una precisazione circa la dinamica di questi orari di cui sono state date diverse versioni.
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Per quanto riguarda la prima domanda, lei mi chiede se sarebbe stato possibile arrivare prima per addestrare i reparti a muoversi a Genova. Noi questo lo abbiamo fatto, ovviamente non con tutti i reparti, ma con i dirigenti. Ho fatto cenno, nella mia relazione, al fatto che dall'11 al 14 luglio, credo, tutti i funzionari, i dirigenti dei servizi di ordine pubblico - quindi, quelli che


Pag. 102

materialmente avrebbero dovuto impiegare la forza in servizio - hanno effettuato dei sopralluoghi per vedere dove, come, quando e perché si sarebbero dovuti muovere.
Per quanto riguarda gli uomini, ciò non è stato fatto, ma non sarebbe stato neppure possibile. Lei pensi, onorevole Labate, che abbiamo temuto di non poter essere nelle condizioni di accogliere tutti gli uomini che arrivavano di rinforzo perché le navi affittate tardavano ad arrivare. Purtroppo, si era nel mese di luglio e tutte le imbarcazioni erano impiegate in crociera. Qualcuna per avaria o quant'altro, non è potuta intervenire; quindi, abbiamo dovuto ripiegare su altre. Pertanto, ci sarebbe stato impossibile far pervenire i reparti prima ancora della data stabilita.
PRESIDENTE. Dottor Donnini, oltre alla relazione lei si era riservato di consegnarci un manuale?
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Consegnerei il manuale di base dell'addestramento che abbiamo effettuato, nonché la ...
Relazione del gruppo di lavoro sulle tecniche di intervento e sulle dotazioni utilizzate in occasione di servizi di ordine pubblico dalle principali forze di Polizia dell'Unione europea.
PRESIDENTE. La ringrazio a nome del Comitato per il suo contributo.
Sospendo la seduta fino alle 15.
La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,10.