#CABLE 08NAPLES38 – CRIMINE ORGANIZZATO III: CONTRASTO AL CRIMINE ORGANIZZATO IN ITALIA MERIDIONALE REF: (A) NAPOLI 36, (B) NAPOLI 37 (C) 07 NAPOLI 118 NAPOLI 00000038 001.2 DI 008 CLASSIFICATO DA : J. PATRICK TRUHN, CONSOLE GENERALE, AMCONGEN NAPOLI, STATE. MOTIVO: 1.4 (b), (d) 1. (C) Sommario: questo è il terzo dispaccio di una serie di tre (v. rif. A-B per le parti I e II); questo messaggio offre punti di vista su come combattere il crimine organizzato in Italia. Il governo USA ha un interesse significativo a combattere il crimine organizzato in Italia. I sindacati italiani del crimine contribuiscono a sostenere gruppi terroristici in Colombia e Asia Centrale con il traffico di droga; violano i diritti di proprietà intellettuale di imprese e artisti americani; appoggiano il crimine organizzato negli Stati Uniti; pongono rischi potenziali alla salute dei militari e dei civili USA che si trovano nell’Italia meridionale e indeboliscono un importante alleato. La cooperazione tra forze dell’ordine ha portato ad arresti importanti, particolarmente in Sicilia, ma potrebbe essere rafforzata. Comunque la cattura di criminali non è sufficiente. I processi devono essere più rapidi e le sentenze più dure. L’esproprio di proprietà mafiose, non solo nell’Italia meridionale ma anche al Nord e in altri paesi, è un altro modo di colpire fortemente questi gruppi, e l’economia ha necessità di offrire ai giovani un’alternativa onesta al crimine. L’istruzione e l’aumento di consapevolezza tra i politici, i cittadini comuni e gli studenti è un elemento essenziale per ogni strategia vincente contro il crimine organizzato. La Chiesa Cattolica Italiana può anch’essa giocare un ruolo più rilevante, come hanno dimostrato un paio di sacerdoti coraggiosi. Possiamo anche appoggiare pubblicamente strategie della base per incoraggiare un rifiuto sociale del crimine organizzato. Il Console Generale di Napoli appoggia fortemente la decisione dell’OFAC [Office of Foreign Assets Control – Ufficio per il controllo delle attività (economiche) all’estero – n.d.t.] di inserire la ‘Ndrangheta nella lista dei capi della Droga. Fine sommario.] 2. (C) I primi due dispacci di questa serie di tre sono stati descrittivi e hanno spiegato come il crimine organizzato sia la minaccia più grande alla crescita economica dell’Italia meridionale. Questo messaggio è prescrittivo e propone un approccio multilivello al contrasto efficace al crimine organizzato in Italia. Proponiamo specificamente di valutare le tattiche seguenti come parte di un approccio a più livelli da parte del governo USA: - Riconoscere pubblicamente sia la portata del problema del crimine organizzato in Italia sia l’appoggio del governo USA agli sforzi italiani per combatterlo. - L’impegno di maggiori risorse alla cooperazione tra forze dell’ordine con l’Italia. - Promozione di una collaborazione più stretta tra i funzionari delle forze dell’ordine italiane e i loro omologhi in altri paesi chiave. - Trasmettere al governo italiano la nostra opinione che esso abbia troppo pochi magistrati antimafia in Calabria, sede della più vasta organizzazione criminale del paese. - Premere sul governo italiano perché sradichi la corruzione nei suoi porti. - Collaborare più strettamente con la Banca Centrale Italiana e premere su altri paesi (ad esempio Svizzera, Liechtenstein, Monaco) per una maggiora cooperazione, al fine di abbattere il riciclaggio di denaro sporco. - Lavorare con il governo italiano per migliorare un sistema giudiziario carente. Se il crimine organizzato deve essere posto sotto controllo, le sentenze debbono essere più dure, gli appelli limitati e la procedura giudiziaria più efficiente. I carcerati condannati non possono essere posti in libertà perché i giudici non hanno completato gli adempimenti burocratici in tempo. - Condividere le esperienze del governo USA in tema di istituzioni penali. Uno dei problemi più grandi dell’Italia è la mancanza di carceri, il che significa che molti degli accusati non vengono mai incarcerati e molti condannati vengono rilasciati con molto anticipo rispetto all’esaurimento della pena. - Dare un sostegno più visibile agli sforzi della base per combattere il crimine organizzato (ad esempio, gruppi in Sicilia che stanno guidando una ribellione pubblica contro il pagamento delle estorsioni). NAPOLI 00000038 002.2 DI 008 - Contribuire ad aumentare la consapevolezza del pubblico circa gli effetti deleteri del crimine organizzato e su come siano stati gestiti negli Stati Uniti. - Assicurarsi l’assistenza della Chiesta Cattolica Romana affinché sia più franca contro il crimine organizzato. - Incoraggiare il governo italiano e l’Unione Europea a investire in infrastrutture, in particolare in miglioramenti della sicurezza pubblica, nell’Italia meridionale e al tempo stesso rafforzare la responsabilità circa il modo in cui quei fondi vengono spesi. Perché dovremmo preoccuparcene —————– 3. (SBU) Il governo USA può e dovrebbe diventare più impegnato per diversi motivi chiave: - Il traffico di droga ad opera della criminalità italiana fornisce fondi ai narcotrafficanti (e così, indirettamente, ai gruppi terroristici) in Colombia e in Afghanistan, danneggiando la sicurezza nazionale USA. - Una valutazione del servizio informazioni dell’FBI del 2005 ha affermato che “L’interazione criminale tra il crimine organizzato italiano e i gruppi terroristici islamici con accesso ai finanziamenti e al supporto logistico di organizzazioni criminali con percorsi consolidati per il contrabbando e una presenza radicata negli Stati Uniti.” In una dichiarazione pubblica diffusa il 9 aprile 2004, il procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna, ha denunciato un collegamento tra i gruppi militanti islamici e la Camorra, affermando che esistevano prove che implicavano la Camorra in uno scambio di armi contro droga con gruppi terroristici islamici. - La contraffazione e la pirateria di prodotti americani (in particolare film, musica e software) danneggia direttamente interessi economici USA. - I collegamenti tra il crimine organizzato italiano e statunitense rafforzano mutuamente questi gruppi. I collegamenti tra Cosa Nostra siciliana e la Mafia statunitense risalgono a un secolo addietro, ma la Camorra e la ‘Ndrangheta hanno anche affiliati negli Stati Uniti, secondo l’FBI. - I cittadini americani residenti (comprese migliaia di dipendenti della Marina e le loro famiglie in Campania e in Sicilia) e i turisti sono danneggiati dalla criminalità di strada e potenzialmente dalla crisi dei rifiuti in Campania (che è in gran parte frutto del crimine organizzato, vedi riferimenti) e degli scarichi illegali di materiale tossico nella regione. - Le imprese USA che vorrebbero investire nell’Italia meridionale si astengono dal farlo a motivo delle preoccupazioni riguardo al crimine organizzato. - Il crimine organizzato indebolisce politicamente, economicamente e socialmente un alleato importante. Perché le forze dell’ordine da sole non bastano — 4. (U) Nei suoi sforzi per sconfiggere il crimine organizzato, il governo italiano ha avuto molto successo in Puglia, dove la Sacra Corona Unita è stata quasi totalmente smantellata, e il Sicilia, dove un approccio multilivello ha condotto all’arresto di dozzine di boss di Cosa Nostra, a importanti confische di beni mafiosi e a una crescente ribellione degli imprenditori contro il racket della protezione. Le forze dell’ordine sono state una delle chiavi del progresso in Sicilia dove le autorità hanno operato un giro di vite dopo gli omicidi dei procuratori antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1992. Intercettazioni, accordi di riduzione di pena, rafforzamento di programmi di protezione testimoni e maggiore NAPOLI 00000038 003.2 DI 008 Sicurezza per giudici e procuratori hanno dato come risultato la cattura di centinaia di membri della mafia e di collegati alla stessa. La cattura dei boss di vertice Toto [sic] Riina nel 1993, Bernardo Provenzano nel 2006 e Salvatore Lo Piccolo nel 2007 si sono dimostrate colpi significativi a un’organizzazione costruita su una piramide gerarchica. Tuttavia i successi delle forze dell’ordine non sono stati il solo fattore di progresso contro il crimine organizzato in Sicilia. Gli sforzi dei cittadini siciliani di respingere la Mafia stanno finalmente ottenendo seguito. La Confederazione degli Industriali (Confindustria) ha cominciato ad espellere i membri che hanno pagato la protezione e non si sono rivolti alla polizia. Sono state create almeno due nuovo ONG anti-racket, una da parte dei consumatori ed una da parte degli imprenditori (altre notizie più oltre). E anche la Chiesa, a lungo considerata complice per non essersi rifiutata di presiedere ai lussuosi funerali mafiosi, ha visto un vescovo costretto a cercare la protezione della polizia proprio per questo. 5. (C) La situazione è fortemente diversa in Campania e Calabria. Poiché la Camorra in Campania non è un’organizzazione ma una molteplicità di bande armate, non c’è un boss la cui cattura potrebbe rappresentare un colpo significativo al crimine organizzato nella regione. La guerra alla ‘Ndrangheta in Calabria è stata ancora più difficile. Con membri reclutati sulla base di legami familiari, la ‘Ndrangheta è virtualmente impermeabile all’infiltrazione della polizia. “Ogni cellula è composta da persone che appartengono a una famiglia ed è per questo che non ci sono collaboratori di giustizia” secondo Nicola Gratteri, procuratore antimafia aggiunto in Calabria, che afferma inoltre che dalla ‘Ndrangheta provengono solo 42 pentiti, contro i 700-1.000 da Cosa Nostra e 2.000 dalla Camorra. Sarebbe difficile replicare completamente la strategia siciliana in Campania e Calabria ma quel che è chiaro è che basarsi soltanto sugli arresti non è sufficiente. Come ci ha detto un altro procuratore antimafia, Giuseppe Gennaro con sede a Catania, “i criminali possono essere catturati, ma la maggior parte di essi viene rilasciata entro cinque anni.” 6. (C) Le forze dell’ordine da sole, tuttavia, non possono risolvere il problema del crimine organizzato in Italia. Il successo nello smantellamento della Sacra Corona Unita in Puglia è stato certamente facilitato dallo sviluppo economico che ha offerto ai cittadini un’alternativa onesta; è il principale successo economico dell’Italia meridionale (rif C). Il professore di sociologia di Cosenza Giap Parini ci ha spiegato che ogni strategia complessiva deve includere componenti politiche, economiche e socioculturali in aggiunta alle operazioni delle forze dell’ordine. Il Presidente del Banco di Napoli, Antonio Nucci, ha detto al Console Generale che “la polizia può rinchiudere tutta la gente che vuole, ma non sarà sufficiente che il crimine è il solo lavoro che paga.” 7. (SBU) Un approccio multilivello deve necessariamente comprendere componenti finalizzate a cambiare l’atteggiamento del pubblico nei confronti del crimine organizzato. Ivan Lo Bello, presidente della Confederazione Siciliana degli Industriali, a dicembre 2007 ci ha detto che il primo passo sta nel “respingere la prospettiva fatalistica che le cose non possano cambiare. Per sconfiggere la Mafia c’è bisogno che la società si compatti. Le sanzioni sociali colpiscono più di quelle dello stato. Conquistare maggiore consenso è la soluzione, non chiamare l’esercito.” Tenendo presente questo, la prescrizione deve includere l’istruzione e la crescita della consapevolezza e il sostegno alle organizzazioni di base che si oppongono ai criminali. Approcci delle forze dell’ordine ————————- 8. (C) Come fatto presente più sopra, i successi delle forze dell’ordine sono stati una delle chiavi del progresso della Sicilia. Un’operazione congiunta italo-americana del febbraio 2008, chiamata “Operazione Ponte Vecchio” è sfociata nell’arresto di oltre 80 sospetti negli Stati Uniti e oltre 30 in Sicilia e ha rivelato i tentativi di Cosa Nostra di ricreare legami con la famiglia Gambino di New York che avrebbero potenziato il traffico di droga diretto in Italia. Ironicamente ci sono NAPOLI 00000038 004.2 DI 008 significativamente più procuratori e magistrati antimafia in Sicilia e in Campania che in Calabria, dove la mafia più vasta e più pericolosa, la ‘Ndrangheta, ha la sua base. Il governo USA dovrebbe prendere in considerazione: - Maggiore collaborazione con le autorità italiane (dell’ordine di “Ponte Vecchio”), impegno di maggiori risorse e condivisione di informazioni per combattere la Camorra e la ‘Ndrangheta; potremmo anche promuovere una collaborazione più stretta tra le autorità italiane e le loro controparti in Colombia, Albania, Bulgaria, Turchia, Nigeria, Afghanistan ed altrove. Almeno due procuratori si sono lamentati con noi dell’inefficienza delle autorità in Spagna nel combattere il traffico di droga ad opera di gruppi del crimine organizzato italiani e spagnoli. (Commento: per contro, la DEA ha trovato nella Spagna un partner eccezionale nelle indagini internazionali sulla droga. Il problema può essere di scarsa collaborazione, piuttosto che di mancanza di dedizione o competenza da entrambe le parti. Fine commento.) - Il bisogno di far comprendere alle autorità italiane che sono necessarie molte più risorse in Calabria in termini di forze dell’ordine, compreso un importante aumento dei giudici e dei procuratori antimafia. - Premere sulle autorità italiane perché sradichino la corruzione nei porti italiani. Sono presenti in alcuni porti funzionari USA dell’Iniziativa per la Sicurezza dei Container, ma sono concentrati sui container con destinazione Stati Uniti. Avendo constatato le strette misure di sicurezza al porto di Gioia Tauro in Calabria (rif. A) il Console Generale di Napoli ritiene che il riferito ingresso di droghe da esso può aver luogo solamente con l’assistenza e la complicità di personale corrotto. Strategie economiche e finanziarie —- 9. (C) Il procuratore antimafia Gennaro ritiene che la confisca di bene sia un’arma molto più importante che non gli arresti. “Per sconfiggere la Mafia, se ne devono aggredire i profitti e gli investimenti” ci ha detto a Catania, Sicilia, nel gennaio 2008. Gennaro ha espresso frustrazione per la scoperta che molte banche in Italia non segnalano le operazioni sospette alla Banca Centrale. E’ stato molto difficile per le autorità italiane anche ottenere informazioni in Svizzera, Liechtenstein e Monaco, dove membri della mafia nascondono i propri profitti in conti segreti. Nel febbraio 2008 la Guardia di Finanza in Sicilia ha confiscato beni mafiorsi per un valore stimato di quasi 309 milioni di euro (487 milioni di dollari), “un colpo formidabile” secondo l’allora ministro dell’Interno Giuliano Amato, che potrebbe portare a “una crisi dell’intera organizzazione.” Sfortunatamente confische di questo tipo hanno luogo con frequenza molto minore in Campania e Calabria, per non parlare dell’Italia settentrionale, dove ha luogo molto del riciclaggio di denaro sporco. Il governo USA dovrebbe prendere in considerazione: - Collaborare più strettamente con la Banca Centrale italiana e con la Polizia Tributaria, forse attraverso una maggior condivisione di informazioni di intelligence e di informazioni ricavate da indagini, per identificare beni del crimine organizzato e garantire che siano congelati o confiscati. - Aggiungere le tre maggiori organizzazioni criminali italiane alla lista dei baroni della droga del Ufficio per il Controllo delle Proprietà Straniere (OFAC). L’OFAC ha inserito la ‘Ndrangheta nella lista del Livello Uno, che potrà portare infine a sanzioni a carico delle società che fanno affari con le organizzazioni e contro le società di facciata che riciclano il denaro sporco. La ‘Ndrangheta è da ogni punto di vista uno dei più grandi gruppi di narcotraffico dell’Europa occidentale, ma anche Cosa Nostra e la Camorra sono pesantemente impegnate nel traffico di droga. - Rafforzare e riorientare i programmi esistenti come NAPOLI 00000038 005.2 DI 008 Il Partenariato per la Crescita, per potenziare la crescita economica, che creerà alternative al crimine organizzato meglio retribuite. Armi giuridiche — 10. (C) Nel febbraio 2008 il figlio del boss di Cosa Nostra Toto [sic] Riina è stato rilasciato dal carcere in base a una legge che libera coloro che sono stati detenuti per cinque anni senza processo e un procuratore è stato recentemente infilzato dalla stampa per aver permesso che diverse cause contro la mafia scadessero (con il risultato del rilascio dei sospetti). L’ex senatore Lorenzo Diana, residente a Napoli, ritiene che il sistema giudiziario italiano necessiti di processi più rapidi e di sentenze più aspre. E Gratteri (il principale procuratore antimafia in Calabria) afferma che per abbattere la ‘Ndrangheta è necessaria una nuova legislazione. “Non abbiamo leggi proporzionate alla forza della ‘Ndrangheta” ci ha detto, facendo eco alla protesta di Gennaro circa il fatto che i condannati possono lasciare il carcere per buona condotta dopo cinque anni. “Mi piacerebbe che … non fossero rilasciati prima di trent’anni.” Diana ritiene anche che il sistema che si occupa delle verifiche sul passato di coloro che partecipano a gare per gli appalti governativi non funzioni. Sfortunatamente i politici del paese non sono concentrati su questi temi, come è stato chiaro dalla campagna elettorale del marzo-aprile 2008 nella quale il crimine organizzato è stato a malapena citato. Rafforzare l’efficienza della magistratura e la sua capacità di imporre sentenze più dure dovrebbe essere una priorità del prossimo parlamento. Inoltre l’Italia deve potenziare i tribunali civili e penali per far applicare i contratti commerciali, la protezione dei consumatori, la legge penale, i parametri sanitari e della sicurezza, la creazione di codici e gli standard generali della qualità della vita. Finché il sistema giudiziario rimane inefficiente, è impossibile ridurre il crimine organizzato a un livello gestibile. 11. (C) Possiamo anche voler prendere in considerazione la condivisione con il governo italiano dell’esperienza USA nella costruzione, gestione e privatizzazione delle carceri. Uno dei problemi più gravi che ha di fronte l’applicazione della legge in Italia è la mancanza di carceri. Alla fine del 2007, secondo il Ministero della Giustizia, le prigioni italiane ospitavano 113 detenuti per ogni 100 letti. Nel 2006 il governo italiano aveva autorizzato il rilascio anticipato di molte migliaia di condannati nello sforzo di alleviare il sovraffollamento. Statistiche del Ministero della Giustizia mostrano che la percentuale di recidività è del 31 per cento. Un colonnello dei Carabinieri ha lamentato con il Console Generale nell’aprile 2008 il fatto che la polizia è frustrata dalla propria incapacità di far rimanere in carcere, per mancanza di celle, criminali accusati o sospetti. Sostegno al cambiamento a livello della base —— 12. (C) Lo Bello, presidente della Confindustria siciliana, ha assunto l’audace iniziativa, nel settembre 2007, di istituire una politica (adottata a voto unanime) di espellere i membri che pagano il pizzo alla mafia e non si rivolgono alla polizia. Da allora a circa 35 membri è stato chiesto di lasciare la Confederazione. Questa mossa coraggiosa è stata apprezzata dagli imprenditori, dai media e dai leader politici. Nel gennaio 2008 Lo Bello ci ha detto che “E’ arrivata l’ora (per la Sicilia) di passare dal passato arcaico, feudale, alla modernità”. Quando li abbiamo incontrati a fine 2007 gli industriali calabresi sono stati molto più timidi, guardandosi alle spalle prima di dirci che non era il momento giusto perché gli imprenditori prendessero una posizione pubblica contro le estorsioni nella loro regione. (Nel giugno 2006 uno dei fondatori dell’associazione antiracket calabrese, Fedele Scarcella, è stato brutalmente assassinato; il suo cadavere carbonizzato è stato scoperto all’interno della sua automobile incendiata in seguito a quello che le autorità hanno descritto come “molto probabilmente un omicidio della mafia.”) Nonostante ciò la stampa ha riferito nel marzo 2008 di contatti tra le due Confederazioni Industriali regionali per collaborare contro il crimine organizzato. E’ stata citata la dichiarazione di Lo Bello “Può sembrare semplicistico, ma quello che è accaduto ha NAPOLI 00000038 006.2 DI 008 cambiato il quadro dell’intera regione: l’idea che la lotta contro la mafia non possa essere delegata solo allo stato ma necessiti di comprendere un’assunzione di responsabilità da parte della società italiana meridionale: in questo caso il mondo delle imprese.” Pure in marzo, la Confederazione degli Industriali di Caserta (Campania) ha fatto passi iniziali in direzione di una politica analoga, ottenendo l’apprezzamento del procuratore antimafia. Lo Bello spera ottenere l’adesione di altre associazioni di industriali e commercianti che adottino regole simili. Sfortunatamente la maggior parte degli imprenditori siciliani sono ancora contrari a denunciare le estorsioni. Nel maggio 2008 un noto imprenditore, Vincenzo Conticello, che ha rifiutato di pagare la protezione per il suo ristorante di Palermo, ha detto al Console Generale di aver saputo (probabilmente dalla sua scorta della polizia) che delle 170 società nominate nei libri contabili del boss della mafia Salvatore Lo Piccolo, arrestato, solo tre hanno ammesso i rapporti mentre le altre hanno dichiarato che si trattava di errori nella contabilità. 13. (SBU) Le imprese siciliane, incoraggiate dagli arresti di boss di vertice della mafia, stanno sfidando apertamente la mafia aderendo a un’organizzazione di base chiamato “Addiopizzo” (‘Goodbye “Pizzo”, l’espressione italiana per i pagamenti estorsivi) che riunisce le attività di Palermo che resistono alle estorsioni. La campagna è stata lanciata nel 2004 da un gruppo di giovani che pensavano di aprire un pub. Hanno cominciato tappezzando Palermo di volantini antipizzo che affermavano “UN INTERO POPOLO CHE PAGA IL PIZZO E’ UN POPOLO SENZA DIGNITA’” e alla fine portando la loro campagna in rete dove ha toccato la sensibilità dei siciliani nauseati dalle prepotenze della mafia. Da allora la rivolta si è estesa ad altre roccaforti dei clan mafiosi più feroci, comprese località come Gela, una città industriale della costa, dove 80 imprenditori hanno denunciato tentativi di estorsioni nei mesi recenti. Si tratta di una svolta drammatica rispetto ai primi anni ’90, quando un commerciante di Gela che aveva denunciato le estorsioni fu trucidato dalla mafia e un commerciante di auto di Gela, il cui salone era stato ripetutamente incendiato, dovette trasferire la famiglia e cambiare nome dopo aver testimoniato in tribunale. ”Addiopizzo” ha recentemente lanciato un supermercato che vende prodotti certificati ‘esenti da pizzo’ e mantiene in linea su internet un elenco pubblico delle attività che rifiutano le estorsioni. Un’altra ONG è stata lanciata lo scorso novembre da quaranta imprenditori siciliani per assistere gli imprenditori che rifiutano il pagamento delle estorsioni. Il gruppo si chiama “Libero Futuro”, corrispondente in inglese a “Free Future”, ma che anche rende omaggio a Libero Grassi, un imprenditore siciliano assassinato nel 1991 per aver rifiutato di pagare la protezione. In risposta alla fondazione dell’organizzazione, il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, ha promesso 50.000 euro per assistere i commercianti che sono stati vittime di estorsioni. “Questa ribellione colpisce la mafia al cuore” dice il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, che ha indagato per anni sui casi di estorsione. “Se funziona avremo un grande vantaggio nella lotta alla mafia.” 14. (SBU) Per le autorità che combattono la ‘Ndrangheta un alleato gradito è stato “Ammazzateci Tutti” (“Kill Us All”) formato tre anni fa da giovani disgustati sulla scia dell’assassinio del vicepresidente regionale della Calabria Fortugno. In una recente intervista alla stampa, uno studente il cui padre è stato ucciso dalla ‘Ndrangheta ha paragonato la ‘Ndrangheta a “una piovra che cerca di controllare tutto e di uccidere tutto il pesce”. Dalla sua fondazione, Ammazzateci Tutti ha tenuto dimostrazioni regolari finalizzate a premere sullo stato italiano affinché agisca contro la ‘Ndrangheta. Nel febbraio 2007 una protesta a Reggio Calabria ha portato migliaia di persone nelle strade. Più tardi, nello stesso anno, il gruppo ha messo in atto costanti proteste contro il trasferimento pendente, da parte del governo, di Luigi de Magistris, un procuratore antimafia che indaga sui collegamenti tra i politici e la ‘Ndrangheta. “Ammazzateci Tutti è un messaggio che esprime insieme la speranza e la sfida alla ‘Ndrangheta, dicendo ‘provate a vedere se avete piombo sufficiente per ammazzarci tutti’ “ secodo Aldo Pecora, uno studente di legge e portavoce del gruppo. “E’ anche una sollecitazione alla gente comune a ribellarsi contro NAPOLI 00000038 007.2 DI 008 La ‘Ndrangheta.” Questi gruppi stanno avendo un impatto, ma rimangono organizzazioni alle prime armi con scarso sostegno ufficiale. Il governo USA può offrire sostegno pubblico a questi gruppi (un membro di Addiopizzo, ad esempio, è stato scelto per il programma “Visitatore Internazionale” del Dipartimento di Stato). Istruzione e coscienza pubblica —- 15- (SBU) Molti dei nostri interlocutori ritengono che la soluzione a lungo termine del problema del crimine organizzato sia l’istruzione. Ciò significa spezzare la cultura pervasiva del crimine organizzato che controlla le società mediante il potere e la paura. Significa distruggere l’immagine attraente che i giovani hanno dei boss della mafia e sostenere più apertamente e direttamente coloro che sfidano la mafia. Significa far sì che i consumatori si rendano conto che i prezzi di una bottiglia di olio d’oliva, una scatola di salsa di pomodoro, una bottiglia di vino – i pezzi forte della vita italiana – sono stati inflazionati dal crimine organizzato o che i prodotti stessi sono stati adulterati dalle stesse fonti. Significa anche rompere la cultura dell’illegalità che è così rampante nell’Italia meridionale ma che si avverte anche nell’intero paese; ciò la sfacciata violazione delle leggi da parte dei cittadini comuni e la mancanza di un senso di responsabilità civica. Il procuratore capo di Napoli, GianDomenico Lepore, ha detto al Console Generale – accendendosi un sigaro in un ufficio dove è vietato, per sottolineare la sua affermazione – che i napoletani hanno qualcosa “nel loro DNA” che li spinge a reagire a ogni legge infrangendola. Il generale dei Carabinieri della Campania, Franco Mottola, ha detto al Console Generale che la Camorra sfrutta una generale atmosfera di delinquenza a Napoli. Ha suggerito che il cambiamento deve cominciare nelle scuole, ma ha aggiunto che sarebbe prima necessario un addestramento degli insegnanti (“non possono insegnare quel che non conoscono”). Potremmo forse incoraggiare il governo italiano a maggiori sforzi di raggiungere i quartieri poveri e ad offrire alternativa a una vita di reati per i giovani. Vi è una cospicua carenza di una presenza visibile della polizia in tutta Napoli e ci sono stati innumerevoli casi di napoletani che hanno protetto criminali dalla polizia che cercava di catturarli. 16. (U) E’ necessario che, invece dei ‘Don’ della Mafia, siano coloro che li combattono a essere considerati dei veri modelli. Roberto Saviano, il cui libro ‘Gomorra’ è stato un campione di vendite internazionale nel 2007, può davvero esserlo a suo modo. Appare regolarmente sulla stampa e in trasmissioni sui media non solo che autorità sulla mafia, ma, cosa più importante, come una bussola morale per coloro che vogliono ascoltare. La versione cinematografica, diffusa nel maggio 2008, probabilmente avrà un impatto anche maggiore in quanto sottolinea l’influenza della Camorra nello smaltimento di rifiuti tossici e vi recitano giovani attori di successo e ha una colonna sonora affidati a musicisti popolari. Il libro di Saviano e il film (del quale egli ha scritto la sceneggiatura) sono anche chiavi per convincere gli italiani che il crimine organizzato non è solo un problema meridionale, bensì un problema italiano. Quando gli è stato chiesto come il governo USA potrebbe assistere al meglio la lotta al crimine organizzato, oltre alla collaborazione tra forze dell’ordine, Saviano ha detto al Console Generale, nell’aprile 2008, “Semplicemente parlandone date al problema una credibilità che il resto del mondo, italiani compresi, non potrà ignorare.” Il ruolo della Chiesa — 17. (C) La Chiesa Cattolica Italiana è finita spesso sotto tiro per non aver preso posizioni pubbliche più forti contro il crimine organizzato. Uno dei pochi sacerdoti ad averlo fatto, padre Luigi Merola, è ora sotto scorta della polizia dopo aver lavorato contro la Camorra nel quartiere povero di Forcella a Napoli. Nel febbraio 2008 ha inaugurato una fondazione per giovani a rischio nella villa confiscata a un ex boss della Camorra. Il Console Generale di Napoli e personale locale della Marina USA stanno offrendo il loro appoggio alla fondazione come volontari per l’insegnamento dell’inglese, la costruzione di strutture sportive e l’allenamento di ragazzi che partecipano ai programmi della fondazione, NAPOLI 00000038 008.2 DI 008 sono studiati per offrire ai ragazzi un’alternativa al crimine. Un altro dirigente della Chiesa, il Vescovo Michele Pennisi di Piazza Armerina in Sicilia, è sotto scorta della polizia dopo aver rifiutato di celebrare funerali di mafiosi. Possiamo voler prendere in considerazione la ricerca di una maggiore cooperazione con la Chiesa contro il crimine organizzato, forse attraverso canali presso la Santa Sede o con leader della Chiesa Italiana. “Risanare la periferia” – Migliorare le infrastrutture —- 18. (SBU) Il governo italiano e l’Unione Europea dovrebbero essere incoraggiati a riconsiderare il modo in cui il denaro pubblico viene investito nell’Italia meridionale. Come fatto presente nel riferimento B, i contratti per le infrastrutture finiscono spesso per essere assegnati a imprese di proprietà della criminalità, che rubano milioni costruendo strade, gallerie, ponti e immobili residenziali pubblici di qualità inferiore agli standard. Invece, raccomanda l’ex senatore Diana residente a Napoli “si risani la periferia. Si scelgano dieci località e vi si investano 100-200 milioni di euro”. Egli afferma che i fondi potrebbero essere spesi per la costruzione di parchi e il miglioramento della sicurezza (ad esempio attraverso l’illuminazione e le telecamere) creando condizioni sfavorevoli al crimine organizzato. 19. (C) Commento: Anche se le forze dell’ordine, le associazioni imprenditoriali, i gruppi di cittadini e la chiesa, almeno in alcune località, stanno dimostrando un promettente impegno nel combattere il crimine organizzato, lo stesso non si può dire dei politici italiani, particolarmente a livello nazionale. Come ci ha ricordato Roberto Saviano, l’argomento è stato virtualmente assente nella campagna elettorale di marzo-aprile. A livello nazionale vi si fa generalmente riferimento, quando lo si fa, come a un problema “meridionale”, anche se danneggia l’intero paese e anche se le organizzazioni criminali del sud hanno fatto preoccupanti progressi al nord. Persino in Sicilia, dove le elezioni regionali sono state imposte dalla condanna dell’ex governatore Cuffaro per reati collegati alla mafia, la discussione sulla criminalità non è stata tema principale della campagna (e Cuffaro è stato eletto al Senato). Dovremmo lavorare per trasmettere al nuovo governo italiano l’idea che il crimine organizzato è una seria priorità del governo USA e che i tremendi costi economici del crimine organizzato rappresentano un argomento convincente per un’azione immediata. Tuttavia non dovremmo limitare alle conversazioni private il nostro sostegno agli sforzi dell’Italia contro il crimine organizzato; al contrario, il nostro appoggio pubblico agli sforzi di Confindustria, Addiopizzo, ministri della Chiesta e altri, daranno loro sia maggiore visibilità sia accresciuta credibilità, proprio mentre molti italiani hanno ignorato le impressionanti innovazioni delle stesse loro istituzioni di ricerca prima che il programma della Missione di Partenariato per la Crescita cominciasse a farsene campione. Fine Commento. 20. (U) Questa serie di tre dispacci è stata coordinata con le agenzie e sezioni interessate dell’Ambasciata di Roma e del Vaticano e revisionata da esse. TRUHN “Traduzione a cura di Giuseppe Volpe“